Quali sono i luoghi misteriosi in Campania? In Campania già solo la città di Napoli, come ogni città storica, avrebbe molti segreti da raccontare.
Rispetto ad altri centri, Napoli un po’ di più: fondata oltre 2500 anni fa, è una delle città più antiche d’Europa.
Le sue strade sono state attraversate da un’infinità di viaggiatori, mercanti e regnanti, senza contare il viavai dei marinai e gli incroci culturali nati sul mare.
A differenza di alcune metropoli del mondo antico, quale Babilonia, Napoli continua a vivere e, instancabile, non smette di trasformarsi. Eppure, fra i suoi quartieri si respira l’aria di tradizioni immutabili, fra leggenda e fantasticheria, forse la stessa magia di quei tempi ancestrali miracolosamente sopravvissuta nei secoli.
Non solo. Dall’ombra mitica della Magna Grecia al fascino sublime della natura, con i Campi Flegrei e il Vesuvio, ammirato e temuto, ogni cosa sembra narrare il fascino arcano di una storia inquieta e millenaria, enigmatica.
Ecco alcuni luoghi misteriosi in Campania da segnare sul prossimo taccuino di viaggio.
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Il borgo fantasma di Roscigno Vecchia
Situato in quello che oggi fa parte del Parco Nazionale del Cilento, era un villaggio di pastori, che abitavano in queste terre tracciate e disegnate dal rito della transumanza.
Oggi Roscigno Vecchia è un borgo fantasma: come accadde a tanti luoghi lo spopolamento fu graduale, fino a quando ad abitare fra quelle case di pietra antica non fu che una sola persona, Teodora Lorenzi detta Dorina.
In tempi più recenti a far rimanere vivo il borgo come unico abitante è stato Giuseppe Spagnuolo.
Era rimasto lui come guardiano di Roscigno Vecchia, ma se n’è andato nel 2024 e ora, dopo la sua morte, resta il silenzio in cui percorrere l’ampia piazza, sbirciando tra le finestre e immaginando la vita di un tempo.
Antro della Sibilla
Un tunnel di pietra, scavato nel tufo e percorso dai soldati romani che sbarcavano nel Portus Julius, fino all’ampia sala dove la profetessa sedeva, oracolo antico, incontrando chi cercava il suo aiuto, ecco il fascino dell’antro della Sibilla nel Parco Archeologico di Cuma, all’interno dei Campi Flegrei.
La leggenda racconta che la Sibilla invecchiò fino a diventare piccola come una cicala e, infine, scomparire.
Della Sibilla Cumana, sacerdotessa che presiedeva il culto solare di Apollo e quello lunare di Ecate, rimase solo la voce e chissà che percorrendo questo luogo millenario, la cui origine si perde nella notte dei tempi, sia ancora possibile ascoltare la voce segreta delle verità nascoste dentro di noi.
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Cimitero delle Fontanelle
Oltre a costituire uno dei luoghi più suggestivi della città di Napoli, il Cimitero delle Fontanelle, antico ossario, incanta e atterrisce per un rituale ad esso connesso. Era il culto delle "anime pezzentelle", la pratica di adottare un’anima come protezione.
Al cranio, detto capuzzella, corrispondeva un’anima pezzentella, ovvero abbandonata, per cui ci si impegnava a raccogliere offerte e celebrare messe. Il culto venne ufficialmente proibito nel 1969 con un decreto del Tribunale ecclesiastico, che considerò “pagana” questa pratica, segno, tuttavia, di una profonda connessione con la morte e di una tradizione radicata.
Camminando fra i corridoi dell’ossario si possono osservare cumuli di teschi e scheletri, fra cui l’inquietante statua senza testa del monaco dominicano San Vincenzo Ferrer.
Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
Anche questo luogo era connesso al culto delle anime del Purgatorio. La chiesa barocca di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, consacrata nel Seicento e situata in via dei Tribunali a Napoli, presenta due livelli.
Sotto l’edificio superiore si nasconde l’ipogeo: una chiesa di uguali dimensioni come quella in superficie, ma completamente disadorna, dedicata alle anime del Purgatorio; sottostante, c’è un ulteriore ossario. In fondo a questa chiesa sotterranea noterai un teschio con un velo da sposa, circondato da ex-voto e ceri.
Si tratta di una leggenda legata a Lucia, vissuta nel Settecento e morta di tisi a diciassette anni subito dopo il matrimonio: il padre l’aveva seppellita qui e da allora viene invocata come protettrice delle giovani spose.
Lago d’Averno
Anticamente, fin dai tempi dell’antica Roma, questa era considerato la porta dell’Oltretomba.
Nel lago di origine vulcanica, dimora dell’angelo caduto Lucifero, secondo la tradizione si troverebbe l’accesso al mondo dei morti: il lago d’Averno, il cui nome significa “senza uccelli”, è stato oggetto di numerose ricerche.
A causa della sua particolare natura sono stati osservati fenomeni come l’effetto Fata Morgana, che in Italia di solito può apparire anche nelle prime ore del mattino sullo Stretto di Messina, in estate.
Nelle vicinanze del lago d’Averno si trova anche l’Antro della Sibilla Cumana e il tempio d’Apollo, scavato nella roccia di tufo e con l’uscita in mare, luogo di riti legati alla morte e alla negromanzia.
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Monastero di Sicignano degli Alburni
È conosciuto come “il convento dei monaci del Diavolo” e il motivo si intreccia a una storia lontana nel tempo, accaduta in quello che oggi è un monastero abbandonato nella provincia di Salerno, dove ancora sono visibili le antiche costruzioni.
Il convento fu abitato fino al 1720, quando i monaci diedero riparo a un viandante stanco, che piano piano divenne uno di loro. Giunto bussando al portone a chiedere riparo per una notte, lo sconosciuto divenne prima il tuttofare del convento, poi decise di prendere i voti.
Ma il giovane frate un giorno si innamorò di una ragazza delle campagne intorno: uno dei frati scoprì i due innamorati. Il ragazzo venne chiuso in una cella e lei, invece, fu accusata di stregoneria, torturata e bruciata viva. Dopo la morte della ragazza, il giovane venne liberato. Ad uno ad uno, ogni frate nei mesi successivi morì misteriosamente.
Fu così che il monaco, un tempo viandante giunto per caso in questi luoghi, rimase solo: venne impiccato davanti al convento per aver ucciso anche la moglie di un nobile giunto una notte a chiedere ospitalità e si dice che ancora la sua anima inquieta si aggiri terrorizzando chi osa capitare qui.
Per un periodo, intorno agli anni Settanta, il posto sembra sia stato sede di un collegio: chissà se avrebbero delle storie da raccontare gli studenti che dormivano qui.
Parco sommerso di Baia
La città sommersa di Baia nel golfo di Napoli, insieme al parco sommerso di Gaiola, oggi fa parte di un’area protetta.
Il Parco sommerso di Baia presenta otto percorsi dedicati a chi ama le immersioni. Immagina di immergerti nel blu con i branchi di pesci che ti scivolano accanto silenziosi.
Nuotando, seguire le antiche strade inabissate, fra i resti di colonne crollate e le statue del ninfeo romano di Punta Epitaffio, scoperto nel 1969: un po’ come un viaggio alla scoperta di una piccola Atlantide scomparsa.
Centro termale di villeggiatura per l’aristocrazia romana, dal IV secolo a. C. Baia iniziò a sprofondare lentamente nel mare.
Le ville furono abbandonate e da duemila anni il sito si è trasformato nel luogo di una città sommersa, regno dell’acqua.
Catacombe di San Gaudioso
Nel cuore di Napoli si cela una necropoli paleocristiana, oggi al di sotto del luogo in cui nel Seicento venne edificata la Basilica di Santa Maria della Sanità.
Sulla necropoli greco-romana, si aggiunsero le vittime dell’epidemia di peste nel Seicento e chi venne falcidiato dal colera negli anni Trenta dell’Ottocento: la morte diventa il racconto di una società e dei secoli passati.
Un dettaglio interessante? Nel mondo cristiano seicentesco si credeva che la testa, sede del pensiero, fosse la parte più importante di noi, per questo solo i crani venivano staccati e conservati in maniera distinta, mentre il resto dello scheletro ammassato negli ossari.
Piramidi di Benevento
L’area intorno a Benevento, diventata celebre come città delle streghe e per essere stato luogo di culto della dea lunare Iside, è un altro dei posti dove la storia antichissima e le leggende che l’hanno attraversata sono tali da renderla una fonte inesauribile di aneddoti e racconti misteriosi.
Una delle notizie più affascinanti di recente ha riguardato quelle che sono note come le piramidi di Benevento: si tratta di una scoperta relativamente giovane, del 2008.
Le piramidi si trovano fra Caiazzo, Moiano e Sant’Agata dei Goti, a cui si aggiunge una piramide situata nei pressi di Montesarchio, trovata successivamente.
Sono un’opera umana o un’eccezionale creazione naturale? Tracciando una linea fra le quattro, il segmento sembrerebbe poter evocare un allineamento con Orione.
Secondo i geologi si tratterebbe semplicemente di fenomeni legati all’erosione e alle direttrici tettoniche: singolari, sì, ma non impossibili, dunque.
Eppure, un lato di questa storia ci lascia comunque un sapore leggendario, pensando a tutta la storia passata per queste terre attraversate da Longobardi, Romani, Greci, Etruschi, Osci e Sanniti. Di tanti secoli vissuti non possediamo che frammenti e in fondo proprio in questo immenso non sapere si nasconde il fascino che accende il senso del mistero.
Giardini di Villa Ayala
Ultimi, ma non per importanza, i giardini di Villa Ayala, dove agli alberi antichi e a un sistema di grotte che risulterebbe risalire all’antica Roma, si aggiunge la bellezza del palazzo nobiliare.
L’elemento inconsueto è rappresentato dalle statue: sono così tante da trasformarsi in una presenza curiosa, capace di farsi notare.
Villa Ayala e i suoi giardini risultano temporaneamente chiusi, eppure si tratta di una meta preziosa della provincia di Salerno.
Esempio dei tesori da valorizzare di cui è ricco il nostro territorio, sarebbe fondamentale esistessero fondi per le ristrutturazioni e per le guide, nella consapevolezza che salvare dall’abbandono significa preservare un patrimonio di storia e cultura per la crescita e il futuro del mondo intero.