Il Palazzo di Donn’Anna, a picco sul mare, è uno dei posti più suggestivi di Napoli e uno dei simboli di Posillipo. E’ un posto dove aleggiano leggende e misteri.
Matilde Serao, lo descrive così “Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode.”
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Il palazzo fu realizzato nella prima metà del 1600 su volontà di Anna Carafa moglie del viceré Ramiro Núñez de Guzmán ma non venne mai terminato. Lo spettacolare edificio assunse il fascino di un luogo decadente che ancora oggi spicca sul Lungomare di Posillipo.
Il palazzo nel corso del secolo XIX ebbe numerosi proprietari che ne modificarono la ragione d’uso: fu una fabbrica per cristalli, un hotel e un polo museale prima di diventare una residenza privata. L’edificio oggi non è visitabile.
Sul palazzo aleggiano numerose leggende che furono narrate dalla scrittrice Matilde Serao nel suo libro Leggende Napoletane. Si narra di Donna Anna Carafa, una donna che amava organizzare ricevimenti a cui partecipava tutta la nobiltà spagnola e napoletana.
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Durante una di queste feste venne allestito un palco per una commedia a cui prese parte anche la bellissima Donna Mercedes de las Torres, nipote della duchessa, che recitava il ruolo della schiava innamorata del suo padrone interpretato da Gaetano di Casapesenna, amante di Donna Anna.
Nel vedere la scena del bacio Donna Anna fu presa da una gelosia accecante, le donne litigarono furiosamente, dopodichè Donna Mercede sparì nel nulla.
Si iniziò a vociferare che la donna scappò in un convento, ma nessuno, nemmeno Gaetano riuscì più a trovarla.
Si narra che ancora oggi nel palazzo si possano intravedere i fantasmi di Donna Anna e dei due amanti, Mercedes e Gaetano, che si cercano disperatamente. Nel suo racconto Matilde Serao conclude Quei fantasmi sono quelli degli amanti? O divini, divini fantasmi! Perché non possiamo anche noi, come voi, spasimare d’amore anche dopo la morte?