Tanzania

Il lago Natron in Tanzania è uno dei posti più inospitali della terra

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LAGO DI NATRON, TANZANIA | Il lago Natron è uno dei luoghi più inospitali della terra. E' rosso per via di microrganismi dal pigmento rosso che lo abitano. Il lago raggiunge temperature infernali, rendendo le acque quasi simili all'ammoniaca.
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Com'è storicamente provato, quasi tutte le civiltà sono nate a ridosso di corsi d'acqua, ma l'aridità del paesaggio che circonda il lago è testimonianza di come nessuno abbia mai voluto, nel corso dei secoli, vivere qui.
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(© Shutterstock)

Il lago si trova nella Rift Valley africana nota per essere una delle regioni più estreme del mondo come Erta Ale e Dallol.
Oltre ai cianobatteri dal pigmento rossi, gli unici esseri viventi che possono sopravvivere alle condizioni estreme del lago che raggiunge anche i 40°C, sono i fenicotteri rosa.

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(© Shutterstock)

Oltre 2,5 milioni di fenicotteri rosa minori (tre quarti della popolazione mondiale), vivono e si riproducono sul Natron, riuscendo a sopravvivere all'ambiente ostile grazie ad uno strato protettivo corneo su zampe e becco.

Flying flamingos at Lake Natron...

Una foto pubblicata da @musickisa in data: Gen 6, 2015 at 11:17 PST

Per garantire la riproduzione di fenicotteri minori, il lago deve essere preservato: associazioni ambientaliste si stanno mobilitando per opporsi al alcuni progetti che prevedono la costruzione di una diga che dovrebbe portare acqua dolce al lago e la costruzione di un'industria di produzione del carbonato di sodio.
Se la salinità del lago dovesse diminuire, diminuirebbero i cianobatteri che lo abitano alterando l'habitat ideale per la riproduzione dei fenicotteri.

Magic Landscape in Tanzania. #travel #wandermuch #Tanzania #Natronlake #flamingolove 💫

Una foto pubblicata da Babette Winter (@bettywntr) in data: Gen 6, 2015 at 3:48 PST

L'associazione ambientalista Lake Natron Consultative Group sta portando avanti la battaglia per la salvaguardia del Lago.

Qui potrete trovare info utili facebook.com/pages/Save-Lake-Natron.

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