
La Via Traiana viene costruita tra il 109 e il 144 d.C. come alternativa alla Via Appia nel tratto che collegava Benevento con Brindisi, quindi la Campania con la Puglia.
L'intento dell'imperatore Traiano, a cui si deve il nome della strada, era quello di facilitare gli spostamenti delle legioni e delle merci fino a Brindisi, da dove, infatti, partivano i traffici mercantili per tutto il Mediterraneo.
Il tratto di strada meglio conservato si trova nel territorio pugliese, in particolare nel sito archeologico di Egnazia, in cui resta evidente la tipica pavimentazione con basoli in calcare e i solchi dei carri che quotidianamente attraversavano la via.
Seguiteci lungo la Via Traiana, da Benevento a Brindisi.
Tratto campano

La via Traiana usciva da Benevento in direzione est, attraverso l'arco di Traiano, si trasformava in un ponticello e si inerpicava verso il vicus di Forum Novum (tra gli attuali comuni di Paduli e Sant'Arcangelo Trimonte), proseguendo fino all’attuale comune di Buonalbergo.
In questo tratto si trovano tracce dei ponti di Latrone e San Marco, ma anche ruderi del ponte delle Chianche. La strada poi saliva verso "Santa Maria dei Bossi", in agro di Casalbore, seguendo il tratturo Pescasseroli-Candela.
Superato il torrente della Ginestra attraverso il ponte di Santo Spirito o ponte del Diavolo, la via Traiana raggiungeva il pianoro della Malvizza, nella valle del Miscano.
Poi superato il corso del Miscano tramite un ponte, la strada risaliva sull’altopiano di Sant'Eleuterio dove sorge Aequum Tuticum, un vicus romano nell’attuale comune di Ariano Irpino, situato all'incrocio con la via Herculea e con la più antica via Aemilia.
Il percorso continuava poi a salire fino al casale Tre Fontane, in territorio di Greci, da dove il percorso della strada veniva a coincidere con quello di Camporeale-Foggia, per raggiungere quindi il valico appenninico di San Vito.
Qui la via Traiana sale sui monti della Daunia per poi riscendere e abbandonare il tratturo Camporeale-Foggia, dirigendosi così verso il centro della Puglia, fino ad arrivare a Brindisi.
Tratto pugliese
Fasano - Parco Archeologico di Egnazia

Il Parco Archeologico dell’antica Gnathia, nei pressi dell’attuale comune di Fasano, ci restituisce una spaccato della vita dell’antico centro portuale.
Egnazia si è sviluppata in epoca messapica e ha raggiunto il massimo del suo splendore durante l’epoca romana, di cui restano a testimonianza importanti vestigia. Risalgono a questo periodo infatti le insule, il foro, l’area dei templi, il criptoportico, l’anfiteatro, le fornaci, un grande complesso termale e l’area delle necropoli.
A ridosso del mare vi è l’acropoli in cui doveva sorgere un tempio andato completamente distrutto; qui restano visibili tracce della cortina difensiva databili al III secolo a.C.
L’abitato è attraversato dall’antico tratto della via Minuccia poi divenuta la via Traiana, l'antico tratto viario fatto costruire fra il 108 ed il 110 d.C. per volontà dell'imperatore Traiano, al fine di collegare Roma con Brindisi.
Annesso al parco archeologico troviamo il Museo Nazionale “G. Andreassi” che conserva i reperti rinvenuti nell’area di scavo oltre che importanti testimonianze del territorio circostante. L’esposizione ripercorre i trenta secoli di storia dell’importante insediamento, dall’età del bronzo alla città messapica, dall’età romana a quella tardoantica.
Torre Canne

Vale la pena fermarsi nell’antico borgo marinaresco di Torre Canne per vedere il faro che dall’altezza di ben 35 metri domina la costa di Fasano.
Il faro fu edificato, nella sua prima forma, per volere del vicerè napoletano Toledo al fine di controllare il mare per proteggere il territorio da eventuali attacchi provenienti dalle sponde albanesi dell’Adriatico.
Fu poi ricostruito nell’odierna posizione in epoca fascista e, nel 1928, le prime due famiglie di faristi andarono ad abitare nelle stanze parallele ubicate alla base della struttura. Il lavoro, allora, era quotidiano e pieno di responsabilità: gli addetti dovevano accendere la lanterna sovrastante e ricaricare il lume ogni 2-3 ore.
Oggi il lavoro del farista è in parte automatizzato a seguito dell’istallazione di un dispositivo di accensione automatico.
Parco delle Dune Costiere

Il Parco Regionale delle Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo si estende nei territori tra Ostuni e Fasano per circa 1.000 ettari.
Qui si trova la piccola stazione ferroviaria di Fontevecchia, vecchia fermata di campagna dismessa, denominata oggi Casa del Parco.
Il parco oggi ospita diverse specie di flora e fauna, oltre che una grande quantità di beni di interesse storico-archeologico.
Tra questi il Dolmen, le chiese rurali, i frantoi ipogei e altri insediamenti rupestri come cripte, abitazioni, stalle e jazzi ricavati nelle grotte che si aprono sulle pareti laterali delle lame che scorrono fino al mare. Il parco si sviluppa sul litorale adriatico per diversi chilometri in cui, come sentinelle del mare, sorgono le torri d’avvistamento di epoca aragonese.
Il percorso si snoda sull’antico tratto della Via Traiana che giunge sino a Brindisi, una parte della quale resta ancora percorribile, si tratta di un percorso di grande bellezza occupato da oliveti millenari.
Ostuni

Ostuni è chiamata la città bianca per via del suo centro storico imbiancato a calce, un’usanza di origine medievale nata per dare maggiore luminosità ai vicoli del borgo e poi diffusasi anche grazie alla grande disponibilità di calce viva.
Perciò oggi il dedalo di stradine dal bianco abbagliante ricorda una casbah araba. Arroccata su tre colli, Ostuni è un pittoresco borgo medievale che però sarebbe stato abitato già dal Paleolitico medio, come dimostrano alcuni ritrovamenti ossei e di ceramiche di quell’epoca.
La zona collinare di Ostuni, infatti, presentava numerose grotte che offrivano all’uomo primitivo ottimi rifugi naturali.
Lo attesta l’incredibile ritrovamento dello scheletro di una donna incinta risalente a circa 30.000 anni fa, nella caverna che è attualmente visitabile nel Parco Archeologico di Ostuni. Il primo nucleo cittadino fu, dunque, costruito dai Messapi intorno al VII secolo a.C. Una passeggiata nella città vecchia, detta la “terra” per distinguerla dalla più recente “marina”, regala scorci incantevoli tra vicoli, ripide scalinate, corti e piazzette su cui si affacciano case bianche con fiori alle finestre, botteghe artigiane e invitanti osterie. Sovrasta il borgo la quattrocentesca cattedrale in stile romanico-gotico su cui spicca un grande rosone a 24 raggi.
Lungo la via Cattedrale che divide in due il cuore medievale della città, si trova l’ex monastero carmelitano, oggi sede del Museo delle Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale, dove è esposto il calco della donna sopracitata.
In piazza Beato Giovanni Paolo II vedrete i settecenteschi edifici del Palazzo Vescovile e del vecchio Seminario, collegati dal suggestivo arco Scoppa. Notevoli i tanti palazzi gentilizi dalle facciate barocche e rococò che si susseguono nella città vecchia, cinta dalle mura aragonesi. Nei dintorni di Ostuni, invece, masserie e trulli si nascondono tra distese di ulivi.
A circa due chilometri dalla cittadina si trova poi la grotta di Santa Maria d’Agnano, che per molte tempo ha ospitato riti e culti dedicati ad un’immagine femminile. In essa si sono svolti gli antichi rituali dedicati alla dea Demetra sino alla venerazione di un’icona della Vergine Maria risalente al ‘500. All’interno della grotta, che si raggiunge attraverso un suggestivo percorso naturalistico, si trova il calco di Ostuni 1, la donna gestante del Paleolitico con il piccolo feto, oltre al calco di un cacciatore risalente a circa 30.000 anni fa.
Carovigno

Continuando sulla via Traiana si arriva a Carovigno, dove sorge il castello Dentice di Frasso che si sviluppa su pianta triangolare con possenti torrioni per ogni vertice.
Di fondazione normanna il castello viene ampliato e fortificato tra il Quattrocento e il Cinquecento, riadattandolo alle nuove e diverse strategie d’attacco e difesa dettate dagli armamenti in uso in quelle epoche storiche.
L’emblematico torrione a mandorla, posto sullo spigolo nord-est del castello venne costruito nel XVI secolo dai Loffreda, all’epoca feudatari di Carovigno.
La torre risulta particolarmente interessante e si rifà all'influsso stilistico dell'architetto senese Francesco di Giorgio Martini, impegnato in questi anni a sopraintendere la costruzione delle piazzeforti di Taranto, Otranto, Gallipoli e Brindisi.
Nel corso dei primi anni del ‘900 il castello sarà dimora della famiglia Dentice di Frasso che attuerà nuovi interventi di restauro, cercando di riportare l’antico maniero al suo aspetto originario, e deciderà di risiedervi al suo interno.
Oggi il castello è sede della Biblioteca Comunale, del Consorzio di Gestione della Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto e sarà presto sede di un Museo Archeologico Civico.
Ceglie Messapica

Ceglie Messapica sorge nella parte meridionale dell'altopiano delle Murge tra la Valle d’Itria e il Salento, in una zona collinare chiamata soglia messapica. È uno dei borghi più antichi della Puglia.
Ceglie era una delle città della Dodecapoli messapica ed era nota con il nome di Kailìa. Originariamente costitutiva il centro difensivo più importante dei Messapi in guerra con i coloni spartani che, dopo aver fondato Taranto, ambivano a conquistare tutta la Magna Grecia.
Della civiltà messapica oggi rimangono numerosi resti archeologici: il sistema difensivo che comprende specchie, fortini, mura e muraglioni chiamati paretoni, oltre a necropoli, iscrizioni, monete e vasi. Esplorate quindi l’antico borgo che si sviluppa ai piedi del Castello Ducale, risalente circa al 1100, costruito originariamente come punto di avvistamento e fortificazione su uno dei due colli su cui sorge Ceglie.
Il nucleo originario del castello è costituito dalla torre normanna del XV secolo, alta 34 metri, che è il simbolo della città.
Accedete al centro attraverso le porte di epoca medioevale. Ammirate la Torre dell’Orologio e i numerosi palazzi del XVIII- XIX secolo tra cui Palazzo Allegretti o Palazzo Vitale. Non perdete una visita al Maac, Museo Archeologico e dell’arte contemporanea.
A soli 1, 5 km dal centro si trovano poi le spettacolari grotte di Montevicoli che offrono un percorso sotterraneo a circa 100 metri tra magnifiche stalagmiti.
Di grande fascino, infine, la chiesetta della Madonna della Grotta, costruita su una grotta naturale che fu luogo di preghiera dei monaci bizantini attorno al ‘900 d.C. Purtroppo il sito di grande rilevanza storica è in stato di abbandono ma testimonia della presenza dei monaci orientali, che contribuirono allo sviluppo culturale della Valle d’Itria nel Medioevo.
San Vito dei Normanni

Vale poi la pena visitare il borgo di San Vito dei Normanni. La piazza principale del paese è dominata dal castello abitato dalla famiglia Dentice di Frasso, che si sviluppa attorno al torrione medievale con tipiche merlature, feritoie e caditoie attribuito alla volontà di Boemondo il Normanno.
Attorno alla prima fortezza si è sviluppato il borgo e il castello cinquecentesco che ha subito continui ampliamenti e rifacimenti. Alla fine dell'Ottocento gli ultimi eredi della famiglia Dentice di Frasso hanno rivisitato il castello secondo il gusto dell'epoca.
Nel borgo vedrete poi il Palazzo Azzariti, costruito per volontà della famiglia Azzariti nella seconda metà dell’800 per destinarlo a propria residenza. Non perdete poi la chiesa di San Giovanni, la più antica del paese, un prezioso gioiello barocco.
La chiesa, ormai sconsacrata, fu ceduta dalla famiglia Dentice di Frasso al Comune di San Vito. Attualmente viene utilizzata per ospitare mostre e incontri culturali. Merita anche la chiesa di Santa Maria della Pietà, chiamata "Chiesa dell'Ospedale", poiché accanto ad essa sorgeva l'ospedale di ricovero per viandanti, trasferito nell'Ottocento nei locali del convento dei Padri Domenicani.
La chiesa, sorta intorno al 1559, ampliata e restaurata nel 1797, presenta una caratteristica pianta quadrata con i vertici leggermente smussati all'esterno.
Brindisi

Di origini messapiche, Brindisi è sempre stata una porta verso l’Oriente, intrattenendo strette relazioni commerciali e culturali soprattutto con la Grecia e i Paesi dell’Europa dell’est.
Le Colonne Romane oggi testimoniano dell’epoca in cui Brindisi fu conquistata da Roma.
A pochi passi si trova il Duomo di origine romanica, dove nel 1225 fu celebrato il secondo matrimonio dell’imperatore Federico II. Sulla stessa piazza del Duomo si affaccia anche il Seminario Diocesano, massimo esempio di architettura barocca a Brindisi, che oggi ospita il Museo Diocesano Giovanni Tarantini.
Sulla sinistra del Duomo si trova il Portico dei Cavalieri Templari di epoca medievale e poco distante la Loggia di Palazzo Balsamo. Meritano una visita anche la chiesa di San Giovanni al Sepolcro di epoca normanna e la chiesa di San Benedetto del 1080 che conserva il chiostro dell’ex convento annesso alla chiesa.
Proseguendo si arriva al Castello Svevo voluto dall’imperatore Federico II. Visitate poi il Museo Archeologico Provinciale (MAPRI), intitolato all’archeologo Francesco Ribezzo, che ripercorre la storia dell’antica Briundisum dalla Preistoria alla fine dell’Impero Romano.
Tra i palazzi antichi invece fate caso al cinquecentesco Palazzo Granafei Nervegna, costruito dalla famiglia Granafei nel 1565 come propria residenza, dove visse fino al 1862, anno in cui il palazzo venne ceduto alla famiglia Nervegna.
Infine, percorrendo il centrale corso Garibaldi si arriva al porto, uno dei porti principali d’Italia, diviso in tre bacini, il più esterno dei quali è limitato dalle isole Pedagne.
Di fronte alle banchine del porto vedrete poi la Casa del Turista, il monumento che ha da sempre rappresentato un simbolo di accoglienza per i naviganti in transito da Brindisi verso l’Oriente.
Mappa e cartina