Napoli

I più bei palazzi del centro storico di Napoli

Palazzo dello Spagnuolo

Passeggiando per le caotiche e colorate strade di Napoli, fate caso ai palazzi monumentali del centro storico. Dall’aspetto decadente, l’atmosfera mediterranea e l’aria nostalgica delle gloriose epoche passate, i palazzi storici di Napoli raccontano di marchesi aragonesi, pittori francesi, altezzose duchesse e incontri mondani.

Varcare i loro maestosi portali vuol dire accedere a meravigliose corti interne che vi stupiranno con illusioni barocche, scalinate ad ali di falco, casine pompeiane, sfarzose terrazze e giardini pensili. Molti di questi palazzi oggi sono sedi di istituzioni pubbliche, altri sono abitate da comuni cittadini e altri ancora vengono utilizzati come spazi per mostre ed eventi. La maggior parte dei palazzi, quindi, si può visitare solo in occasione di aperture straordinarie o con visite guidate, ma vi basterà ammirare le loro maestose facciate e le suggestive corti interne per viaggiare in altri mondi. 

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Ecco i 10 più bei palazzi del centro storico di Napoli.

I 10 palazzi più belli di Napoli 

  • Palazzo Saluzzo di Corigliano 
  • Palazzo di Sangro di Casacalenda
  • Palazzo Venezia
  • Palazzo Marigliano
  • Palazzo Diomede Carafa
  • Palazzo Spinelli di Laurino
  • Palazzo dello Spagnuolo
  • Palazzo Sanfelice 
  • Palazzo Pignatelli di Monteleone
  • Palazzo Carafa di Maddaloni 
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    I Palazzi più belli del centro storico di Napoli

    • Palazzo Saluzzo di Corigliano

    Oggi è conosciuto come la sede dell’università L’Orientale, ma il Palazzo Saluzzo di Corigliano ha una storia antichissima che risale al XVI secolo. Il palazzo che campeggia nel suo rosso mattone in piazza San Domenico, fu progettato dall’architetto Giovanni Francesco Mormando per volontà di Giovanni di Sangro, che desiderava celebrare l’importanza della sua famiglia, una delle più illustri tra quelle partenopee. Fu poi acquistato nella prima metà del Settecento dal duca Agostino Saluzzo, che divenne poi proprietario anche del feudo calabrese di Corigliano. 

    Da qui deriva il nome di questo affascinante palazzo del centro storico di Napoli.

    Divenuto dagli anni Settanta di proprietà dell’università L’Orientale, durante i lavori vennero rinvenuti una strada di origine romana e delle mura greche, poi inglobati nell’aula magna da qui ricavata, che viene pertanto chiamata “Aula Mura Greche”.

    • Palazzo di Sangro di Casacalenda

    Di fronte al Palazzo di Corigliano, sempre su piazza San Domenico, si trova il palazzo di Sangro di Casacalenda, conosciuto soprattutto perché, al piano terra, ospita una delle pasticcerie più rinomate di Napoli, Scaturchio, a cui si deve il tipico dolce “Ministeriale”. 

    Il palazzo fu commissionato da Marianna di Sangro, duchessa di Casacalenda, e terminato da Luigi Vanvitelli anche se cominciato da Mario Gioffredo. Entrando nel palazzo vedrete una bellissima corte con una scenografica scala aperta e gli affreschi di Fedele Fischetti, uno dei quali raffigurante il “Sogno di Alessandro” si trova nell’appartamento del piano nobile, altri sono conservati al museo di Capodimonte. Le colonne che vedrete nel cortile, inoltre, appartenevano alla distrutta cappella bizantina di Santa Maria della Rotonda.

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    • Palazzo Venezia

    In via Benedetto Croce, invece, si trova Palazzo Venezia, donato dal re di Napoli Ladislao II d’Angiò Durazzo alla Serenissima Repubblica di Venezia intorno al 1412 con lo scopo di essere utilizzato come abitazione per i consoli generali a Napoli. Il palazzo Venezia napoletano, fratello maggiore del più noto Palazzo Venezia di Roma, detto anche Palazzo della residenza, è stato per circa quattrocento anni sede dell’ambasciata veneta nel Regno di Napoli. 

    Il palazzo visse il momento di suo massimo splendore tra il XV e il XVI secolo, poi nel 1816 fu ceduto da parte dell’Impero austriaco al giurista Gaspare Capone che lo adeguò alle tendenze artistiche dell’epoca. Nel XIX secolo poi fu eretta una casina pompeiana, che attualmente è un condominio privato.

    Entrando, vi troverete in un magnifico cortile, preceduto da un atrio a volta ribassata sulla quale è dipinto lo stemma del marchesato dei Capone. Non perdete il giardino pensile che presenta le caratteristiche del giardino napoletano del ‘700. Al primo piano del palazzo troverete poi una piccola cappella affrescata, chiamata “grotta della Madonnina”, e la casina pompeiana, ovvero una coffee-house e sala da concerti, che dopo numerose modifiche il giurista Capone ha restaurato secondo i principi dell’architettura classica. Ancora oggi la casina pompeiana ospita numerosi concerti di musica classica. Sempre al primo piano del palazzo, inoltre, si può visitare gratuitamente un appartamento storico, dove si tengono spesso eventi. 

    • Palazzo Marigliano

    In via San Biagio dei Librai 39, in piena Spaccanapoli, non perdete poi il Palazzo Marigliano, oggi sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania. È un gioiello del Rinascimento partenopeo, aperto in occasioni particolari e durante le giornate Fai. Conosciuto anche come Palazzo di Capua, l’edificio fu realizzato nel Cinquecento per volontà di Bartolomeo di Capua, Principe della Riccia e Conte di Altavilla, per poi diventare proprietà dei conti di Saponara e della famiglia Marigliano. Oggi il palazzo ospita anche un bed&breakfast, situato al primo piano, e chiamato Donna Maria Suites in omaggio Donna Maria Marigliano del Monte che ebbe anche una piccola parte nel film La dolce vita di Fellini. Al piano nobile sono inoltre conservati resti di affreschi di Francesco De Mura. Ma prima di tutto fermatevi ad osservare il cortile interno che è tuttora il centro del palazzo. Un tempo accoglieva cellai, magazzini, il forno del ‘400 ancora intatto e le scuderie fino agli anni ’30 del ‘900, poi vi si è insediato “Il Giornale” di Benedetto Croce, oggi ospita alcune botteghe della tradizione artigianale napoletana tra cui l’Antica Legatoria, l’Ospedale delle Bambole e Tiziana D’Auria Presepi. 

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    • Palazzo Diomede Carafa

    Lungo la stessa via San Biagio dei Librai, ma al civico 121, si trova poi il Palazzo Diomede Carafa, un altro magnifico esempio di architettura rinascimentale napoletana, fatto costruire nel XV secolo proprio da Diomede Carafa, primo conte di Maddaloni e personalità di spicco della corte aragonese, con lo scopo di ospitare i reperti dell’antichità rinvenuti nella città, ricostruendo un preesistente edificio medievale probabilmente sempre appartenente alla famiglia Carafa. 

    È uno dei migliori esemplari di architettura napoletana del Rinascimento, interamente rivestito da bugne in tufo giallo e pietra grigia che si alternano tra loro, di gusto medievale. L’imponente facciata presenta un grande portale quadrato in marmo bianco, tipico del Rinascimento napoletano, arricchito da due battenti in legno intagliati in stile tardogotico, raffiguranti nei dodici riquadri le insegne della famiglia Carafa.

    Entrando nel cortile del palazzo vedrete un calco di una colossale testa di cavallo di origine classica, a quanto pare un’opera romana del III secolo a.C. Nel cortile è custodita, inoltre, la copia in terracotta della Testa di cavallo bronzea, parte di un monumento equestre che Donatello non ultimò mai per il re Alfonso V d’Aragona. L’originale venne donata dall’ultimo principe Carafa di Colubrano al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il Palazzo è osservabile nella parte esterna perché di uso privato. 

    • Palazzo Spinelli di Laurino

    Su via dei Tribunali sorge poi il Palazzo Spinelli di Laurino, risalente al XV secolo. È uno degli edifici monumentali più antichi e misteriosi di Napoli. Si tratta di un palazzo appartenuto a Troiano Spinelli, un importante filosofo, economista e storico italiano, duca di Aquara, nato a Laurino nel 1712. Riconoscerete il palazzo, situato di fronte alla storica pizzeria Sorbillo, dal portone d’ingresso che presenta un’aquila con le ali spiegate sul cui petto è presente lo stemma dei Laurino e dei Tuttavilla di Calabritto, famiglia a cui apparteneva la moglie di Troiano Spinelli. 

    Risale al XIII secolo, ma quello che oggi conosciamo come Palazzo Spinelli è nato nel 1767 dall’unione di due edifici preesistenti. La sua particolarità è il cortile dalla pianta a forma ellittica, unico nel suo genere a Napoli. Il cortile inoltre è decorato da stucchi, terrecotte e ben dodici statue allegoriche che portano la firma di Jacopo Cestaro. Al centro si trovano un orologio, la statua di una vergine e due busti romani. Il palazzo, inoltre, è noto per la sua imponente scalinata interna a doppia rampa. Oggi purtroppo il palazzo versa in stato di degrado, ma in passato ha vissuto momenti gloriosi come set cinematografico di alcuni film come Giallo napoletano di Sergio Corbucci (1979), La Pelle di Liliana Cavani (1981) e Maccheroni di Ettore Scola (1985).

    Il palazzo, infine, è conosciuto per la leggenda del fantasma di Bianca, una giovane damigella al servizio della famiglia Spinelli. La storia racconta che Bianca fu murata viva all’intero di una delle tante stanze del palazzo, per volere della moglie di Troiano Spinelli, Lorenza, gelosa della giovane che conquistò il cuore del duca. Il fantasma della damigella aleggerebbe ancora tra le stanza del palazzo.

    • Palazzo dello Spagnuolo 

    In via Vergini 19, nel rione Sanità, si trova questo magnifico esempio di architettura barocca napoletana. Il palazzo dello Spagnuolo fu costruito nel 1738 su commissione del marchese di Poppano Nicola Moscati. Il palazzo è generalmente attribuito a Ferdinando Sanfelice, uno degli architetti più creativi del Settecento napoletano.

    Quello che vi stupirà, entrando nel cortile, è la monumentale scala a doppia rampa, definita “ad ali di falco”, che fu pensata come una sorta di luogo di incontro. La scala presenta cinque aperture per piano che, ad accezione dell’ultimo, si sviluppano simmetricamente. L’interno e l’esterno sono impreziositi da decorazioni in stucco in stile rococò. Le porte di accesso agli appartamenti poi sono sormontate da stucchi che incorniciano medaglioni con ritratti del primo proprietario del palazzo, il marchese Nicola Moscati. L’affascinante cortile del Palazzo dello Spagnuolo, infine, è stato scelto molte volte come set cinematografico per film come Passione di John Turturro e serie come Gomorra. 

    • Palazzo Sanfelice 

    Poco distante dal Palazzo dello Spagnuolo, sempre nel rione Sanità, si trova il Palazzo Sanfelice, costruito tra il 1724 e il 1728 dall’architetto e pittore Ferdinando Sanfelice che ne fece la sua residenza. Ferdinando progetta il palazzo accanto ad un preesistente edificio acquistato dalla famiglia, che quindi viene inglobato nel progetto della sua maestosa residenza. Sui portali gemelli in piperno e marmo vedrete delle targhe settecentesche tra le sirene e il balcone del primo piano.

    Ma sono le originali rampe di scale “ad ali di falco” che vi ricorderanno quelle del Palazzo dello Spagnuolo, progettato dallo stesso Sanfelice. Ammirate l’intreccio delle scale e dei ballatoi attraverso cui si scorge il giardino retrostante, e non dimenticate di esplorare entrambi i cortili che sono stati scenografia di numerosi film tra cui il recente Il sindaco del rione sanità di Mario Martone. 

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    • Palazzo Pignatelli di Monteleone

    È un cinquecentesco palazzo, costruito dalla famiglia Pignatelli di Monteleone, l’attuale Vibo Valentia, che si trova in Piazza del Gesù Nuovo. Quello che colpisce è lo splendido portale d’ingresso arricchito dall’alternanza di marmo bianco e piperno, con colonne che sorreggono mascheroni antropomorfi dal volto minaccioso. Dopo il restauro affidato all’architetto Ferdinando Sanfelice, il palazzo a fine ‘700 cominciò ad essere teatro di numerosi incontri mondani organizzati dai proprietari ai quali partecipò anche Casanova, che in quel periodo era ospite di don Carlo Carafa. Successivamente il palazzo venne acquistato dal banchiere francese René Hilaire Degas, nonno del celebre pittore Edgar Degas che soggiornò diverse volte al palazzo. Oggi potete ammirarlo dall’estero o passeggiare nella sua corte. 

    • Palazzo Carafa di Maddaloni 

    Il palazzo è uno dei maggiori esempi di architettura civile del barocco napoletano, oltre che simbolo di lusso e sfarzo della Napoli settecentesca. Conosciuto anche come Palazzo d’Avalos, fu costruito tra il 1489 e il 1525 da Cesare d’Avalos, marchese del regno di Aragona, ceduto mezzo secolo dopo al banchiere Gaspar Roomer, e successivamente acquistato da Diomede Carafa, conte di Maddaloni e consigliere di Alfonso V che affidò i lavori di ristrutturazione all’architetto Cosimo Fanzago. 

    Durante i secoli XVII e XVIII furono restaurati e ridecorati gli ambienti interni per opera di artisti come Micco Spadaro, Francesco De Maria, Giocomo del Po e Fedele Fiaschetti; di quest’ultimo è ancora visibile l’affresco della volta del Salone con l’Ingresso di Alfonso V d’Aragona a Napoli.

    Fin dal primo sguardo il palazzo vi impressionerà per il suo maestoso portone con decorazioni sia nella parte interna che esterna. Superato l’ingresso, sorprende poi il portale che si innalza fino al balcone principale del piano nobile. Notate anche i dieci balconi che si affacciano sia sul lato principale sia su quello di via Toledo, sui quali vi sono dei medaglioni con aquile e leoni che simboleggiano le virtù della famiglia Carafa. Il cortile poi dà accesso al grande scalone che conduce agli ambienti interni. Tra questi il famoso salone Maddaloni, completamente affrescato, dove si esibirono i più grandi musicisti. Durante il ‘700, infatti, il palazzo ospitava grandi feste dell’alta nobiltà partenopea, descritte anche dal veneziano Giacomo Casanova. Il palazzo, dopo essere stato anche sede della Suprema Corte di Giustizia, oggi è proprietà privata, abitato da circa cinquanta famiglie.

    Autore: Francesca Ferri 

    Foto: ©  Glen Berlin / Shutterstock

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