Tanzania

Dodici giorni in Tanzania

Serengeti National Park

Periodo: dal 14 al 25 novembre 

Km percorsi: 2000
Spesa Totale:  € 1800 di cui 1000 per il tour e i safari guidati

Considerazioni

Volo: gli aerei della Qatar Airways sono tutti nuovissimi l’equipaggio cordiale, ma soprattutto il prezzo molto vantaggioso

Strutture: i Lodge erano molto belli, le tende comode e pulite. I nostri viaggi si basano soprattutto sulle cose da vedere e non sugli hotel meravigliosi con le varie piscine .

Agenzia:  Il nostro autista e guida Greg, come già conoscevamo, è stato sempre molto disponibile, efficiente nelle tante disavventure della jeep, cordiale e protettivo. Per chi vuole contattarlo è disponibile per tutta la Tanzania e Zanzibar  simbaexpedition@yahoo.com

Commenti

Paola Reggio Emilia: "Sono già andata in Africa tante volte ed ogni volta ritrovo un mondo diverso, ma nello stesso tempo affascinante. Spiegare cosa si prova a vedere gli occhi dei bambini, la povertà che regna ovunque e tante altre cose è impossibile, bisogna andarci e viverle da vicino. Per quanto invece riguarda i parchi, per me sono molto belli, però per chi deve fare una scelta, consiglierei di fare quelli del nord. Ci sono più animali e la vegetazione è più affascinante. Per la compagnia, sono stata meravigliosamente bene e vorrei tornare a fare tanti altri viaggi assieme".

Paola Roma:  "Anche per me sono ormai 5 anni che torno in Africa ed ogni volta è come se fosse la prima. Rimango sempre senza fiato nell’ammirare la natura in tutte le sue sfaccettature e contemporaneamente mi vengono in mente le tante cose che non riusciamo più a notare rimanendo nella nostra società occidentale e frenetica dove viviamo abitualmente. Gli animali, le persone, la vegetazione tutto scorre con lo scorrere del tempo e nessuno corre dietro al tempo questo è l’aspetto più fantastico, questo il loro motto “non agitarsi tanto tutto si risolve” = “pole pole”.

I parchi sono molto belli ma se è la prima volta dice bene Paola meglio andare al nord perché si hanno emozioni diverse.  La guida ormai lo conosco da diversi anni e non lo cambierei mai prima di tutto perché mi da tranquillità (non è banale quando si viaggia in sole donne) e ottima capacità collaborativa fin dall’inizio dell’organizzazione del viaggio, per poi proseguire con ottima esperienza, conoscenza, disponibilità ed amore per il proprio lavoro secondo me fondamentali per ogni tipo di clientela. Per quanto riguarda la compagnia  è stata buonissima e su questo non avevo dubbi, se si ama l’africa come me si è anche persone di spirito ed adattabili.  In tutti i casi ringrazio le mie compagne di viaggio per la splendide giornate passate insieme!"

14 novembre: C’è un detto che dice “di venere e di marte non si sposa e non si parte“ beh noi a certi detti non ci crediamo e pur di viaggiare, partiamo anche di venerdì. Il mio maritozzo, al quale non piace l’AFRICA e per questo motivo non viene con me, mi accompagna a Carpi dove alle 12,15 prendo il treno. A Bologna cambio e sul treno mi trovo con la mia amica Paola di Roma, che viene da Padova dove è stata per una settimana a fare un corso di aggiornamento.

Siamo tutte euforiche per il viaggio e in un batter d’occhio arriviamo a Roma  Termini. Come d’accordo alla partenza della navetta per l’aeroporto, conosciamo Anna l’altra nostra compagna di viaggio. Ci siamo conosciute tramite turisti per caso e si è aggregata al nostro viaggio. Sarà una compagna simpatica e adattabile in tutte le circostanze.

Tramite Expedia (sono già 4 viaggi che uso quest’agenzia e non ho mai avuto problemi ) ho prenotato il volo con la QATAR Airways.

Il viaggio è stato perfetto, facciamo scalo a Doha e dopo 2 ore prendiamo l’altro volo che ci porterà a Dar es Salaam.                                                                            

15 novembre: Arriviamo a Dar es Salaam in perfetto orario alle 13,35 . All’aeroporto troviamo Greg, il quale aveva già fatto da guida a Paola in Tanzania del nord.
   
Quando usciamo dall’aeroporto ci viene quasi male dai 32° che ci sono, anche perché indossiamo  ancora vestiti invernali , addirittura Paola ha il piumino.  Partiamo, con noi c’è anche Lazzaro il cuoco che ci seguirà nel viaggio. Ci dirigiamo verso il Parco del Selous, lungo la strada il nostro fuoristrada comincia a dare problemi, perde colpi e si spegne il motore, in effetti notiamo che il 4x4  sembra una vecchia di 90 anni con l’asma e anche più avanti nel viaggio non avrà solo l’asma, ma tanti altri acciacchi. Greg si ferma in una diciamo “officina” e riesce in qualche maniera a farla ripartire. Già dovevamo arrivare a tarda sera, poi con la rottura arriviamo alle 21,30.

Siamo distrutte un po’ dalla nottata in volo, dalle 7 ore in auto, ma soprattutto dal caldo afoso che anche di notte non dà tregua. Appena arriviamo al campeggio, Anna ci dice che d’ora in poi farà la “pipi” quando la facciamo noi, perché non avendo voluto farla prima, non ne poteva più.

Visto i 35° gradi, il nostro cuoco, per cena ci prepara una bella zuppa calda e spaghetti alla bolognese , devo dire che sono buoni.

Dopo la cena (sempre perché ci sono 35°) ci mettiamo attorno ad un falò e finalmente rivedo il mio amato cielo stellato. Inoltre siamo proprio in riva al fiume Rufiji e sentiamo nel buio più profondo il verso inconfondibile dell’ippopotamo e Paola và in escandescenza perché non riesce a vedere i suoi tanti amati ”animalucci”.

Andiamo a dormire Paola ed io in una tenda  ed Anna in un’altra da sola perché dice che col fatto che russa non vuole disturbarci, però le tende sono a pochi metri e perciò !!!!!!!!!!  Ma siamo talmente stanche che non ci sono problemi.

16 novembre:  Ci alziamo alle 7 e dopo colazione partiamo per il 1° safari del viaggio. Vediamo parecchi impala, facoceri, posso ammirare in tutta la sua eleganza le mie tanto amate giraffe, ma soprattutto ci gustiamo ben 10 leoni spaparanzati sotto una pianta e molti con le zampone all’aria per rinfrescarsi. A mezzogiorno ci fermiamo per mangiare il pranzo preparato da Lazzaro, che più o meno sarà uguale per i prossimi giorni e cioè 1 uovo sodo, ¼ di pollo secco, 1 frutto. Nel pomeriggio non avvistiamo altri animali perché per il gran caldo se ne stanno all’ombra (più furbi di noi).

Torniamo in campeggio, cerchiamo di fare una doccia, ma l’acqua è poca e perciò ci laviamo a manate, ma anche questo fa parte della diretta. A cena (sempre perché c’è caldo) ci gustiamo ancora una buona zuppa bollente e pollo con vari contorni. Dopo cena ci avviciniamo ancora al falò per assaporare il silenzio che ci avvolge. Poi tutti a nanna.
 
17 novembre:  Alle 7,30 saliamo su una barchina di lamiera per andare a fare un giro sul fiume.

Vediamo molti coccodrilli e la guida ci racconta che le madri depositano le uova (pur essendo mammiferi) in alcuni giorni, poi sempre un po’ per giorno nascono i piccoli e nel giro di una settimana diventano autosufficienti nel procurarsi il cibo. Vediamo anche molti ippopotami, ma sono tutti in acqua e perciò rimaniamo un po’ deluse.

Torniamo in campeggio facciamo un’abbondante colazione e dopo 3 ore di jeep arriviamo al Maji-Moto (acqua calda ). In effetti, si tratta di una sorgente d’acqua bollente che quasi non riusciamo a toccarla. Un po’ più a valle c’è un laghetto naturale dove cerchiamo di rinfrescarci facendoci un bagno, ma l’acqua è ancora troppo calda, in ogni modo è ugualmente rilassante.

Nel tornare ammiriamo ancora molte giraffe e anche elefanti. Provate ad indovinare cosa c’è per cena?  Indovinato zuppa bollente, però come secondo ci sono degli straccetti di manzo con patate e verdura. Stasera davanti al falò, Paola ed io balliamo, euforiche della bella giornata passata. Poi a nanna nella nostra tendina.

18 novembre:  Oggi giornata di trasferimento, partenza alle 7. Lasciamo a malincuore il campeggio ma soprattutto la tenda con vista fiume. Attraversiamo il Selous andando verso nord, poco prima di uscire foriamo una gomma e sia Lazzaro che Greg, senza nessuna imprecazione, cambiano la gomma in meno di 10 minuti. Guarda caso all’uscita del parco c’è un gommista e perciò ci fermiamo ad aggiustare non 1 ma ben 2 gomme di scorta. Notiamo che per gonfiare le cameradaria delle gomme usano il compressore di un Parker. Inoltre a pochi metri dalle abitazioni vediamo 5 elefanti che pascolano beati e tranquilli, i locali “nun ce fanno una piega”.

Proseguiamo ed arriviamo a Morogoro, preleviamo degli scellini Tanzaniani , poi dopo circa 20 km sentiamo puzza di bruciato, Greg ferma l’auto e notiamo che esce fumo dal cofano e acqua dal radiatore, bene anzi male continuano i guai.

Scendiamo dalla macchina ed ammiriamo un bellissimo tramonto, però sinceramente, visto la situazione, preferiremmo fosse l’alba.

Per ora ci spanciamo dal ridere ed insieme escogitiamo le varie possibilità di poter tappare in qualche maniera il buco del radiatore, tipo: masticare della gomma poi usarla come tappo, oppure mettere del nastro adesivo. Greg nel frattempo calmo e tranquillo senza nessuna reazione (infatti poi ci dirà che per loro è tutto nella normalità) toglie  da alcune bustine la polvere di the e la mette in una bottiglia d’acqua, poi versa il tutto nel radiatore raffreddato. Bhe, come per miracolo, poco dopo la jeep riparte e non perde più.  Noi naturalmente siamo convinte di dover tornare a Morogoro, invece Greg ci dice che possiamo “ tranquillamente” proseguire il viaggio MHA!!!  Arriviamo a Mikumi in un campo tendato ed essendo tardi non c’è ne luce ne acqua per farci una doccia, ma in compenso ci sono molti “animaletti” che scorrazzano vicino alle lampade ad olio e perciò decidiamo di cenare dentro alla tenda. Lazzaro, in seguito a nostra richiesta, ci prepara una cena veloce a base di frutta e sandwich. Ci addormentiamo velocemente, ma nella notte sentiamo i versi di molti animali.

19 novembre:  Ci alziamo ed il campeggio si presenta sotto un’altra luce, almeno gli “animaletti” per ora non si vedono. Partiamo verso il parco del Ruaha, mentre andiamo, Greg ci dice che è rimasto in officina tutta la notte, ma quello che ci stupisce è che non ha cambiato il radiatore, ma l’ha solo rattoppato, speriamo bene. Per ora lasciamo anche Lazzaro, lo troveremo al ritorno dal Ruaha.

Attraversiamo delle belle montagne, fiancheggiando il fiume Ruaha attraversiamo la valle dei baobab.

Passato Iringa lasciamo l’asfalto per prendere la pista battuta. Verso mezzogiorno mentre siamo fermi a mangiare, passano 3 bambini Masai e diamo loro un po’ di cibo e delle biro. Proseguiamo e tra le buche della pista, la polvere, ed il caldo, ad un certo punto voilà succede il disastro, Greg non riesce più a controllare la jeep, il volante non risponde e cominciamo a sbandare ed ad andare fuori pista.

Fortuna che si andava piano e dopo pochi metri si ferma, Paola che è davanti si prende una bella paura. Scendiamo e mi viene da dire “ora voglio proprio vedere come farà ad aggiustarla“. Nessun problema mentre Greg con il telefono cerca aiuto, noi nel frattempo ci mettiamo a giocare a carte. Dopo un’oretta “arrivano i nostri” meccanici, Greg con la loro auto ci porta nel lodge, poi torna indietro e lo vedremo solo a tarda sera.

Il Lodge è molto bello e visto che a causa della rottura della jeep non abbiamo potuto fare un safari, decidiamo di rimanere anche tutto il giorno e la notte successiva. Rinunciando così a fare l’Udzungwa  National Park, anche perché con il caldo afoso che c’è non ci sentiamo di fare una scarpinata per 3 ore. Ceniamo a lume di candela e ad un certo punto tutta la gente si gira terrorizzata, perché Paola caccia un urlo disumano, sul nostro tavolo stava girovagando un “PICCOLO-GRANDE” bagaronzolo marrone.

Più tardi saliamo sul tetto del ristorante dove da una terrazza si può vedere il parco dall’alto, rimaniamo senza fiato nel notare il buio più profondo sembra un grandissimo buco nero. Andiamo nel lodge e ci avvolgiamo completamente nella zanzariera.

20 novembre: Sveglia alle 06,00 ritroviamo Greg che ci assicura che è l’auto è a posto, perciò partiamo per il safari.

Vediamo mooooolte giraffe, zebre, 2 sciacalli, ippopotami, coccodrilli, aironi, gazzelle e ancora tanti altri animali. Ma ad un certo punto arriviamo vicino ad un enorme baobab e tutti intorno ci sono la bellezza di 18 tra leoni, leonesse e leoncini. Rimaniamo più di un’ora fermi ad ammirarli, mentre riposano e sonnecchiano all’ombra, ogni tanto qualche leonessa accenna uno sguardo a delle zebre che pascolano lì vicino e noi, augurandoci che abbiano fame, speriamo di assistere anche ad una caccia, ma purtroppo il caldo è molto e perciò rimangono in attesa.

Alle 16,30 decidiamo di tornare e appena usciti dal parco ci colpisce un forte temporale, ma udite udite la jeep torna a rompersi ancora lo sterzo, perciò oltre alla pioggia siamo anche bloccate in mezzo alla strada.  Greg ci dice che è la prima volta che in un solo tour gli succedono tanti inconvenienti, ed è anche molto dispiaciuto,  però c’è anche da dire che la macchina è veramente un rottame, lui ci spiega che era l’unico fuoristrada libero per quel periodo e che glielo avevano garantito, però diciamo che è stato un grosso azzardo partire con una macchina così vecchia.

Greg telefona e ci fa venire a prendere da un suo collega che alloggia assieme a dei finlandesi nel nostro stesso lodge.  Strada facendo ci spiega che i suoi turisti sono molto seri e tranquilli, invece noi tre ci mettiamo a cantare e a scherzare. Ceniamo poi a nanna.

21 novembre:  A colazione ritroviamo il nostro autista e ci dice che ha cambiato un pezzo e che non dovrebbero esserci più problemi, speriamo. Ripartiamo e siamo al giro di boa, torniamo verso Mikumi.
 
Lungo la strada ci fermiamo a pranzo in un self-service locale e lì vicino c’è anche il mercato dove i commercianti espongono la loro merce dentro a dei secchielli, mettono la frutta e la verdura tutta impilata e ordinata, molto bello.

Ritorniamo al campeggio di Mikumi e ritroviamo il nostro cuoco Lazzaro.

Mentre Greg va in paese per controllare la jeep, andiamo a piedi con un ragazzo del posto a vedere un villaggio, lungo il percorso vediamo anche un rifugio di pastori Masai  molto rustico. Chiediamo al ragazzo quanto manca al villaggio e lui non parlando inglese, ci fa vedere 3 pugni chiusi che secondo noi volevano significare circa ½ ora , invece sotto un sole cocente a 35° ci impieghiamo più di un’ora. All’arrivo 2 donne e 8 bambini ci accolgono molto freddamente e anche innervositi, perciò decidiamo di non fotografarli e di tornarcene al campeggio.

Rifacciamo la doccia perché siamo sudate ed impolverate, Greg da Mikumi ci fa arrivare dell’acqua fresca da bere. Andiamo a cena e dopo ci mettiamo intorno ad un falò per ammirare ancora il bellissimo cielo stellato, anche perché è meglio guardare in alto piuttosto che sotto i nostri piedi, non si sa mai.

Più tardi, mentre Paola ed io andiamo vicine vicine ai servizi per lavarci i denti, vediamo un animale grosso come un cannellone nero e con migliaia di piedi poi per finire un ragno peloso grosso come una ciambella,( certo che paragonare quegli esseri a roba da mangiare non è il massimo, però tanto per rendere l’idea) Paola caccia ancora un urlo che fa accorrere tutti gli inservienti del campeggio, poi corre in tenda senza neppure fiatare. Poco dopo quando la raggiungo mi dice ”ma come fa a piacermi l’Africa se non sopporto di vedere certi animali”. Ci addormentiamo dopo 2 orette di chiacchiere.

22 novembre:  Facciamo colazione sempre a base di uova, wurstel, frutta esotica, caffè e latte liofilizzati e marmellata. Oggi parco del Mikumi, non è dei più belli, come guida abbiamo una ragazza che ha i capelli lavorati che sembrano tantissime camole (bachi da seta) sinceramente mi fanno un po’ senso.

Vediamo pochi animali, ci fermiamo in un laghetto dove ci sono degli ippopotami in acqua, sulla schiena di uno di questi c’è un piccolo coccodrillo che l’ha scambiato per un isolotto. Sulla riva ci sono, in gita scolastica, parecchi alunni. Gli scattiamo alcune foto dopo naturalmente aver chiesto il permesso alle insegnanti. Intravediamo da lontano solo un leone che sta dormendo.
 
Alle 15,00 usciamo dall’ultimo parco del viaggio  ed andiamo a visitare  il paese di Mikumi. Nell’attraversarlo a piedi, assistiamo ad un matrimonio, le donne fanno delle urla in segno di augurio. Andiamo a casa di uno “stregone”, tramite Greg ci spiega a cosa servono le sue pozioni a base d’erbe, più che altro aiuta a livello psichico la gente del paese.

Attraversiamo anche un mercato dove espongono la loro merce coloratissima per terra o dove meglio possono, vediamo anche alcuni Masai vestiti con i loro costumi caratteristici, ma anche loro si sono modernizzati, infatti uno di loro aveva in mano una radio stereo. Ci fermiamo a bere una Coca Cola fredda in un locale lungo la strada che da Dar es Salaam arriva fino in Zambia, ci sono molti camionisti i quali si fermano per ripulirsi e notiamo un cartello dove ci sono le tariffe:  1 pisciata scellini 200, 1 cacca con carta scellini 300, 1 doccia scellini 500, poi da qualche parte ci dovrebbero essere anche le tariffe per le “donnine” perché ne abbiamo viste parecchie. Torniamo in campeggio ceniamo sempre con la luce delle lampade ad olio poi alle 20,30  andiamo a dormire perché cominciamo a sentire il peso del viaggio , il caldo e le tante ore in auto .

23 novembre:  Ci svegliamo alle 6 e dopo alcune foto partiamo per l’ultima tappa del viaggio Bagamojo sull’oceano Indiano.  A Dar es Salaam lasciamo Lazzaro un bravo cuoco ed anche simpatico.

Greg ci chiede se vogliamo andare a visitare un museo, ma c’è talmente caldo che preferiamo andare al mare. Arriviamo alle 16 e senza pensarci 2 volte c’infiliamo i costumi e ci tuffiamo in un “ brodo” talmente l’acqua è calda. La spiaggia è bianca e fine, le palme si specchiano nel mare, le barche dei pescatori sono alla deriva, ma soprattutto non c’è anima viva e perciò ci stendiamo e ci rilassiamo sulla spiaggia all’ombra delle palme. Il lodge è molto bello, immerso nella natura e la veranda si affaccia su un mare turchese. Alla sera ceniamo nel ristorante e poi a nanna sempre contente della giornata trascorsa.

24 novembre:  Mi sveglio presto per poter fotografare la bassa marea e in spiaggia trovo anche Anna.  Decidiamo di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia e arriviamo fino al paese, dove i pescatori  rientrati dalla pesca notturna, puliscono assieme alle donne il pesce.

C’è un gran via vai di gente e dopo alcune foto torniamo al lodge.  Dopo colazione andiamo a visitare il paese, la guida ci spiega che Bagamojo è tristemente famosa per essere la capitale della tratta degli schiavi, o meglio, come più importante stazione d’ingrasso prima della loro “spedizione”ai mercati di schiavi dell’oceano Indiano. Si racconta che furono 17 milioni gli schiavi, di cui 15 milioni morti prima di raggiungere la costa. Siamo molto colpite dai racconti e dopo una visita al mercato del pesce e altri negozi, torniamo al lodge. Il pomeriggio lo dedichiamo completamente al relax. Si sta talmente bene che vorremmo rimanere alcuni giorni, ma purtroppo è l’ultimo giorno e siamo triste.

25 novembre:  Stamattina lasciamo a malincuore il mare e torniamo a Dar es Salaam.

Lungo la strada ci fermiamo a fare alcune compere in un centro commerciale e poi via all’aeroporto. Con un po’di magone, salutiamo Greg.

26 novembre:  Facciamo scalo ancora a Doha, poi arriviamo a Roma la mattina alle 06,00. Siamo stanche del viaggio e della nottata in volo, ma soprattutto siamo molto tristi perché ci dobbiamo dividere dopo aver trascorso  assieme 12 giorni meravigliosi. Anna e Paola vanno alle proprie case a Roma, mentre io prendo il treno e torno a Carpi dove ritrovo il mio maritino ad aspettarmi.

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