Bangkok e le grandi città del nord (Chiang Mai e Chiang Rai) passando per l’antica capitale del Siam, Ayutthaya: ecco l’oro nascosto della Thailandia.
STAZIONE DI HUA LAMPHONG
Genio piemontese (Mario Tamagno e Annibale Rigotti gli architetti torinesi) per questa stazione ultracentenaria che ricorda Porta Nuova; sembra persa nel tempo eppur è ancora attiva come scalo ferroviario fondamentale del Paese: merita quindi una visita anche se non si deve partire col treno.
In un futuro non così lontano diventerà un museo, sostituita dalla nuova stazione (avveniristica, made in China) che è stata però frenata dal Covid. Hua Lamphong va quindi vista ora, col suo imperdibile carisma rètro, prima che sia troppo tardi.
INNSiDE by Meliá
Bangkok non ha un vero e proprio centro storico. Per questo un indirizzo solido e affascinante che faccia da perno è fondamentale per chi vuole dedicare alla città le dovute attenzioni e allo stesso tempo recuperare le forze.
L’INNSiDE by Meliá sulla Sukhumvit (la strada più lunga della Thailandia, con 12 km solo dentro Bangkok, giù sino alla frontiera cambogiana) è un indirizzo nuovissimo e strepitoso.
Ambienti dominati da marmi bianchi e raffinate finiture nel caldo color dell’oro, il tono fondamentale dei Buddha che adornano i templi, mai così lucente e discreto al tempo stesso.
Doppio Roof Top per ristorante e piscina con la skyline a sipario, Bangkok si offre a 360 gradi: seduce e non spaventa.
L’Air Train, modernissimo e indispensabile per muoversi in città, ferma davanti a questo indirizzo stellato, amalgama tra fresco ristoro degli ambienti (dopo giornate torride) e calore dei volumi dedicati all’arte e all’architettura Thai che impreziosiscono le suite.
Nulla vieta di portarsi questi libri in piscina (piano 34) per sfogliarli con calma tra un tuffo e un drink, nel tiepido di una notte sospesa e avventurosa come in un romanzo di Lawrence Osborne.
LUZ BANGKOK TAPAS BAR
Come d’altronde nulla vieta di cenare al Luz Tapas Bar che del bar non ha nulla, e del locale stellato tutto. Tranne i prezzi occidentali.
Il locale è firmato Laia Ferrer, chef da Barcellona con curriculum globetrotter blasonato. I ben informati vi diranno che l’alta borghesia Thai non capirebbe le classiche porzioni tapas, ecco perché i piatti sono in realtà main course e la sazietà del palato, come quella degli occhi, una certezza.
È un gioco di due complessità, la cucina Thai e i sapori catalani, portati all’essenziale semplicità.
Ecco allora l’arroz caldoso (e qui entrano in gioco anche ascendenze Filippine, a sottolineare la visione internazionale del locale e un savoir faire di primissima qualità), il gazpacho dalla palette pittorica e un Pan con Tomate che assume il valore di una curatissima tessera di mosaico goloso.
AYUTTHAYA HISTORICAL PARK
Il complesso del Parco archeologico di Ayutthaya (fondata nel XIV secolo e antica capitale del regno del Siam) è un vero e proprio palcoscenico all’aperto grazie alle donne thailandesi che noleggiano per la giornata l’abito tradizionale nei piccoli shop adiacenti ai siti.
Il Sinh diventa quindi un complemento indispensabile della visita e ricalca la forza identitaria del popolo Thai, sia verso l’Oriente, sia verso tutto il mondo Occidentale.
Notevoli anche i monili di bigiotteria che adornano il capo e le braccia delle Signore, mentre inarrestabili selfie e foto ricordo immortalano la gita. Non di rado lo scatto è impreziosito con mudra (sigillo), cioè la postura della mano nel solco della tradizione yoga.
BAAN LUANG HARN (Ayutthaya)
Lo spazio comune di questo piccolo hotel, che non ha bisogno di definirsi boutique perché esisteva prima degli espedienti marketing, è una sorta di palafitta adagiata su un laghetto.
Qui tra tavoli e chaise longue si riposa e si scorrono le foto scattate ai parchi archeologici dell’antica capitale; l’architettura Khmer rimane negli occhi, il silenzio di questa sala da tè all’aperto conquista; ci si prepara per il mercato notturno di Ayutthaya, dove la Thailandia profonda snoda i suoi rituali di piccolo artigianato e street food autentico.
IY PENG (Chiang Mai)
È forse la principale festa della Thailandia settentrionale, di un popolo che non disdegna mai le occasioni per celebrare.
Le lanterne lanciate nel cielo notturno (bravissimi gli asiatici, goffi gli occidentali) sono uno spettacolo da regalarsi una volta nella vita; cade con la luna piena del secondo mese del calendario Lanna.
I devoti innalzano le lanterne (Khom Loi) al cielo dopo aver ascoltato le preghiere dei monaci e come segno di devozione al Buddha; credenze popolari sostengono che esse si portino via la mala sorte. Forme devozionali, silenzio magico (fuochi d’artificio a parte) e antropologia. Il rituale è diffuso in tutta la Thailandia, ma la capitale indiscussa rimane Chiang Mai.
Completa la due giorni di festa una parata di carri allegorici, immensi e coloratissimi, tra due ali di folla assai composta e distratta solo da qualche prelibato street-food.
TEMPIO BLU (Chiang Rai)
Chiang Rai finge sonnolenza e atmosfere hippie, ma in realtà corre; al celebre Tempio Bianco e alla Casa Nera, s’è aggiunto ora il Tempio Blu.
Bello? Gusti. Di certo da vedere come ennesimo controcanto, se è vero come si dice che la Casa Nera risponda al Tempio Bianco (bello? Gusti…) o viceversa; quello Blu è comunque l’ultimo grido dell’architettura devozionale in chiave Thai modernista.
Dai suoi draghi caleidoscopici si raggiunge facilmente a piedi il Riva Vista Riverfront hotel.
RIVA VISTA RIVERFRONT (Chiang Rai)
Sembra uscito da un film scandinavo, il design di questo nuovo e lussuoso hotel sulle sponde del fiume Kok.
Gusto che fa da sintesi alle sensibilità del wealthy viaggiatore asiatico e di quello occidentale, con un parco dove la sera si può cenare cogliendo appieno le sfumature della cucina del Nord.
Piccante quel tanto da non sconvolgere, apre l’immaginazione alla vicinissime frontiere di Laos e Myanmar, in un percorso gourmet dove i piatti sono serviti, come da tradizione, all’unisono e non in sequenza; un vellutato bisque rivela gamberi in foglia delicatamente speziati e duetta con il Khao Soi di antichissima tradizione, passando per il salmone servito col cavolo cappuccio. Si beve, diplomaticamente, in francese.
Piscina scenografica e il brusio del centro di Chiang Rai da indovinare, appena oltre il ponte.