California

On the road negli Usa da Chicago a San Francisco

Golden Gate San Francisco
I parte

Lunedì 11 maggio 2009

Finalmente dopo mesi di organizzazione è arrivato il momento di partire. Sveglia alle 5.00 per essere in aeroporto alle 6.30 dato che non ho potuto fare il check-in online (grazie Alitalia!), il volo da Catania a Roma parte (miracolo) in perfetto orario. Arrivata a Roma incontro la mia compagna di viaggio (mia sorella), anche lei miracolosamente puntuale che è arrivata 20 minuti prima di me con il volo da Bruxelles.
Facciamo colazione e con calma ci avviamo al gate del volo per Chicago. Anche questa volta l’aereo parte stranamente in orario, il volo non è particolarmente affollato e le 9.40 ore di transvolata trascorrono tranquillamente tra film, cibo (solite schifezze quasi totalmente immangiabili) e un po’ di sonno.

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Arriviamo a Chicago con 10 minuti di anticipo sull’orario schedulato (14.00 ora di Chicago) e passiamo i controlli di sicurezza. Tra la camminata in aeroporto, la fila e i controlli ci vuole quasi un’ora ma sono tutti molto gentili e non abbiamo problemi. Al nastro di ritiro i bagagli sono già arrivati…o meglio la valigia di mia sorella è lì, la mia “la grande Alitalia” ha deciso di lasciarla a Roma…arrabbiata nera dato che so che domani non ci sarà volo e che quindi il bagaglio non potrà arrivare prima di mercoledì vado a fare la denuncia di smarrimento dove mi viene dato un kit d’emergenza contenente una maglietta, dentifricio, spazzolino e un pettine… lo guardo schifata ma decido che non ho alcuna intenzione di farmi rovinare la vacanza per cui usciamo dall’aeroporto alla ricerca dei minibus che fanno servizio door to door con gli alberghi.
In effetti siamo fortunate e troviamo il “go airport express” che per la modica cifra di 19 dollari a persona ci deposita davanti il nostro albergo (Four Points by Sheraton Chicago Downtown - Magnificent Mile). Il tempo di una doccia veloce e decidiamo di uscire per fare un primo giro di orientamento anche perché per noi sono circa le 23.00 quindi rischiamo di crollare.

L’albergo è praticamente sul Magnificent Mile che tra l’altro è pieno di negozi per cui decido di fare immediatamente una sosta da Gap per comprarmi un paio di magliette e la biancheria necessaria a tirare avanti due giorni nell’attesa della valigia.
Fatte le mie prime spese americane continuiamo la nostra passeggiata cercando anche un posto dove mangiare, ci andrebbe bene un fast food anche perché nel frattempo si sono fatte le 19.30 e la fame e la stanchezza si fanno decisamente sentire. Camminando camminando siamo arrivate alle Water Tower dove c’è un centro commerciale per cui decidiamo di entrare per cercare una food court …e saremo ricompensate! Dopo aver cenato la nostra resistenza alla stanchezza è ormai al limite per cui diamo un’occhiata veloce alla Hancock Tower (tanto ci torneremo) e decidiamo di tornare in albergo.
Martedì 12 maggio 2009
Ore 6.00 siamo sveglie come grilli, diamo un’occhiata alle mail (in albergo c’è il wi-fi gratuito e abbiamo avuto la splendida idea di portare con noi il mio mitico Asus), doccia e alle 7.30 siamo già allo Starbucks all’angolo adocchiato la sera prima per fare colazione. La prima missione della giornata è recuperare i biglietti per la partita di baseball dei Cubs che ho comprato su internet per cui andiamo al Visitor Center dove facciamo l’abbonamento per tre giorni ai mezzi pubblici e recuperata una fantastica mappa con tutte le linee dei bus, la loop e la metro prendiamo l’autobus che ci porterà a W Madison Av.
Il tragitto in bus è interessante: vediamo per la prima volta la Loop (i ponti ferroviari in mezzo ai palazzi) attraversiamo il fiume e ci ritroviamo in un quartiere residenziale (più o meno) decisamente diverso dal centro. Recuperati i biglietti riprendiamo il bus per tornare sul Magnificent Mile e diamo inizio al nostro tour della città.

Il giro comincia dal Wrigley Building, poi la Tribune Tower, la Water Tower e il John Hancock Center: salire alla terrazza panoramica costa 15$ ma il panorama è davvero stupendo!
Mangiato un bagel per rimetterci in forze prendiamo un bus per attraversare il fiume e dirigerci verso il Cultural Center e il Millenium Park dopo le consuete foto di rito al “The Bean”, per la sua caratteristica forma a fagiolo, ovvero la scultura di Anish Kapoor del peso di 110 tonnellate su cui si riflette il profilo della città e dove tutti amano farsi fotografare,girovaghiamo un po’ per il parco visitiamo la Grant Park Orchestra e poi ci sediamo a riposare mangiando un hot dog di fronte alla fontana di Jaume Plensa formata da due grandi blocchi di cristallo alti 15 metri su cui sono proiettate immagini video, ovvero volti di persone di ogni razza che sputano acqua, nell’attesa che si facciamo le 14.00 per poi dirigerci al molo d’imbarco per la crociera della Chicago Architecture Foundation.
Sarà per la giornata che è stupenda (cielo blu e sole splendido), sarà perché vedere la città e i suoi grattacieli dal fiume è bello in se ma questa gita, allietata da un architetto che ci racconta la storia dei vari grattacieli, vale abbondantemente i 28 $ spesi. Così navigando in un’ora e mezza vediamo la Trump Tower, IBM Building, Marina City, Leo Burnett Building, Merchandise Mart, Goose Island, Sears Towers, Civic Opera Building, giusto per fare qualche nome, e scattiamo qualche centinaio di foto! Finita la crociera approfittiamo dell’ingresso gratuito al Museum of Contemporary Art e ci dedichiamo ad una passeggiata nella zona e poi dirigiamo verso l’albergo, dato che nel frattempo si sono fatte le 18.30. Prima di salire sosta da Traders Joe supermercato biologico dove compriamo dei fantastici biscotti (pistacchio e cioccolato bianco, oltre ai classici chocolate chips) per la colazione.

Rapida doccia e usciamo per andare a cena (anche perché il fusorario non è stato pienamente riassorbito e rischiamo di addormentarci) nella zona di Bush st. troviamo un ristorante cinese molto carino e decidiamo di entrare: niente a che fare con i cinesi che si trovano da noi, il posto è molto elegante e ben frequentato, si mangia decisamene bene e non paghiamo molto. Ore 22.00 si va a nanna.
Mercoledì 13 maggio
Al solito sveglia presto peccato che il tempo sia decisamente inclemente: una sottile pioggerella che a tratti diventa diluvio ci accompagnerà fino al primo pomeriggio. Nonostante questo dopo il solito caffè da Starbucks indossiamo le nostre fide mantelline e decidiamo per un tour a piedi: si comincia dalla Tribune Tower, poi Wrigley Building, sosta al Cultural Center per asciugarci un po’ bere una coca cola e comprare la prima delle mie innumerevoli calamite. Da qui ci inoltriamo lungo il fiume e ci dirigiamo verso la Loop per vederla da vicino: non vedo l’ora di farci un giro!
Ci addentriamo poi nel Theater District in Clark st. per vedere il “Monumento con animale in piedi” di Dubuffet, “Sole, luna e una stella” di Mirò e da lì verso la Daley Center Plaza per vedere la scultura cubista di Picasso. Piove a dirotto per cui cerchiamo rifugio all’Hotel Burnham all’interno del Reliance Building. Continua a piovere ma noi siamo temerarie per cui prendiamo un bus che ci porta a Praire Avenue quartiere residenziale che fino agli inizi del 900 era considerato il posto dove vivere a Chicago se si era qualcuno! Il quartiere è tutt’oggi caratterizzato da case upper-middle-class Italianate-style (per capirci ville a schiera a due o tre piani con verande, guglie e giardini) ed è possibile visitare la Glessner House (casa progettata da H. H. Richardson che rivoluzionò l’architettura abitativa americana con la sua pianta aperta e la facciata romanica) e la Clark House (in stile greco con porticati su entrambi i lati risale al 1836 e al suo interno viene mostrata la tipica vita di una middle class family di Chicago nell’800).

Nel frattempo (per fortuna) ha smesso di piovere per cui dopo una breve sosta in albergo per cambiarci (e una gita all’Hard Rock Cafè, che sta proprio lì accanto, per comprare il primo bicchiere di una lunga serie) dirigiamo al Navy Pier che altro non è se non un grande centro commerciale (con cinema) dove i negozi non sono nemmeno particolarmente interessanti (a parte Magnet World dove quasi quasi mi confondo per la quantità di calamite decisamente interessanti anche se a prezzi non proprio economici…), facciamo un giro del Pier (un pò triste visto la serata uggiosa) e visitiamo lo Stained Glass Windows Museum (l’ingresso è gratuito perchè si tratta di un’esposizione più che di un vero e proprio museo ma se vi piacciono rosoni e finestre ne vale decisamente la pena. Sosta da Hagendaz per un gelato (pagato a peso d’oro) e riprendiamo l’autobus per tornare in albergo.
Giovedì 14 maggio
Di buon mattino prendiamo il bus e poi la Loop per andare a Oak Park. Il tragitto dura circa una mezz’ora e così posso finalmente realizzare il mio desiderio di viaggiare sulle rotaie sopraelevate in mezzo ai palazzi attraversando tutta la città verso ovest. Oak Park è una zona residenziale famosa perché ha dato i natali a Ernest Hemingway e per i palazzi e gli edifici progettatti da Frank Lloyd Wright che visse e lavoro proprio qui.
Scese dal treno anziché aspettare la navetta decidiamo di camminare (un po’ a naso dato che non siamo ancora dotate di cartina e per questo facciamo un giro decisamente più lungo) per avere un’idea del posto. La città è sonnacchiosa, in giro c’è pochissima gente e l’idea è quella degli Usa vecchia maniera: una strada principale con i negozi (compreso il locale tipo Happy days dove servono la colazione), strade molto grandi e poi villette a schiera e viali alberati.

Arriviamo al centro visitatori dove ci forniscono una cartina e un po’ di opuscoli con gli orari di apertura e delle visite.
Cominciamo con il tour della F. Llloyd Wright Home & Studio (molto interessante), poi le Praire Houses (la Fricke House, Hurtley House, Cheney House, Gale House), solo dall'esterno perché sono proprietà privata, e infine “the masterpiece” (come lo chiamano gli americani… a me non è piaicuto nemmeno un po’… Unity Temple. Dopo pranzo (panino con dentro di tutto un po’ very american) riprendiamo la loop e torniamo in città, appena il tempo di dare un occhiata al Rokery Building e alla Chicago Board of Trade che ci vengono di passaggio per andare a prendere la metro e andiamo al Wrigley Field per la partita Chicago Cubs- San Diego Padres (per la cronaca i Cubs hanno vinto e io per festeggiare ho comprato la prima pallina della mia nuova collezione).
In serata visita all’Art Institute of Chicago (molto bella la collezione di impressionisti), approfittando dell’ingresso gratuito il giovedì e della chiusura alle 22.00, e poi passeggiata fino a Grant Park per ammirare i giochi di luce a ritmo di musica della Buckingham Fountain. Dopo un paio di Chicago Dogs (hot dog conditi con formaggio, mostarda, cipolla, pomodoro, peperoncino, cetriolo e sottaceti…insomma una cosa leggera…) ritorniamo verso il Loop per andare da Buddy Guy’s Legends dove scuciti 10$ ci accomodiamo a un tavolo in prima fila per un piacevole concerto blues e io ci guadagno pure un cappellino dei Cubs appena comprato che il tizio seduto al tavolo prima di noi dimentica di portarsi via (giusto per chiarire: me ne sono accorta solo dopo che mi sono seduta e i tizi se ne erano già andati via perché era sulla sedia vuota dove ho appoggiato lo zaino...)

Venerdì 15 maggio
Abbiamo la nostra ultima mezza giornata a disposizione a Chicago, usciamo con calma e decidiamo innanzitutto di fare una tipica colazione americana (che ci servirà anche da pranzo visto la quantità di roba che ci portano), andiamo da Lou Mitchell in W, Jackson Blvd proprio vicino a Union Station, il locale è strapieno ma sono efficientissimi e nel giro di 15 minuti ci fanno sedere.

Immediatamente arriva la cameriera che ci da i menu e ci serve il caffè. Ordiniamo uova e pancetta accompagnate da pane tostato, patate, burro e marmellata e per non farci mancare niente un pecan pancake da dividere e succo d’arancia. Paghiamo 17 $ in due e usciamo soddisfatte sia per il cibo che per l’atmosfera!

Facciamo un giro al Wrigley Building e alla Tribune House, ci fermiamo all’Hard Rock Hotel, per comprare bicchiere e maglietta, e in qualche altro negozio per dare l’avvio allo shopping e prima che si metta a piovere riusciamo a tornare in hotel. Alle 14.30 passa a prenderci in hotel il mitico pulmino “go airport express” che ci porta all’aeroporto di Midway da lì volo per New York dove atterriamo in perfetto orario alle 19.15, il tempo di recuperare i bagagli e ci infiliamo in un taxi che per 26$ ci deposita davanti al nostro hotel in circa 30 minuti.


Il tempo di fare il check-in, depositare in camera le valige e siamo già fuori direzione Rockfeller Center. L’albergo si trova all’angola tra la 32th e Broadway (nella piazzetta dove c’è Macy’s per capirci) per cui decidiamo di andare in direzione 5 av (tagliando tutta Korea Town) per poi risalire. La passeggiata è piacevole e in giro c’è un sacco di gente (anche troppa e come solito una valanga di italiani) e da HMV un assembramento di persone con annessi buttafuori ci avvisa che dentro ci sono i Green Days che promuovono il nuovo disco, giusto il tempo di buttare dentro un occhio e realizzare che fare una foto è fuori discussione e proseguiamo per la nostra strada.
Arrivate al Rockfeller Center foto di rito e poi, come da programma, compriamo i biglietti per salire sul Top of the Rock. Per fortuna non c’è molta fila per cui riusciamo a prendere l’ascensore abbastanza in fretta, la serata è limpida e la vista ci ripaga ampiamente dei 18$ di biglietto! Dopo aver mangiato al volo una fetta di pizza molto american all’angolo con la 42 th, tagliamo verso la Broadway per andare a Times Square che è sempre uno spettacolo di luci entusiasmante, facciamo una puntatina all’Hard Rock Cafè e dopo le ennesime decine di foto della serata ce ne torniamo in albergo.

Sabato 16 maggio
Stamattina sveglia un po’ più tardi del solito, facciamo colazione in albergo (una volta tanto è inclusa) e ci dirigiamo verso Penn Station (che con mia somma gioia scopro essere attaccata al Madison Square Garden per cui ne approfitto per visitarlo) per stampare i biglietti del treno per il giorno dopo. Rapido studio della situazione binari, prendiamo i biglietti e in metro andiamo a Ground Zero (è la prima volta che torno a New York dopo l’attentato alle Torri Gemelle per cui mi sembrava doveroso…), facciamo un giro della zona e poi andiamo a Battery Park, è un sabato mattina per cui la zona è tranquilla in giro tanti papà con i bimbi o gente che passeggia col cane. Peccato che non c’è proprio sole ma anzi una leggera foschia per cui la vista dell’Hudson River non è delle migliori, in ogni caso è piacevole passeggiare e scattare qualche foto della Statua della Libertà che si vede in lontananza.
Riprendiamo la metrò e scendiamo al Village dove passiamo il pomeriggio passeggiando piacevolmente, sfilata delle confraternite universitarie compresa. Torniamo in albergo dove lascio mia sorella a riposarsi e io vado prima al negozio degli Yankees a comprare la pallina da baseball (ho deciso di iniziare a collezionarle), poi in cerca di una calamita decente e poi da Macy’s giusto perché non potevo non entrarci… si sono fatte le 19.00 e decido di andare in albergo a riposarmi un momento e a cambiarmi dato che alle 21.00 ci aspetta il musical di Billy Elliot.
Arriviamo al teatro in perfetto orario e mi sento un po’ VIP dato che non faccio fila e presento i miei preziosissimi biglietti acquistati su internet e stampati fai da te. I posti che in teoria dovrebbero essere tra quelli “plebei” sono spettacolari: siamo un po’ in alto ma praticamente sopra al palco, non ho mai visto uno spettacolo tanto bene!

Gli attori, le scene, i balletti sono fantastici e le quasi tre ore di spettacolo volano. Usciamo da teatro e facciamo appena in tempo a infilarci dal Mc Donald di Times Square che comincia a diluviare…mangiamo con molta calma e per fortuna nel frattempo smette di piovere per cui sguazzando tra una pozzanghera e l’altra ce ne torniamo in albergo. 

Domenica 17 maggio

Sveglia alle 7.30 perché dobbiamo fare il check out e prendere la metro per andare ad Harlem e dato che è domenica ci sono molti meno treni del solito, in pratica circolano solo i locali che fermano ad ogni stazione e ci mettiamo quasi mezz’ora ad arrivare alla fermata della 138 th. Dopo una breve passeggiata arriviamo alla Abyssinian Baptist Church decisamente in anticipo per cui facciamo un giretto li intorno, abbastanza per vedere che c’è già una fila che copre mezzo isolato. Alle 10.30 in punto come da indicazioni ci presentiamo all’incaricato che sta davanti alla porta della chiesa con un fantastico invito che ci farà saltare tutta la fila…oggi mi sento ancora più VIP di ieri sera…

Aspettiamo pazientemente che si organizzino per farci entrare (anche perché munito di invito c’è anche un maxi gruppo tedesco di circa 50 persone che li ha messi un po’ in crisi) e ci divertiamo un mondo a guardare i fedeli che arrivano tirati a lucido con cappellini improponibili e macchinone (hanno anche un servizio di parcheggio…). Finalmente ci fanno entrare e ci fanno accomodare all’ultimo piano, da dove siamo messi vediamo perfettamente il coro che entra in processione all’inizio della celebrazione cantando e si va a sistemare sempre cantando. La cosa che mi colpisce di più e il fortissimo senso di comunità: la prima mezz’ora è dedicata dal Pastore (una donna) ad una serie di avvisi su chi sta male, chi sta bene, chi si è diplomato ecc ecc.

Sono tutti molto gentili (di prammatica il saluto agli ospiti con annesse strette di mano dei nostri vicini) e anche se mi sento guardata a vista da una serie di segugi (ci sono tantissime persone che fanno servizio controllando che tutto si svolga senza intoppi e che nessuno si azzardi a scattare foto), la celebrazione è un’esperienza piacevole…molto diversa dalle nostre messe e anche abbastanza lunga (dura più di due ore) ma il coro vale decisamente la sua fama ed è grandioso vedere come la gente partecipa e risponde.
Alla fine della messa scappiamo di corsa e dopo un rapidissimo pranzo tex-mex da Chipotle recuperiamo i nostri bagagli in albergo e andiamo a Penn Station per prendere il treno che ci porterà a Boston. Arriviamo come da programma alle 19.47 alla stazione Boston South dove prendiamo un taxi che ci porta in albergo (occhio perché a Boston i tassisti non prendono carte di credito). Usciamo subito alla ricerca di un posto dove cenare ma la zona non offre granchè: anche se non sono neanche le nove in giro c’è quasi il deserto e tra i locali che troviamo a Chinatown ne scegliamo uno dei pochi con la cucina ancora aperta. Finito di mangiare, decisamente deluse, vorremmo rifarci la bocca con un gelato ma nel frattempo ha chiuso anche il Mc Donald che sta all’angolo della via (e sono le 22.30…) per cui rinunciamo al gelato e a trovare una bottiglia d’acqua e ce ne torniamo in albergo.
Lunedì 18 maggio
La giornata di oggi è dedicata alla scoperta di Boston per cui dopo il consueto “Tall Mocka” da Starbucks ci mettiamo in moto per raggiungere il Boston Common che è il primo parco pubblico degli Stati Uniti e da lì iniziare il “Freedom Trailun itinerario a piedi che si snoda attraverso i più importanti siti di Boston ripercorrendo le tappe del cammino della nascita della nazione americana.

Il percorso è segnalato da un sentiero di mattoncini rossi, per percorrerlo tutto con calma ci vogliono 3 ore piene: Massachusetts State House, Park Street Church, Old Granary Burial Ground, King's Chapel and Burying Ground, First Public School, Old Corner Bookstore Building, Old South Meeting House, Old State House, Boston Massacre Site, Faneuil Hall (è il posto ideale se volete magiare qualcosa…qualunque cosa!!!) con sosta al HRC per comprare lo shot glass per la mia collezione, Paul Revere House, Old North Church, USS Constitution, Bunker Hill Monument. Alla fine siamo praticamente distrutte ma teniamo duro e prendiamo la metro per andare a Cambridge, per fortuna ha smesso di piovere!
Andiamo al Visitor Center della mitica Harvard University ma non ci sono visite guidate per cui acquistiamo una piantina del campus alla modica cifra di 2,50$ mangiamo un hamburger in un tipico locale pieno di studenti che studiano col pc e la immancabile tazza di caffè sul tavolo e organizziamo il nostro “tour fai dai te”. Nell’ordine vediamo: Wadsworth House, Grays Hall, Matthews Hall, Massachsetts Hall, Johnston Gate, Harvard Hall, Hallis Hall, Holden Chapel, Holworthy gate, Memorial Hall,Gund Hall, Carpenter center, Dana Palmer House, Lamont Liobrary, Loeb House, Houghton library, Emerson Hall, university Hall. Di quando in quando ci infiliamo da qualche parte anche se forse non si potrebbe ma le porte sono aperte per cui la curiosità vince e ci va bene perchè nessuno ci rimprovera.
Dopo una ulteriore passeggiata nella zona a nord di Harvard Square per cercare il negozio di souvenir e comprare la maglietta del Campus riprendiamo la metro e torniamo in albergo dove lascio mia sorella a navigare su internet e caricare le foto su Facebook, mentre io vado a fare un giro della zona anche per trovare un posto dove cenare. La scelta si riduce a un subway, un messicano e una pizzeria, optiamo per quest’ultima e dopo tre slice di una sostanziosa “pepperoni” ce ne andiamo a nanna.

Martedì 19 maggio
La mezza giornata che ci resta da trascorrere qui è dedicata prima di tutto alla visita di Fenway Hall, mitico stadio dei Red Sox (d’altronde devo comprare la pallina per la mia collezione, e non mi limiterò a questa dato che c’è praticamente di tutto), dove ci prendiamo il lusso di una visita guidata per vederlo dall’interno e all’esplorazione della zona della baia. Decisamente Back Bay è molto più vivace della parte vecchia della città, è piena di negozi e molto trafficata (sicuramente il bel tempo aiuta) per cui dopo aver visitato Copley sq, la Trinity Church e la Public Library ci dirigiamo al Prudential Center e poi facciamo una lunga passeggiata lungo Newbury st che ci riporta in albergo in perfetto orario per andare alla stazione a prendere il treno che ci porterà a Philadelphia dove arriviamo alle 21.30.
Mercoledì 20 maggio
La giornata comincia alle 8.30 e dopo una lauta colazione in albergo usciamo alla scoperta della città. I lavori di ampliamento del Philadelphia Convention Center ci obbligano a fare il giro largo per raggiungere Market st. dato che hanno chiuso proprio le strade di fronte al nostro albergo. La passeggiata ci permette però di ammirare (rigorosamente da fuori per il momento) il Rosenbach Museum & Library, il tempio Massonico, ed il City Hall. Da lì imbocchiamo Market St e la percorriamo tutta fino all’Indipendence National Historic Park che è un'area a forma di L situata a ovest del Delaware che ospita i siti storici più famosi di Philadelphia.
Non appena arrivate entriamo immediatamente all’Indipendence Visitor Center dove recuperiamo una cartina e prendiamo i biglietti gratuiti per visitare l’Indipedence Hall. I biglietti riportano l’orario per poter effettuare la visita guidata e dato che c’erano una marea di scuole in gita a noi tocca il tour delle 14.45 di conseguenza decidiamo di andare a visitare tutto quello che c’è in zona.

Inforcata la mitica Lonely Planet e scattate le prime foto, cominciamo dal Liberty Bell Center dove è conservata la Campana di Bronzo (Liberty Bell), commissionata in ricordo del cinquantesimo anniversario della Carta dei Privilegi (la costituzione della Pennsylvania, promulgata da William Penn nel 1701).Da lì visitiamo la Carpenters’ Hall (dove si riunì il primo Continental Congress), la Library Hall, e la Christ Church. Passiamo davanti alla Second Bank of the U.S. e ci dirigiamo verso la “Old City” che costituiva il nucleo originario di Philadelphia.
Molto carina Elfreth’s Alley, una stradina acciottolata con case a schiera di mattoni e non molto lontano vale la pena visitare la casa di Betsy Ross (che cucì la prima bandiera americana). Il giro prosegue con il National Museum of American Jewish History (visto solo da fuori), la US Mint (la zecca) e l’Arch Street Meeting House (la più grande casa degli Stati Uniti utilizzata per gli incontri della comunità quacchera), anche se l’ingresso è gratuito non vale la pena entrare perché non c’è assolutamente nulla se non una mostra di oggetti e fotografie ed una grande salone vuoto, peraltro all’ingresso siamo state accolte da una gentilissima signora che non smetteva più di parlare e siamo riuscite a svignarcela solo quando è arrivata un’altra coppia di turisti (per fortuna!).
Tornando indietro, passiamo davanti al cimitero dove è sepolto B. Franklin (non pagate i 2$ per entrare tanto si può vedere tutto dalla cancellata) ed il giro si conclude con la Franklin CourtB. Free Franklin Post Office ed il piccolissimo US Postal Service Museum dove un si (cortile dove originariamente sorgeva la casa di B. Franklin) dove c’è un museo dedicato alle sue invenzioni, il mpatico signore vi intratterrà raccontandovi una serie di aneddoti.

A questo punto sono le 13.30 e dato che avevamo adocchiato un camioncino che fa hot dog proprio davanti ai giardini di fronte l’Indipendence Hall ci compriamo due panini (che in realtà saranno quattro perché per chissà quale mistero il tizio ha capito che ne volevamo due a testa e non due in totale, e meno male perché erano decisamente piccolini) e ci accomodiamo all’ombra per mangiare e riposare i piedi duramente provati dalla mattinata.

Alle 14.20 ci avviciniamo all’ingresso e mostriamo i nostri biglietti ai Rangers (eh si proprio quelli dell’Orso Yoghi perché ho imparato che si occupano dei parchi ma non solo di quelli naturali e dato che negli USA anche i siti turistici sono parchi, monumentali, ma sempre parchi, sono loro che controllano il tutto) che ci fanno entrare. Sinceramente pensavo si trattasse di un palazzo invece entriamo in un giardino che altro non è che Independence Square (la piazza in cui la Dichiarazione di indipendenza venne letta per la prima volta). 

Alle 14.45 in punto un Ranger ci fa entrare nell’Indipendence Hall e ci intrattiene per 15 minuti raccontando in un inglese semi-incompresibile storie e curiosità sul palazzo, così visitiamo la sala in cui i delegati si riunirono per ratificare la Dichiarazione di Indipendenza. Il resto del complesso si visita senza bisogno di biglietti ad orari stabiliti e sempre accompagnati da un Ranger che fa la guida, così ci mettiamo in fila per visitare la Congress Hall (dove il Congresso americano si riunì tra il 1790 e il 1800, periodo in cui Philadelphia fu la capitale della nazione.) e poi l’Old City Hall (che fu teatro delle riunioni della prima corte USA: la Corte Suprema).
A questo punto decidiamo di completare il giro andando a Society Hill quartiere residenziale caratterizzato dalla presenza di edifici del XIX secolo. Alle 18.30, distrutte, ci muniamo dei token per la metro (attenzione che le macchinette non si trovano in tutte le stazioni e i prezzi non sono sempre uguali perché si paga meno se si comprano più gettoni e a seconda di quanti se ne comprano) e facciamo ritorno in albergo per riposarci prima di cena.

Andiamo a mangiare nella zona tra Chestnut st e Valnut st vicino a Rittenhouse Sq dove ci sono tantissimi locali con i tavoli fuori, troviamo un ristorante pseudo italiano dove le pizze nei piatti sembrano appetibili per cui ci sediamo e non sbagliamo: decisamente buona e prezzo più che accettabile (18 $ per una maxi pizza che ci riempie e 2 coca).

Finito di cenare facciamo una passeggiata nel parco dove c’è tantissima gente, diamo un’occhiata ai negozi (qualcuno è ancora aperto) e una sosta da Barnes & Noble. Stanche ma soddisfatte ce ne torniamo in albergo.

Giovedì 21 maggio
Oggi ci dedichiamo alla parte moderna di Philadelphia partendo dal City Hall che è il più alto edificio in marmo del mondo, e fino alla fine degli anni '80 era anche il più alto edificio di Philadelphia. Sulla sua guglia più alta, a 167 metri dal suolo, si erge una statua di William Penn. Compriamo i biglietti per salire in cima alla torre dell’orologio, proprio sotto la statua di Penn, dove si va in gruppi di masssimo sei persone con un ascensore piccolissimo di quelli con le porte con le grate che si tirano e la manovella per farlo partire. Arriviamo in cima dove avremo a disposizione 20 minuti per fare le foto e guardarci intorno prima che l’addetto all’ascensore ci richiami all’ordine. La giornata è limpida ed il panorama davvero stupendo si vede tutta la città e ci sbizzarriamo a fare fotografie.
Scese dalla torre ci dirigiamo al tempio massonico il biglietto è un po’ caro (8$ a testa) ma il bellissimo ingresso e la curiosità (quando mai ci ricapiterà?) ci spingono ad entrare e sinceramente ne è valsa la pena. Aspettiamo la nostra guida in una sala dove sono esposti vari cimeli e le foto dei presidenti degli Stati Uniti che erano massoni. La nostra guida, un simpatico signore di mezz’età, ci raggiunge e conduce il gruppo (siamo in 5) in giro per le varie sale delle Logge, tutte magnificamente decorate ed ispirate a diversi stili architettonici (ellenico, egizio...).
A questo punto ci dirigiamo verso Arch st. per visitare il JFK Park chiamato anche Love Park per via della scultura di Robert Indiana. A questo punto ci appostiamo alla fermata di “The PHLASH” un trolley chef a 20 fermate nel centro cittadino che ferma vicino alle principali attrazioni storiche, culturali e per lo shopping e salite in vettura compriamo il pass giornaliero che costa $4 a persona.

In questo modo raggiungiamo Fairmont Park e poi il B. Franklin Parkway ed il museum district dove diamo un’occhiata alla Pensylvania Academy of Fine Arts, al Rodin Museum, allo Science Museum e soprattutto al Philadelphia Museum of Art, che per chi non lo sapesse è quello la cui scalinata ha fatto da sfondo agli allenamenti di Rocky come è anche dimostrato dalla Statua che gli è dedicata che si trova ai piedi delle scale insieme agli immancabili venditori di magliette. Ovviamente anch’io come tutti quelli che stavano lì ho fatto tutte le scale di corsa (dato che non c’eravate non potete smentirmi!) e mi sono voltata urlando “Adriana” facendomi immortalare in foto.
A questo punto riprendiamo il fantastico PHLASH e torniamo al City Hall per prendere la metro e andare a South Street dove abbiamo deciso di pranzare a base della famosissima Cheesesteak. Scese dalla metro ci aspetta una bella camminata (20 minuti abbondanti) che ci permette di dare un’occhiata ad un quartiere assolutamente non turistico e per certi versi anche un po’ trasandato ma molto american con tanto di scuola con l’immancabile campo da basket dove i ragazzi giocano imperterriti sotto il sole cocente.
Arriviamo all’Italian Market dove facciamo un giro tra le bancarelle e finalmente troviamo i due locali che si contendono la corona per la migliore Cheesesteak di Philadelphia: il Pat’s e il Geno’s. Noi optiamo per quest’ultimo (non chiedetemi perché dato che è stata una scelta puramente casuale) e ordiniamo due panini (si perché la mitica cheesesteak altro non è che un panino con dentro carne a strisce e formaggio cui poi puoi aggiungere i condimenti che vuoi), uno con cheddar cheese e l’altro con american cheese: morale della favola nulla di eccezionale…anzi forse, no sicuramente senza forse, i nostri panini con la carne di cavallo sono più buoni!

Ritorniamo sui nostri passi e dopo una combinazione metro/Phalsh andiamo al Palazzo della Borsa all’Indipendence Center dove c’è un centro commerciale per comprare, ovviamente, l’immancabile calamita e la pallina dei Phillies. A questo punto, sempre via Phalsh, facciamo una sosta al Reading Terminal Market dove oltre a una quantità di cibo di qualunque genere (tranne il soft ice che volevamo) riusciamo anche a vedere gli Amish.
Dato che sono le 18.30 e la giornata è stata abbastanza pesante, mia sorella decide di tornare in albergo a fare una pausa pre-cena mentre io vado a comprare acqua e biscotti da Walgreens e ne approfitto per fare un giretto a Chinatown. Cena di nuovo in zona Walnut st e si va a letto presto…bye bye Philadelphia…Disneyworld arriviamo!
Venerdì 22 maggio
Sveglia all’alba perché il volo per Orlando parte alle 7.55, mentre siamo in attesa al gate dato che sono morta di sonno e non ci sono Starbacks provo un caffè americano…la cosa più cattiva che abbia mai bevuto, molto peggio di quanto mi aspettassi e decisamente non serve allo scopo tanto che appena salita a bordo crollo! Atterriamo a Orlando ancora una volta in perfetto orario (abbiamo fatto 6 voli interni e non abbiamo mai avuto un minuto di ritardo…se mai arrivavamo in anticipo!), recuperiamo i bagagli anche se le istruzioni del Resort dicevano che se volevamo li potevamo lasciare sul nastro e ci avrebbero pensato loro (fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio!) e ci dirigiamo al punto di accoglienza dove ritiriamo i voucher per il pullman e ci mettiamo in fila per prendere quello che ci porterà al nostro albergo (All Star Music).
C’è una marea di gente ma evidentemente ci sono abituati perché tutto è organizzatissimo e nel giro di mezz’ora siamo già per strada…peccato che stia piovendo!

Disneyworld si trova a 20 miglia a sud ovest del centro di Orlando immerso tra alberi e laghi ed è davvero immenso. Alle 12 e qualcosa siamo in hotel, facciamo il check in abbastanza velocemente e ci viene consegnato il welcome kit, dato che la nostra stanza non è ancora pronta (botta di fortuna con la C maiuscola siamo state upgraded dalla nostra doppia a una suite familiare) lasciamo i bagagli al valet che ce li farà trovare in camera e andiamo a pranzo (abbiamo fatto l’opzione parkhopper con i pasti inclusi per cui abbiamo diritto a due pasti completi e due snack al giorno in qualunque dei milioni di posti distribuiti in giro per il parco e ad un bicchiere per le bevande che possiamo riempire a nostro piacimento negli hotel).
Finito di mangiare prendiamo la navetta e andiamo agli Hollywood Studios (abbiamo deciso di vistare questo parco e Magic Kingdom) dato che non essendo grandissimo dovrebbe essere fattibile in mezza giornata. Entriamo e nel frattempo continua a piovere, anzi adesso sta venendo giù proprio un diluvio ma con i nostri poncho ci sentiamo impermeabili e non ci perdiamo d’animo. Decidiamo di cominciare da Indiana Jones – Epic Stunt spettacolo (al coperto) degli stuntman ma becchiamo una mezza fregatura perché dato il diluvio possono fare solo metà dello spettacolo…peccato!
Aspettiamo che smetta un po’ di piovere (per fortuna manco a farlo apposta la maggior parte delle attrazioni è al chiuso) e facciamo: The freat movie ride, Sounds dangerous, One’s man dream, il musical the Beauty & the Beast, Rock & Roll Coaster, the twilight zone: tower of terror (tremendo!!! Sembra una stupidissima casa degli orrori e invece è vivamente sconsigliata ai deboli di cuore!).
Nel frattempo ha smesso anche di piovere per cui passeggiata per il parco e poi navetta per tornare in albergo e prendere possesso della nostra suite…che si rivela essere un miniappartamento con un salone, una camera da letto, due bagni e l’angolo cottura…una reggia ;-)
Ci cambiamo, facciamo un giro veloce per l’hotel e prendiamo la navetta per andare a Downtown Disney il villaggio dove ci sono una quantità impressionante di negozi e ristoranti (tra cui Planet Hollywood e The House of Blues) nonché i teatri.

Tra la cena e il giro dei negozi (ragazzi viene voglia di comprare qualunque cosa… ed in effetti compriamo un po’ di souvenir…) si fa mezzanotte e prendiamo l’ultima navetta per tornare in albergo, sosta al ristorante per abbeverarci e si va a nanna.
Sabato 23 maggio
Oggi abbiamo intenzione di dedicare tutta la giornata a Magic Kingdom, per fortuna c’è il sole. Sono stata due volte a Eurodisney ma qui è tutta un’altra storia, a parte le dimensioni è proprio l’atmosfera che è diversa, d’altronde…”la magia è nell’aria…”. Appena entrate ci dirigiamo subito alla Rail Station per fare il giro in trenino che costeggia tutto il perimetro del parco (splendida idea perché ripassando da quelle parti più tardi c’era una fila interminabile mentre noi siamo salite senza aspettare!).
Fatto questo ci dedichiamo a: The magic Carpet of Alladin, Jungle Cruise e Pirates of the Carabbian (bello bello bello!), per evitare la fila prenotiamo i biglietti per le Splash Montains (che faremo più tardi) e andiamo a fare le Big Thunder Montain Railroad (che fila interminabile!) e a vedere The Tiki Room show (decisamente non mi piace!), passeggiamo per Liberty Square e rinuncio alla Hounted Mansion perché c’è troppa fila! Decidiamo di fermarci per il pranzo e lo facciamo in un fast food proprio su Main street così siamo in prima fila quando finito di mangiare passa la parata (troppo carini tutti i personaggi in costume!!!), andiamo di corsa a fare le Splash Montains (e stavolta freghiamo tutti perché abbiamo il fast pass!) e meno male che ci infiliamo le mantelline perché siamo in prima fila e già così ci facciamo la doccia.
A questo punto sono le 16.00 circa e ci dedichiamo a Fantasyland: It’s a small world, Peter Pan’s flight, Snow white scary’s adventure.

Dopo un gelato ristoratore (c’è un’umidità incredibile!) ci spostiamo a Tomorrowland (peccato che le space mountain sono chiuse per lavori): Stic’s great escape, Monster Inc laugh floor, Buzzlightyear’s space rangers spins. Giusto il tempo di sentire la fine di Dream along with Mickey e vedere la parata del pomeriggio che si torna in albergo, sono le 19.00 e anche se il cielo non promette niente di buono speriamo di andare a vedere la parata notturna.
I nostri piani vengono stravolti da un temporale incredibile che durerà fino alle 21.30 per cui decidiamo di restare in albergo. Ceniamo, facciamo il checkin per il volo di domani (partiamo alle 6 direzione Miami), un altro po’ di shopping e poi ci giochiamo i 10 dollari che ci hanno regalato all’arrivo nella sala giochi dove ci sono i vecchi Arcade che mi ricordano tanto l’adolescenza… bei tempi!
Domenica 24 maggio
Arrivo a Miami alle 9.55, taxi e siccome in hotel troviamo un impiegato a cui facciamo molta simpatia dato che parliamo spagnolo ci da subito la stanza anche se è ancora presto. Lasciamo le valige e usciamo immediatamente alla scoperta di Miami Beach. Iniziamo dall’Art Deco District che è praticamente ad un passo dall’albergo: il US Post Office è ovviamente chiuso (essendo domenica) ma dalle grate riusciamo a vedere l’interno, molto caratteristico l’11th st Diner (una carrozza ferroviaria adibita a ristorante) e poi il Wolfosian un museo che vanta un’interessante collezione di oggetti moderni e art deco (ingresso 7$ gratis dopo le 18.00), poi l’Hotel Astor (carina la lobby niente di eccezionale l’esterno) e poi il Colony Hotel, l’Edison Hotel, l’Arte Deco Wlcome Center, il Leslie ed il Carlyle.
Questi ultimi si trovano proprio su Ocean Drive che devo dire mi ha decisamente deluso, in sostanza mi ricordava molto da vicino la passeggiata a mare di Rimini/Riccione: una sfilata di hotel e confusione ma nulla di più (gusti!).

Una volta su Ocean Drive abbiamo deciso di addentrarci sulla passeggiata a mare che altro non è che una striscia di cemento con palme su entrambi i lati per cui il mare non si vede tranne che dai varchi da cui si va in spiaggia e non c’era nemmeno traccia dei belloni che fanno jogging, sui pattini o in bici che si vedono nei film.
Dopo una sosta ristoratrice per un iced mocha (c’era decisamente caldo) abbiamo deciso di cercare un posto dove mangiare (trovata un’ottima Backery italiana che ci ha fatto pure un espresso come si deve su Washington av) per poi tornare in albergo metterci in tenuta da mare e trascorrere il pomeriggio in spiaggia. Andare a mare è molto semplice, praticamente c’è un varco in corrispondenza di ogni strada, c’è la possibilità di affittare sdraio e ombrellone (ovviamente noi da buone siciliane ne abbiamo volentieri fatto a meno) e ci sono le docce un po’ mimetizzate proprio vicino ai varchi.
Siamo state in spiaggia fino alle 18.00 circa ed è stato davvero piacevole: non c’era troppo caldo e nemmeno troppa gente, l’acqua era molto pulita anche se ci sono le onde e molta corrente per cui al massimo si può arrivare dove l’acqua ti arriva alle ginocchia prima che i bagnini inizino a fischiare come i pazzi per dirti di avvicinarti a riva.
La sera la città si è risvegliata, quando siamo uscite per andare a cena c’era una confusione incredibile, tanto che si faceva quasi fatica a camminare: macchine strombazzanti in fila per strada, gruppi di ragazzi/e seminudi con bottiglia/bicchiere praticamente ovunque (e il 99% era di colore per cui ci si sentiva anche un po’ a disagio e osservati per quanto nessuno ci abbia mai importunato in nessun modo) ma anche tanta polizia (finalmente ho visto i poliziotti in bici dei telefilm).

A cena siamo andate su Lincoln rd che è isola pedonale e lì rispetto a Collins av e Ocean dr la situazione è molto diversa, nel senso che ci sono tantissimi ristoranti e negozi e molta gente anche li ma molto meno casino, tutto più composto e tranquillo!
Lunedì 25 maggio
Giornata dedicata alla visita di Downtown Miami:
in origine volevamo andare alle Venetian Pool ma non siamo riuscite a capire quale mezzo pubblico ci arrivasse (le cartine di Miami che si trovano lì sono assolutamente incomplete e poco dettagliate: regolatevi di conseguenza!) poi abbiamo provato ad andare a Little Havana ma anche in quel caso con scarsi risultati dato che non siamo riuscite a trovare un autobus che ci portasse fin là e con quello che ci ha portato all’inizio di Calle Ocho si prospettava una lunga camminata sotto il sole per cui abbiamo preferito rinunciare!
Siamo andate allora al Bayside Market Place dove abbiamo fatto un giro tra i negozi, pranzato e poi escursione in barca per vedere i villoni dei VIP sulle isolette intorno a Biscayne Bay. Tempo di riprendere il bus per tornare a Miami Beach che è iniziata una pioggia torrenziale che è durata fino alle 21.00, dopo cena passeggiata nei negozi di souvenir che sono tra i più kisch che io abbia mai visto!
II PARTE - WEST COAST

Martedì 26 maggio
Atterriamo alle 10.45 ora locale, recuperiamo i bagagli e seguiamo le indicazioni per prendere il pulmino per andare al noleggio auto. Sarà che siamo rinco dal sonno ma senza pensare saliamo sul primo pulmino che arriva (che ha una bella scritta Alamo sul davanti che secondo noi era una pubblicità) e realizziamo solo a metà strada che questo è il pulmino che va al posteggio dell’Alamo mentre noi dovevamo andare alla Hertz (trovato un prezzone con sconto AE members su internet).

Arrivate quindi al posteggio comunichiamo all’autista che avevamo sbagliato e chiediamo se potevamo restare a bordo per tornare indietro. La signorina gentilissima ci dice di aspettare un momento e torna accompagnata da un giovanotto che sorridendo ci carica su una macchina di servizio (bagagli compresi) e ci porta al posteggio Hertz (che vergogna! E poco ci consola quando ci dice che questo errore lo fa un sacco di gente!).
Depositate alla Hertz ci mettiamo in fila (ma quanto sono lenti?!?) e dopo mezz’ora abbondante, diciamo pure quasi un’ora, otteniamo le chiavi dell’auto. Carichiamo i bagagli e cominciamo lo studio della vettura (il cambio automatico che mistero…) e del navigatore. Finalmente mettiamo in moto e dopo un paio di saltelli mia sorella ci prende la mano (anzi il piede) per cui, impostata la destinazione dirigiamo verso Marina del Rey dove si trova il nostro albergo. Arriviamo in venti minuti senza intoppi, grandioso!
Facciamo il check-in, prendiamo il biglietto per il posteggio e saliamo in camera. Tempo 30 minuti siamo già fuori per andare a vedere l’oceano e fare la passeggiata che da Marina del Rey porta a Venice. L’albergo si trova a 5 minuti 5 (2 isolati) dal molo di Marina del Rey e quindi facciamo tutta la passeggiata a mare di Venice. Tira un bel vento per cui non fa proprio caldo ma la spiaggia è bella, curata e attrezzata bene (pista ciclabile vista mare, campi da beach volley, uno grande spiazzo attrezzato con bagni e docce, palestra - Muscle Beach di Hulk Hogan -, campo da basket) e ci sono una marea di negozietti che vendono magliette, occhiali da sole improbabili ed ogni tipo di souvenir possibile nonché tantissimi artisti di strada.
Torniamo indietro recuperiamo la macchina impostiamo il navigatore che ormai non ha più segreti ed è anche stato settato in italiano e con le distanze in km e dirigiamo verso Malibù scegliendo la strada costiera.

Giro a Malibù con visione dal basso di una serie di villoni comodamente adagiati sulle colline e del Getty Museum sosta ad un centro commerciale che pare sia frequentato dai divi (ed in effetti prezzi delle vetrine lo confermano) anche se in giro non ne vediamo e poi torniamo indietro per andare a Santa Monica. Facciamo un giro in macchina della zona e posteggiamo nel parcheggio di un hotel sul Santa Monica blvd che ha una fantastica flat rate a 5 dollari che ci sembra un prezzo accettabile. Facciamo tutta la zona pedonale della 3rd st. promenade, ceniamo, passeggiamo ancora un po’ e a mezzanotte ce ne andiamo a nanna.
Mercoledì 27 maggio
Colazione in hotel e poi ci mettiamo in macchina per raggiungere downtown, c’è abbastanza traffico quindi ci vuole quasi un’ora. Arrivate in zona Union Station cominciamo a cercare un posteggio e dopo averne visti 3 o 4 che costano qualcosa come 3 $ ogni mezz’ora ne troviamo uno che costa 8 $ flat rate per l’intera giornata per cui decidiamo di posteggiare e di muoverci in metro.
La visita di Downtown inizia con El Pueblo (quartiere storico che commemora l’origine spagnolo-messicana della città). Visitiamo l’Avila Adobe, Olvera st , il museo dei pompieri e tutto quello che c’è lì intorno, poi entriamo a Union Station (che è ancora uguale a quando è stata costruita nel 1939 in perfetto stile art decò) compriamo l’abbonamento della metro e andiamo a Hollywood dove passeggiamo sulla Walk of Fame, vediamo il Kodak Theatre, fotografiamo le impronte delle star davanti al Chinese Theatre e l’HOLLYWOOD sign sulla collina, ci guardiamo intorno tra le comparse vestite da Marylin Monroe e Charlie Chaplin che si fanno fotografare dai turisti dietro pagamento e la miriade di tour che promettono di farti vedere le case delle star a Beverly Hills e quando ne abbiamo abbastanza riprendiamo la metro per tornare indietro e completare il giro di Downtown LA.

Scendiamo a Civic Center e visitiamo il City Hall e la Cathedral of Our Lady of The Angels (molto bello il parco intorno e la vista, la chiesa è moderna per cui niente di eccezionale a parte la dimensione) poi prendiamo il DASH (bus turistico che con le sue 4 linee copre quattro percorsi nel centro cittadino e ferma nelle vicinanze dei monumenti) e andiamo a fare un giro a Chinatown, torniamo indietro sempre in Dash facciamo uno stop per visitare il Walt Disney Concert Hall (avveniristico!!!) e proseguiamo per Little Tokyo.
A questo punto dato che non c’è modo di arrivare a Beverly Hills se non cambiando due bus, ci rassegniamo a prendere la macchina e a sobbarcarci le code in autostrada. In effetti c’è un traffico mostruoso e impieghiamo più di un’ora per arrivare a Rodeo Drive. Santo navigatore! Senza di lui staremmo ancora girando in tondo sulle autostrade attorno a Los Angeles. Posteggiamo per fare una passeggiata anche se i negozi sono ormai chiusi: tutte le marche di lusso più famose hanno qui i loro negozi, un susseguirsi di vetrine una più appariscente dell’altra.
Di nuovo in macchina per andare a Bel Air, il quartiere residenziale dei Vip non lontano da Beverly Hills, a fare un giro tra le ville nascoste agli occhi indiscreti da muri alti due metri, parchi e alberi. Non ci fermiamo perché tanto non si vede granchè e proseguiamo per l’albergo con sosta tecnica al Walgreens per comprare qualcosa per cena dato che sono già le 21.30 e siamo talmente stanche che contiamo di addormentarci non appena tocchiamo il letto!
Giovedì 28 maggio
Giornata dedicata agli Universal Studios. Abbiamo un po’ di strada da fare e temiamo il traffico per cui ci mettiamo in marcia di buon’ora, siamo fortunate per cui in tre quarti d’ora arriviamo a destinazione.

Parcheggiamo e andiamo a fare i biglietti. Entriamo e ci dirigiamo subito al trenino per fare lo Studio Tour. In questo modo evitiamo la fila e siccome facciamo tutto il parco in senso contrario non troviamo mai confusione alle attrazioni! Il trenino lungo il percorso effettua fermate nei luoghi più interessanti degli studi cinematografici (altrimenti a piedi questa zona è interdetta). E' davvero bello!!! Passerete tra i capannoni dove stanno girando i film, vedrete le attrezzature, il dietro le quinte, ecc. Lungo il percorso vedrete le macchine di “Fast & Furious”, la famosa casa di Psyco passerete sul set di Apollo 13 e di Desperate Housewives, e parteciperete attivamente ad alcune attrazioni, come lo Squalo....verrete assaliti davvero dal pesce assassino, oppure vivrete in prima persona il terremoto di San Francisco.
Dopo questo giro ci siamo dedicate alle attrazioni: Simpson Ride, The Mummy, The world of Cinemagic (Special effects), Jurassic Park, Terminator 2, Shrek, Backdraft (fuoco assassino), un pezzo del musical dei Blues Brothers che arrivano a bordo della mitica macchina a sirene spiegate e per finire Water World: uno spettacolo pieno zeppo di effetti speciali, fuoco, esplosioni e stuntman che si tuffano da altezze vertiginose!
All'esterno del parco si trova Universal City Walk una vera e propria cittadella del divertimento che si può visitare anche di sera. Qui potrete trovare oltre ai vari negozi di gadget tanti ristoranti a tema come l'Hard Rock Cafè, Planet Hollywood, Nascar Cafè e giganteschi cinema multisala. Per cena torniamo a Santa Monica ma questa volta al Pier, molto carino, tutto in legno con tanto di pescatori locali. Dopo aver messo a bagno i piedi nell’oceano ed essere quasi congelate ceniamo da Bubba Gump (catena che offre gamberetti e gamberi in tutte le salse a prezzi accettabili prendendo spunto dal Bubba di Forrest Gump).
Venerdì 29 maggio
Consegnata la macchina voliamo a Las Vegas
.

L’aeroporto dà subito l’idea di dove sei: appena scendi dall’aereo ci sono già slot machines ovunque e gente che gioca e tanto per capire che qui la pacchianeria regna sovrana nella hall c’è una palma finta di dimensioni gigantesteche. L’impressione di essere in un grande circo del divertimento viene confermata dal fatto che per prendere la navetta per andare in albergo al posto del biglietto ci danno una fiche! Il nostro autista ci comunica immediatamente, quando gli diciamo dove andiamo, che l’hotel che abbiamo scelto è in assoluto il migliore di Vegas e ne vanta i pregi, noi non gli diamo nessuna soddisfazione e rispondiamo con un laconico “speriamo!”. Effettivamente il Wynn è all’altezza della sua fama…molto più “sobrio” degli altri hotel che vediamo di sfuggita dal bus ma comunque gigantesco, iperlussuoso e pretenzioso. La camera è un miniappartamento e nel bagno per non farsi mancare nulla oltre al wc rigorosamente separato dalla sala da bagno ci sono doccia, vasca, due lavandini e televisore.
Visto che è ora di pranzo andiamo verso lo “shopping mall” dall’altro lato della strada che abbiamo adocchiato dalla finestra (solo al 35° piano) e dopo aver toppato due volte l’uscita riusciamo a non perderci. Dopo un giro veloce dei negozi io decido di cominciare l’esplorazione della città mentre mia sorella si va a spalmare in piscina. Cammino lungo la strip e comincio ad orientarmi faccio un giro dentro al “Tresure Island” ed al Cesar Palace e arrivo fino al ponte davanti al Paris ma fa davvero troppo caldo per cui me ne torno in albergo per un tuffo ristoratore.
La sera decidiamo di andare a cena alla House of Blues al Mandalay Bay e di iniziare da lì la visita per cui ci armiamo di abbonamento del DEUCE (bus che fa tutta la strip con le fermate in corrispondenza degli hotel) e via.

La cena è buona ed è condita dall’ottima musica di un gruppo con un bassista da paura che guardo a bocca aperta e riprendo da tutte le angolazioni purtroppo però il tempo a disposizione è poco per cui finito i mangiare ci mettiamo in moto.
Dopo il Mandalay visitiamo il Luxor, guardiamo da lontano l’Excalibur e l’MGM, entriamo al New York New York (ma non ci fidiamo a fare le montagne russe perché fanno veramente impressione) ed al Paris e guardiamo lo spettacolo delle fontane del Bellagio. Troppo stanche per farci tentare dalle slot machines (non siamo portate per il gioco d’azzardo e abbiamo bisogno di tempo per capire come funziona) ce ne andiamo a letto che gli altri sono ancora a inizio serata…

Sabato 30 maggio
Quando noi ci alziamo a parte qualche folle scatenato che fa jogging non c’è molta gente in giro. Prendiamo il fido DEUCE che ci porta ad b dove compriamo un bel po’ di roba (ma vuoi mettere una polo Tommy Hilfinger a 15 €?!) e trascorriamo gioiosamente mezza giornata. Nel pomeriggio relax in una delle piscine dell’Hotel e poi un giro nella parte alta della strip al M&M’s shop, al Coca Cola Store ed all’HRC. La sera continuiamo il nostro giro degli hotel partendo dallo spettacolo del Treasure Island, proseguendo con il Vulcano del Mirage e concludendo con un giro a piazza S.Marco e dintorni al Venetian (in assoluto questo è stato l’albergo che mi ha colpito di più, forse perché la ricostruzione della piazza, delle calli e dei canali all’interno con tanto di cielo azzurro nuvole e sole è da paura!!!).
Domenica 31 maggio
Sveglia all’alba perché alle 6.20 vengono a prenderci per la gita al Grand Kenyon. Ne eravamo consapevoli e la cosa è stata confermata: abbiamo praticamente passato il 90% della giornata sull’autobus però abbiamo visto i lavori della Diga di Hover Dam (ancora mi chiedo come diavolo fanno a costruire un ponte sospeso a quell’altezza!), viaggiato per un po’ sulla mitica Route 66 e ci siamo fatte un’idea del Kenyon dai principali punti panoramici del South Rim (Bright Angel Point e Mather Point).

Peccato che c’era freddo ed era nuvoloso per cui la luce non era il massimo per cogliere tutte le diverse sfumature di colore, ma i paesaggi sono stati comunque da mozzare il fiato!


Lunedì 1 giugno
Partenza per San Francisco, ultima tappa del nostro viaggio
, alle 10.40 così alle 13.30 abbiamo già fatto il check-in in albergo e siamo al capolinea del Cable Car a fare l’abbonamento per tre giorni ai mezzi pubblici perché non ci fidiamo, e a ragione (vi ricordo che San Francisco sorge su 43 colline per cui oltre alle distanze c’è da considerare che è tutto un sali scendi), della guida che dice che San Francisco si può girare tranquillamente a piedi! Prendiamo il Cable Car (è davvero fantastico, in assoluto il mio mezzo di trasporto preferito!!) Powell & Mason e scendiamo a Union sq. e dato che stiamo morendo di fame, camminiamo guardando le meraviglie che ci circondano e contemporaneamente cercando un posto dove soddisfare i nostri stomaci.
Risolto il problema cibo andiamo al Visitor Center dove ci dotiamo di cartine, opuscoli e buoni sconto in abbondanza (la parte relativa a San Francisco nella Lonely è fatta davvero male per cui ve lo consiglio vivamente) e proseguiamo su Market st direzione Civic Center. Passiamo davanti al Golden Gate Theatre, attraversiamo United Nations Plaza, entriamo nella Main Library, ammiriamo l’Asian Art Museum e fotografiamo il City Hall da tutte le angolazioni.
Entriamo per visitarlo e rimaniamo piacevolmente colpite innanzitutto dal fatto che non si paga e poi dalla meravigliosa scalinata che dall’ingresso porta al piano superiore. Giriamo in lungo e in largo (poco ci manca che mi infilo anche nella stanza del sindaco) e una volta uscite ci dirigiamo sul retro per ammirare il War Memorial Opera House e la Davies Symphony Hall. A questo punto prendiamo la metro e ritorniamo a Market st, poi di nuovo il cable car direzione albergo.

Il programma della serata prevede un primo sopralluogo del Pier 39 che si trova proprio dietro il nostro albergo. E’ già un po’ tardi, quindi piuttosto buio, ma l’atmosfera è comunque bellissima, con il molo e le barche a vela ormeggiate, i leoni marini - un numero impressionante! - che non si vedono ma si sentono, la baia di San Francisco con le luci. Passeggiata sul pier e cena rigorosamente a base di pesce.
Martedì 2 giugno
La giornata inizia come sempre prendendo il cable car per andare verso market st. e da lì l’autobus per il quartiere di Haight, secondo la guida un quartiere un po’ punk, ma da quel che abbiamo visto noi piuttosto un quartiere residenziale in stile vittoriano. La nostra meta è infatti Alamo Square con le “sette sorelle”, le famose casette a schiera vittoriane che si vedono su tante cartoline di San Francisco. Poi ci dirigiamo, sempre in autobus, verso SOMA dove, girovagando alla ricerca di un caffè, vediamo il Martin Luther King Jr. Memorial con la sua cascata, Jessie Square e il Contemporary Jewish Museum, St. Patrick Church, The Museum of the African Diaspora, The Cartoon Art Museum.
A questo punto siamo proprio in riserva: quasi mezzogiorno e neanche un pò di caffeina in corpo. Continuiamo a camminare disperate quando come un miraggio vediamo un’insegna tricolore della catena Caffè Trieste dove ci fiondiamo per un espresso (nemmeno troppo cattivo) rinvigorente ed un brownie al cioccolato. Giro veloce nel Financial District, quartiere di grattacieli tra cui spicca la Trans America Pyramid e poi tram in direzione Embarcadero. Nel frattempo la nebbiolina tipica di San Francisco si è alzata lasciando il posto ad una splendida giornata di sole.
Il tram percorre tutta Market st. e ci porta sul water front dove da Ferry Terminal Plaza c’è una vista meravigliosa sulla baia e sul Bay Bridge.

Dopo aver fatto una quantità spropositata di foto (ma giuro che la baia è una cosa davvero stupenda) entriamo al food market che è un mercato biologico e ci concediamo prima un pacchetto di patatine fatte sul momento (assomigliano alle patatine Pai ma il sapore è mille volte meglio) e poi un hotdog di dimensioni esagerate che si scioglieva in bocca!
Rinfrancate nel corpo e nello spirito decidiamo di approfittare del sole per andare al Golden Gate. Rapido studio della cartina degli autobus e ci mettiamo in marcia. Incredibilmente riusciamo a beccare la fermata esatta per fare il cambio e prendere il bus 29 che attraversato il Golden Gate Park ci porta a Presidio dove da Bridge Toll Plaza si può ammirare il Golden Gate in tutto il suo splendore! Foto foto e ancora foto e poi autobus (per tornare indietro verso Union Sq) e da lì Cable Car (questa volta prendiamo la linea Powell & Hide che ci da la possibilità di vedere Lombard st) e breve passeggiata per tornare in hotel.
Dopo una pausa relax anche questa sera torniamo al Pier 39 per dare un’occhiata con calma ai negozi (un po’ trappole per turisti ma comunque carini) e mangiare il granchio (non ho mai riso tanto: tra bavaglini, pinze a un attrezzo genere apriscatole è stato un vero spasso!).
Mercoledì 3 giugno
Sveglia presto perché abbiamo i biglietti per la gita ad Alcatraz delle 9.00 (e meno male che li avevamo presi su internet perché alle 8.45 c’era già la fila.  Dopo una brevissima crociera nella baia attracchiamo e veniamo accolti da un Ranger che da le indicazioni e fa una breve introduzione alla storia del penitenziario. Salendo verso l’ingresso della prigione la vista è mozzafiato e fa un po’ impressione pensare ai detenuti rinchiusi così vicini e al tempo stesso così lontani dalla città.

La visita la penitenziario viene fatta con un’audioguida disponibile in varie lingue (c’era anche in italiano ma visto che i cartelli erano scritti in italiondo noi optiamo per l’inglese) e dura circa due ore. Attraverso le voci di persone che sono state rinchiuse a “The Rock” o che ci hanno lavorato si ha uno spaccato della vita nella prigione: il regolamento, le celle, l’ora d’aria, la bibilioteca, il refettorio, le visite dei parenti…un po’ da brivido!
Terminata la visita torniamo in città e andiamo a Mission Dolorese dove visitamo la Missione Francescana che è stata il primo nucleo della città e poi ci addentriamo nel quartiere alla ricerca dei famosi murales (ma è così difficile scrivere nella guida dove si trovano i più belli?!?) che dopo aver scarpinato un bel po’ troviamo, più per fortuna che per altro, nelle strade tra la 22th e la 24 th. In particolare uno dei più grandi murales è un tributo a Carlos Santana e occupa ben tre edifici all'angolo della 22 St. con South Van Ness.
Mentre a Balmy Alley tra Folsom e Harrison, passata la 24th Street c'è la più alta concentrazione di murales di tutto il quartiere. Il quartiere è affascinante: librerie, piccoli negozietti, ristoranti etnici e spazi espositivi. Pranziamo e poi prendiamo un bus che ci riporta in centro per dedicarci al nostro pomeriggio di shopping. In serata approfittiamo ancora del nostro abbonamento ai mezzi pubblici e andiamo a vedere da vicino la Coit Tower a Telegraph Hill (così abbiamo anche la possibilità di ammirare la città dall’alto) e poi prendiamo la scalinata di Filbert st. per fare una passeggiata e andare a cena a North Beach.
Giovedì 4 giugno
Ed eccoci arrivati all’ultimo giorno della nostra vacanza. C’è un po’ di tristezza ma abbiamo ancora un po’ di cose da vedere.

Il tempo ci riserva una mattinata di sole per cui la passeggiata per arrivare dall’hotel a Ghirardelli Sq è molto piacevole, facciamo un giro nella famosissima fabbrica di gelati e dolci e poi andiamo a Hyde st. Pier dove, dato che la biglietteria è chiusa fino alle 11.00, si possono visitare tutte le navi del Maritime National Historical Park gratuitamente. A questo punto ultimi acquisti (lo sapete ma ve lo ricordo: Levis, Dockers, Timberland e abbigliamento sportivo in genere ve li tirano dietro a prezzi irrisori!) e si torna in hotel a recuperare i bagagli ed andare in aeroporto…

Good Bye USA!!!

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