
Un viaggio indietro di migliaia di anni tra paesaggi selvaggi, natura ancestrale, sconfinate foreste e misteriosi complessi megalitici. La Basilicata mostra la Terra come doveva essere prima dell’intervento dell’uomo.
Le Dolomiti Lucane, nel cuore di questa regione senza tempo, sono il belvedere naturale da cui osservarla. Le alte guglie rocciose dalle sagome curiose che rievocano quelle dell’aquila reale o della civetta, si innalzano verso il cielo, proteggendo gli incantevoli borghi-presepe arroccati sulle maestose cime. Terra di luce e di boschi, di streghe e briganti, di conti e nobildonne, la Lucania vista dalle Dolomiti Lucane è un ritorno a un mondo genuino, autentico e sincero. Un viaggio che si confonde tra storia e leggenda.
Ecco cosa vedere e cosa fare sulle Dolomiti Lucane e dintorni.
Cosa vedere sulle Dolomiti Lucane
- Pietrapertosa
- Castelmezzano
- Accettura
- Oliveto Lucano
- Garaguso
- Calciano
- Tricarico
- Campomaggiore vecchio
- Albano
- Brindisi di Montagna
- Parco di Gallipoli Cognato
Pietrapertosa
È il comune più alto della Basilicata che sorge a 1088 m di altitudine nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato. Incastonato tra le guglie rocciose delle Piccole Dolomiti Lucane, Pietrapertosa assomiglia a un presepe quando le prime luci si accendono al calar della sera. Il borgo prende il nome dall’antica Pietraperciata, che vuol dire “pietra forata”, dovuto alla presenza di una grande rupe forata da parte a parte. Il paese protetto dalle Dolomiti Lucane, che domina la valle del Basento come una fortezza naturale, ha favorito l’insediamento dell’uomo fin dai tempi più remoti. La parte più antica del borgo conserva, ancora oggi, l’antico nome saraceno di Arabat caratterizzato da strade strette e vicoli ciechi. Piccole case contadine, incastrate l’una nell’altra e quasi poggiate alla roccia scoscesa, creano un labirinto di stradine e scalette, salite e discese che si integrano perfettamente nella natura circostante.
Non dimenticatevi di salire al castello per ammirare il panorama mozzafiato su monti, boschi, valli, fiumi e colline di questa terra incontaminata. Meritano una visita anche la quattrocentesca Chiesa Madre dedicata a San Giacomo e il convento di San Francesco, eretto nel 1470. Vi è annessa una chiesa che custodisce splendidi affreschi seicenteschi e un polittico di Giovanni Luce da Eboli risalente al 1530, considerato una delle più alte espressioni dell’arte rinascimentale dell’Italia meridionale. Poi con il Volo dell’Angelo potrete raggiungere in pochi minuti Castelmezzano, un altro suggestivo borgo tra le Dolomiti Lucane, posto di fronte a Pietrapertosa.
Castelmezzano
Incastonato tra le vette delle Dolomiti Lucane, Castelmezzano è uno dei tesori della Basilicata, inserito nel circuito delle Bandiere Arancioni del Touring Club Italiano. Il borgo è incorniciato dalle rocce delle Dolomiti che la pioggia e il vento hanno modellato fino a dar loro forme bizzarre. Gli abitanti del luogo vedono nelle cime rocciose la sagoma del becco della civetta, della bocca di leone o dell’aquila reale. Castelmezzano fu presidio normanno fra l’XI e il XIII secolo. Di quel periodo custodisce ancora i resti del castello e le tracce dei Templari che da qui, come in altri luoghi della Basilicata, sono passati nei loro viaggi diretti in Terra Santa all’epoca delle Crociate. Sulla facciata laterale della chiesa di origine duecentesca Santa Maria dell’Olmo, infatti, è venuta alla luce una porta segreta rivolta verso Oriente, sormontata da un architrave triangolare in cui è scolpita una croce templare a otto punte. Come Pietrapertosa, anche Castelmezzano domina la valle del Basento con il suo labirinto di stradine e scalette che affascina i visitatori e i registi che ne hanno fatto un set cinematografico.
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Accettura
Da Pietrapertosa, seguendo la provinciale 13 e attraversando fitti boschi, si arriva ad Accettura, un comune in provincia di Matera situato nel cuore del Parco di Gallipoli Cognato. Il borgo ha antiche origini come testimoniano i resti archeologici, tra cui statuette e sepolcri che fanno ipotizzare che fosse già popolato nei secoli IV-III a.C.
Nell’Alto Medioevo sorse un primo nucleo abitativo probabilmente in località Costa Raja, dove oggi si trovano i ruderi di una fortificazione quadrata. Nel 1272 il paese poi venne completamente distrutto da un incendio, ma poco tempo dopo Carlo I d’Angiò ne ordinò la ricostruzione. Il paese oggi mantiene l’aspetto originario legato alla costruzione spontanea di abitazioni. Camminando tra vicoli e stradine di Accettura dove si affacciano case dai portali in legno e balconi in ferro battuto, si arriva al vecchio quartiere “Scarrone” e alla chiesa dell’Annunziata, ricostruita in stile barocco nel 1588 su un preesistente edificio. A poca distanza si trova la chiesa di S. Antonio che un tempo faceva parte dell’ex convento di S. Francesco, fondato nella seconda metà del XVI secolo, il cui chiostro è inglobato in strutture adiacenti. Da non perdere la Chiesa Madre intitolata a S. Nicola, risalente al XVI secolo con un bel portale in pietra del XIX secolo. Il paese, inoltre, è conosciuto per il cosiddetto “Maggio di Accettura”, un suggestivo rito arboreo la cui origine pagana si perde nella notte dei tempi. La festa che si tiene nei giorni di Pentecoste in occasione dei festeggiamenti per il patrono San Giuliano, celebra l’unione di due alberi, un enorme faggio (il “Maggio” appunto, che rappresenta il maschio) e una “Cima” (un agrifoglio), regina della foresta e simbolo di fertilità, che vengono abbattuti, trasportati con i buoi in paese, innestati l’uno all’altro e innalzati al cielo in una sorta di sposalizio allegorico che congiunge la terra e il cielo, fonte di ogni fecondità. Ma feste simili dedicate ai riti arborei si tengono anche in altri paesi vicini come Castelmezzano, Pietrapertosa e Oliveto Lucano.
Oliveto Lucano
Su un’altura circondata da ulivi sorge Oliveto Lucano, un piccolo borgo situato all’interno del Parco Naturale di Gallipoli Cognato, ai piedi del monte Croccia. L’abitato è dominato dai ruderi di un castello feudale e dalla chiesa madre in stile romanico, intitolata a Maria Santissima delle Grazie.
Passeggiando per il borgo notate i cosiddetti portoni di Bacco, caratteristici portoni in legno delle cantine situati lungo la via delle Grotte e costruiti da artigiani locali tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Nei boschi, invece, sulla cima del Monte Croccia si trovano i resti dell’antica città fortificata Croccia Cognato, fondata da popolazioni di origini sannitiche fra il VI e il IV secolo a.C. Perfettamente conservati sono alcuni tratti dell’imponente cinta muraria. Poco fuori le mura dell’antica città, inoltre, si trova la Grotta di Pietra della Mola (“Petra de la Mola”) dove sono stati rinvenuti reperti risalenti al Neolitico e misteriosi complessi megalitici, che un’equipe di studiosi ha recentemente definito una sorta di Stonehenge lucana. Pare, infatti, che gli enormi massi che si trovano nell’area siano perfettamente allineati alla posizione del sole a mezzogiorno e al tramonto nel solstizio d’inverno e segnalino con precisione solstizio d’estate ed equinozi. È quindi probabile che questo complesso megalitico fosse utilizzato come un “calendario di pietra”.
Garaguso
Garaguso è un centro agricolo ai bordi dell’Appennino lucano, situato nell’alta valle del fiume Cavone, al confine con il Parco di Gallipoli Cognato. Circondato dallo spettacolare profilo del monte La Croccia e dei monti dell’Impiso, ammantati di fitte foreste, Garaguso fu abitata fin dall’età preistorica come attestano alcuni reperti archeologici custoditi nel Museo Archeologico Provinciale di Potenza. Oggi vale la pena vedere la chiesa parrocchiale che conserva una scultura del Quattrocento, raffigurante la Madonna della Puglia, e una tela del 1761 dipinta da Fra’ Deodato da Tolve. Inoltre il borgo custodisce due palazzi considerati beni culturali, il palazzo Moles e il Palazzo Revertera.
Quest’ultimo è un palazzo settecentesco con loggiato a tre arcate diventato un museo sulla vita contadina. Il palazzo, situato nella parte più alta del borgo, fu costruito su un preesistente forte medievale dal duca Francesco III Revertera, dal figlio Nicolò Ippolito e dalla consorte Antonia Therhaimbe, duchi di Salandra di origine spagnola. Il palazzo Revertera divenne il fulcro della ricostruzione di Garaguso in seguito al terremoto del 1694. Una leggenda popolare racconta poi che da questo palazzo ancora oggi nelle giornate ventose sia possibile udire il lamento dei duchi che chiamano il figlio scomparso in un giorno di festa. Recentemente è stata allestita una sala dove si ripercorre la storia del paese.
Calciano
Porta d’accesso nordorientale al Parco Naturale di Gallipoli Cognato, Calciano sorge su una collina al confine con la provincia di Potenza. Anche a Calciano si sono trovate testimonianze di presenze umane risalenti alla preistoria. Oggi molto caratteristiche sono le scalinate appese alle mura esterne delle case. Vale la pena visitare la cinquecentesca chiesa dedicata a San Giovanni Battista che custodisce opere risalenti al XIV-XVI secolo. Interessante anche la chiesa normanna della Rocca del XIII-XIV secolo, probabilmente appartenuta ai monaci che vivevano in un convento collegato alla chiesa. A poca distanza da Calciano si trova poi U’ castidd o Rocca, probabilmente ruderi dell’antico monastero greco-bizantino della Théotokos, intorno al quale era sorto un Corion, un borgo non fortificato.
Tricarico
Tricarico è un grazioso borgo arabo-normanno dalle origini incerte che, tra il IX ed il X secolo, fu una roccaforte araba e successivamente una città fortificata (kastron) bizantina. Inoltre, Tricarico vanta uno dei centri storici più importanti e meglio conservati della Basilicata. Il borgo poco fuori del perimetro del parco, è sovrastato dalla torre normanna del IX-X secolo.
Merita una visita poi la cattedrale dedicata all’Assunta, risalente al 1061, e il convento di Santa Chiara, ricavato nel 1333 in un preesistente castello, con l’annessa cappella del Crocifisso, affrescata dal pittore seicentesco Pietro Antonio Ferro. Il rinascimentale Palazzo Ducale ospita la mostra permanente “Una via di transito dallo Ionio al Tirreno. Testimonianze archeologiche del Medio Basento”, dove sono esposti reperti provenienti in gran parte dall’area archeologica della Civita di Tricarico, dove sorgeva un centro fortificato risalente alla seconda metà del IV secolo a.C. Non dimenticate di esplorare gli affascinanti rioni della Rabatana e della Saracena con vicoli ciechi, orti saraceni e giardini terrazzati di chiara impronta araba.
Campomaggiore vecchio
Campomaggiore nacque come villaggio di epoca romana, fondato sul modello di un accampamento militare, di cui rimangono alcuni ritrovamenti archeologici nelle località Chiapparro e La Macchia. Il borgo nei secoli vide passare Arabi, Bizantini, Normanni e Angioini. Diventato feudo, Campomaggiore fu assegnato nel 1673 da re Filippo IV alla famiglia Rendina che prese a cuore il borgo e ne vide il potenziale agricolo. Il conte Teodoro Rendina, infatti, decise nel 1741 di far diventare Campomaggiore città dell’utopia. Il conte chiamò allora Giovanni Patturelli, architetto allievo di Luigi Vanvitelli, che progettò un’innovativa struttura urbanistica ispirata alle teorie utopistiche dei pensatori illuministi Charles Fourier e Robert Owen. La città venne strutturata a scacchiera intorno alla Piazza dei Voti, baricentro di tutto lo schema urbano, e vennero realizzati il palazzo dei Rendina, il municipio, la caserma dei Carabinieri Reali, la nuova chiesa parrocchiale e le strutture atte a ospitare i servizi e le botteghe per la comunità. Il conte inoltre promise a chi si stabiliva a Campomaggiore un lotto di venti palmi per la costruzione della casa, terra da coltivare e altri benefici.
In cambio i coloni si impegnavano a versare dei tributi in natura o in denaro e a svolgere dei lavori per i loro signori. L’intero abitato fu progettato per ospitare milleseicento abitanti e dar vita a un paese utopico dove non esistesse la povertà. Fu un esperimento d’avanguardia sociale improntato agli ideali di uguaglianza e libertà, durato 140 anni, che ebbe purtroppo una tragica fine. Nel 1885 una frana distrusse Campomaggiore, mandando in frantumi il sogno di pace e prosperità. Così il nuovo centro abitato venne costruito a 4 circa chilometri dall’antico borgo. Oggi la città dell’utopia rivive in uno spettacolo che si tiene ogni anno a fine agosto e attraverso un percorso artistico tra i ruderi che possono essere visitati tutto l’anno.
Albano
Poco distante da Campomaggiore, Albano di Lucania sorge a 899 metri sul monte San Leonardo. Le sue origini sono incerte, ma si sa che durante i secoli fu governata da varie famiglie nobili. Della sua storia rimangono tracce nei bei palazzi adornati di portali in pietra scolpita del centro storico. Vale la pena vedere la Chiesa Madre intitolata all’Assunta, di impianto medievale ma in seguito rimaneggiata, affrescata con dipinti del XIII-XIV secolo. Nei dintorni di Albano sorgono interessanti santuari come quello della Madonna delle Grazie, alcune grotte come quella dell’Annunziata, una necropoli del IV secolo a.C. e i palmenti. Questi ultimi sono delle strutture a forma di vasca, formati da grandi blocchi di pietra la cui funzione ancestrale era quella di altari dove si svolgevano riti pagani.
Brindisi di Montagna
È un altro antico borgo di montagna arroccato a 800 metri. Sul paese svettano i ruderi di un castello longobardo da cui si gode una vista bellissima sulla Valle del Basento.
Nel centro storico la chiesa Madre custodisce una tela del pittore settecentesco, Nicola Peccheneda, raffigurante la Madonna del Carmine, e nei dintorni, nella foresta Grancia, sorgono i ruderi del complesso di San Lorenzo, un tempo alle dipendenze della Certosa di Padula. Ma Brindisi di Montagna è noto soprattutto per lo spettacolo La storia bandita, che ogni estate nel parco della Grancia mette in scena le vicende del brigante Carmine Crocco e della sua banda fra il 1799 e il 1861, quando le foreste brulicavano di briganti, gendarmi francesi e piemontesi e contadini oppressi. È una grande performance multimediale tra musical, cinema e teatro che porta sul palcoscenico 400 figuranti in costume, oltre a danzatori e cavalieri che si muovono fra ricostruzioni scenografiche, musiche d’impatto e simulate battaglie.
Parco di Gallipoli Cognato
ll Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane è un concentrato di vertiginosi strapiombi, lussureggiante vegetazione e strette gole scavate dagli innumerevoli corsi d’acqua, tra cui il Basento, il maggiore dei fiumi lucani. Il parco si estende per 27.027 ettari nel territorio dei comuni di Accettura, Calciano, Oliveto Lucano in provincia di Matera, Castelmezzano e Pietrapertosa in provincia di Potenza. Il parco comprende le Piccole Dolomiti Lucane, un’imponente cordigliera di arenarie dalle forme aguzze che ricordano quelle delle più celebri Dolomiti alpine. Generatesi quindici milioni di anni fa durante le ultime fasi tettoniche del Miocene medio, le Dolomiti Lucane contribuiscono a creare un paesaggio mozzafiato. La vetta massima raggiunge i 1.319 metri del monte Impiso e i bizzarri profili scolpiscono il suggestivo paesaggio di Castelmezzano e Pietrapertosa. Intorno alle Dolomiti si estendono impenetrabili foreste di cerri, aceri, castagni, roveri, carpini, agrifogli, tigli, meli, peri selvatici, fra cui primeggia quella di Gallipoli Cognato con i boschi di Costa Cervitale, della Montagna di Caperrino, di San Domenico e Serra Barcuta, e il bellissimo Bosco di Montepiano, nei pressi di Accettura.
Il Parco, inoltre, è un prezioso scrigno di biodiversità per la ricchezza di specie a volte uniche sia per quanto riguarda la flora che la fauna.
Cosa fare al Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane
L’esperienza più emozionante da fare almeno una volta nella vita al Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane è il Volo dell’Angelo. Un doppio cavo d’acciaio lungo 1.550 metri e sospeso tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa, permette di volare su boschi e valli verdi tra le Dolomiti Lucane. Perfettamente imbracati, si vola da soli o in coppia, a una velocità massima di 120 km/h da una vetta all’altra per 80 infiniti secondi, mentre sotto di voi si apre lo spettacolare paesaggio lucano, sempre se riuscite a tenere gli occhi aperti. Nel punto di massima altezza la distanza dal suolo è di 450 metri. Per i cuori coraggiosi i voli sono due, andata e ritorno. www.volodellangelo.com.
Chi preferisce rimanere sulla terra può provare la Via Ferrata, un percorso attrezzato per scalare le Dolomiti Lucane che permette di raggiungere punti altrimenti inaccessibili e scoprire la grande bellezza del luogo. L’escursione si snoda lungo le dorsali rocciose di Castelmezzano e di Pietrapertosa tra canali, camminamenti e passaggi verticali. Il percorso inoltre si divide in due tratti collegati dal Ponte Nepalese.
Il Ponte Nepalese delle Dolomiti Lucane collega i due punti di partenza delle Vie Ferrate Salemm (Castelmezzano) e Marcirosa (Pietrapertosa). Lungo 72 metri, il ponte vi farà camminare a 35 metri da terra immersi nell’incantevole paesaggio del parco.
Inoltre, il parco offre anche una suggestiva passeggiata letteraria, il Percorso delle Sette Pietre che trae ispirazione dai racconti tramandati oralmente e raccolti nel libro Vito ballava con le streghe di Mimmo Sammartino (Sellerio editore Palermo).
La passeggiata ripercorre un antico sentiero contadino di circa 2 km che collega Pietrapertosa e Castelmezzano. Il percorso prevede 7 tappe dai nomi evocativi: destini, incanto, sortilegio, streghe, volo, ballo, delirio. In ogni tappa si può ascoltare un racconto tratto dal libro, scoprendo così il percorso letterario, visionario e paesaggistico.
Per tutte le attività sopra descritte consultare il sito www.volodellangelo.com per eventuali informazioni e prenotazioni.
Infine, gli amanti delle due ruote possono noleggiare le ebike per esplorare il parco lungo la Ciclovia delle Dolomiti Lucane, un itinerario ad anello che collega i due suggestivi borghi della Basilicata, Castelmezzano e Pietrapertosa. Il percorso, lungo 28 km, vi porterà tra boschi, stradine di montagna e meravigliosi paesaggi del Parco Regionale di Gallipoli Cognato. L’itinerario si svolge per la maggior parte su strada asfaltata dalla pendenza moderata, a meno che non decidiate di fare dei fuoripista. Improvvisi saliscendi, inoltre, faranno divertire gli amanti delle pendenze. Per prenotare consultare il sito https://www.pierfrancescobarba.it.
Nei dintorni del Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane
Nei dintorni del Parco si trova Cirigliano dove vedere il castello del 1593, del cui nucleo originario rimangono un torrione ellittico e la cappella dell’Addolorata. Interessante anche la chiesa Madre di fondazione cinquecentesca. San Mauro Forte, invece, sorge su una collina nei pressi del torrente Salandrella circondato da uliveti secolari. Nel borgo spiccano la torre cilindrica del castello duecentesco, la chiesa barocca dell’Assunta e quella dell’Annunziata, parte del quattrocentesco monastero francescano. Infine, i ruderi di un monastero benedettino del XII secolo. A poca distanza si trova poi il paesino di Gorgoglione da cui provengono molti reperti archeologici risalenti al VI-IV secolo a.C., custoditi in diversi musei lucani.
Cosa mangiare sulle Dolomiti Lucane
La Basilicata offre una cucina prevalentemente di terra. Tra i prodotti tipici della zona assaggiate funghi, tartufi, frutti di bosco, salumi e formaggi come il casieddo, fatto con latte di capra e stagionato in foglie di felci, e il caciocavallo podolico.
Tra le carni si distingue quella di suino nero di Tricarico, della bovina podolica e dell’agnello delle Dolomiti lucane. Tra i primi piatti bisogna assaggiare la pasta fresca, tra cui gli strascinati al ragù oppure con peperoni cruschi, mollica di pane e cacioricotta. La cuccìa poi è una zuppa contadina con grano, ceci, fave, cicerchie, diffusa nell’area delle Dolomiti Lucane. Tra i secondi, per chi non ama la carne, baccalà alla lucana (con peperoni cruschi) o alla potentina, detto anche baccalà a ciauredda (generalmente condito con pomodoro, cipolla, olive nere e uvetta). Merita, infine, di essere conosciuto l’olio extra vergine di oliva lucano. A Campomaggiore si può visitare, su prenotazione, l’Antico Frantoio Di Perna dove degustare l’olio evo d’altura e scoprire i segreti dell’oro verde della Basilicata per finire con una passeggiata tra gli ulivi con vista sui ruderi della città dell’utopia.
Sono tante le osterie o gli agriturismi dove assaggiare le specialità lucane. Tra questi suggeriamo, Peperusko a Castelmezzano, con vista sulle Dolomiti Lucane, che propone taglieri di formaggi e salumi locali, panini e specialità della zona da poter anche acquistare. Sempre a Castelmezzano si trova Al becco della civetta che offre i piatti della cucina tradizionale. A Pietrapertosa, invece, consigliamo La Locanda di Pietra. Tra Castelmezzano e Pietrapertosa, inoltre, si trova La Casa di Caccia all’interno della Tenuta Padula che si estende per 300 ettari nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane. Il ristorante propone le ricette della tradizione a base di prodotti locali negli interni della storica casa di caccia o nel giardino esterno. A chi vuole fermarsi per la notte la tenuta offre diverse tipologie di accoglienti camere. Agli ospiti è riservata la piscina immersa nel verde, con vista sulle Dolomiti Lucane.
Come andare e spostarsi sulle Dolomiti Lucane
Le Dolomiti Lucane distano circa 40 km da Potenza e circa 70 km da Matera. Si possono raggiungere con pulmann che partono dalle due città, ma il mezzo ideale è l’auto, propria o a noleggio, per esplorare tutta la zona in libertà.
Quando andare sulle Dolomiti Lucane
Le Dolomiti Lucane sono un posto magico tutto l’anno. Se siete interessati a camminate ed escursioni nella natura la stagione migliore è chiaramente la primavera.
L’estate invece è il periodo più vivo dal punto di vista degli eventi. Tra gli appuntamenti segnaliamo il Maggio di Accettura nei giorni di Pentecoste, Le Notti della Magia ad Albano di solito a fine agosto, lo spettacolo La storia bandita nel parco della Grancia per tutta l’estate e lo spettacolo La Città dell’Utopia a Campomaggiore a fine agosto. In altri periodi dell’anno si tengono poi le Giornate Medievali con cortei di dame e cavalieri a fine ottobre a Brindisi di Montagna e il Carnevale di Tricarico, Cirigliano e San Mauro Forte, con sfilate di maschere che rappresentano tori e mucche che rimandano alla transumanza.