Napoli

Cosa fare a Napoli quando Piove, attività e cose da vedere al coperto

Ponte 25 aprile se piove

Napoli è sicuramente la città che vorremmo visitare in una giornata di sole, ma anche con la pioggia la città partenopea ha il suo fascino. 

Il maltempo invita infatti a rifugiarsi nei prestigiosi musei o nelle antiche chiese, a esplorare la Napoli sotterranea e la Galleria Borbonica, a fare shopping nella Galleria Umberto I o a ripararsi in una delle famose pizzerie di Napoli. Ecco cosa fare a Napoli quando piove. 

Cosa fare a Napoli quando Piove, attività e cose da vedere al coperto

  • Napoli sotterranea
  • Galleria Borbonica 
  • Cimitero delle Fontanelle 
  • I musei di Napoli 
  • Città della Scienza 
  • Il Cristo Velato, Cappella Sansevero
  • Castel dell’Ovo
  • Galleria Umberto I 
  • Il Duomo 
  • Mangiare una pizza

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Napoli sotterranea

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A quaranta metri di profondità sotto la città di Napoli si nasconde da secoli un’altra città, la Napoli sotterranea. È il grembo di Napoli, da cui la città stessa è nata. Visitarlo significa compiere un viaggio nel tempo lungo duemila e quattrocento anni. 

Ogni epoca, dalla fondazione di Neapolis alla Seconda guerra mondiale, ha lasciato traccia nella Napoli sotterranea. I primi manufatti di scavi sotterranei risalgono a circa 5.000 anni fa, quasi alla fine dell’era preistorica. Successivamente, nel III secolo a.C., i Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi di Neapolis e scavarono numerosi ipogei funerari. Lo sviluppo imponente del reticolo dei sotterranei iniziò però in epoca romana: i romani infatti in epoca augustea dotarono la città di gallerie viarie e soprattutto di una complessa rete di acquedotti. Larghi quel poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramavano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni situate in diverse aree della città superiore.

Fu solo agli inizi del XX secolo che si smise di scavare nel sottosuolo per l’approvvigionamento idrico e si abbandonò una rete di cunicoli e cisterne di oltre 2.000.000 m², diffusa per tutta la città. I sotterranei furono quindi utilizzati durante la Seconda guerra mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai disastrosi bombardamenti che colpirono la città. Le cavità furono illuminate e sistemate per accogliere decine e decine di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere in profondità. Resti di arredi, graffiti e vari oggetti in ottimo stato di conservazione testimoniano ancora oggi la grande paura dei bombardamenti, facendo riemergere un tragico spaccato di vita dei rifugiati dell’epoca. Oggi scendendo nella Napoli sotterranea si possono visitare i resti dell’antico  acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della Seconda guerra mondiale, il Museo della Guerra, gli Orti Ipogei, la Stazione Sismica “Arianna” e i resti dell’antico teatro greco-romano. 

Galleria Borbonica 

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Un altro percorso molto suggestivo nella Napoli sotterranea è quello che porta alla scoperta della Galleria Borbonica, considerata il vanto dell’ingegneria civile borbonica. Il tunnel prende il nome dal re Ferdinando II di Borbone che nel 1853 ne avviò la realizzazione allo scopo di creare un collegamento segreto sotterrano tra il Palazzo Reale e piazza Vittoria, vicina al mare e alle caserme, in modo da consentire una fuga sicura e veloce al re in caso di pericolo. I lavori durarono tre anni e il 25 maggio del 1855 il tunnel venne inaugurato con il passaggio di Ferdinando II di Borbone, ma poi restò aperto al pubblico per soli 3 giorni. La galleria chiuse definitivamente per motivi economici e per la decadenza dei Borbone con l’arrivo dell’unità d’Italia.

Durante la Seconda guerra mondiale poi divenne rifugio di molti napoletani. Entrando quindi dall’accesso monumentale all’interno del parcheggio Morelli o da Vico del Grottone, a pochi metri da Piazza del Plebiscito, ci si inoltra negli ambienti adibiti all’acquedotto detto della Bolla, si ammirano i ponti e muri realizzati dai Borbone per attraversare le cisterne, oltre ai ricoveri bellici della Seconda guerra mondiale. Durante il percorso, inoltre, si possono frammenti di statue, auto e moto d’epoca, ritrovate sotto rifiuti e detriti, nel periodo tra la fine della Seconda guerra mondiale e gli anni ’70, in cui la Galleria Borbonica fu utilizzata come deposito giudiziale del Comune di Napoli. 

(Foto: © ​Stanislavskyi/Shutterstock)

Cimitero delle Fontanelle 

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Il cimitero delle Fontanelle è uno dei luoghi più suggestivi di Napoli. Si tratta di un ex ossario che si sviluppa per più di 3000 mq e contiene i resti di un numero imprecisato di persone. Si trova nella Sanità, uno dei quartieri più ricchi di storia e tradizione di Napoli. 

Il cimitero è noto perché qui si svolgeva il rito delle “anime pezzentelle”, ossia l’adozione e la cura da parte di un napoletano di un determinato cranio di un’anima abbandonata (detta appunto capuzzella) in cambio di protezione. La particolarità di questo cimitero però non è in quello che si vede ma in tutte le storie, aneddoti e curiosità che vi sono dietro, perciò è consigliabile la visita guidata, che però è a pagamento. Altrimenti il cimitero è a ingresso libero se volete visitarlo in modo autonomo. 

(Foto: © Massimo Santi/Shutterstock)

I musei di Napoli 

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La pioggia è la scusa perfetta per visitare uno dei tanti musei di Napoli. Da non perdere il Museo e Real Bosco di Capodimonte, una reggia ed ex casa di caccia borbonica con 124 gallerie che ospitano una delle più importanti pinacoteche d’Europa, il cui nucleo principale è formato dalla famosa Collezione Farnese. 

Qui potrete ammirare i capolavori del barocco e del rinascimento napoletano, opere di Caravaggio e Botticelli, ma anche dell’arte moderna e contemporanea fino a Andy Warhol.

Riservate per un giorno di sole la visita del Real Bosco di Capodimonte, che nasce come riserva di caccia situata a ridosso della reggia: 134 ettari di giardino storico con oltre 400 diverse specie vegetali impiantate nel corso di due secoli. Inoltre, a Napoli si può visitare il Museo Madre, uno dei poli museali più interessanti del Sud Italia per l’arte contemporanea. 

Gli amanti dell’arte contemporanea in alternativa possono visitare il Pan, Palazzo delle Arti Napoli, che ha sede nel settecentesco Palazzo Roccella. Oppure si può visitare il Museo archeologico nazionale di Napoli (MANN), un importante museo archeologico per quanto riguarda l’arte romana. In zona Lungomare, invece, si trova Villa Pignatelli, uno dei pochi esempi italiani di casa-museo, il luogo ideale per gli amanti delle ceramiche e delle carrozze. 

Città della Scienza 

La Città della Scienza è il principale museo scientifico interattivo italiano adatto a visitatori di tutte le età ma che conquisterà in particolare i bambini. Un luogo di sperimentazione, apprendimento, divertimento, incontro e dialogo costruttivo con la scienza e la tecnologia, basato sull’interattività e la sperimentazione diretta dei fenomeni naturali e delle tecnologie. 

La Città della Scienza, che si trova a Bagnoli, comprende anche Corporea, il primo museo interattivo dedicato al corpo umano, e il Planetario in 3D tra i più grandi d’Italia. Inoltre l’Officina dei piccoli è uno spazio dedicato a una serie di attività per l’infanzia, mirato alla scoperta della propria identità e del rispetto delle diversità.

Il Cristo Velato, Cappella Sansevero

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Il Cristo Velato è una perla della scultura barocca, realizzata dall’artista napoletano, Giuseppe Sanmartino nel 1753. È considerato uno dei più grandi capolavori della scultura di tutti i tempi che fin dal ’700 richiama viaggiatori illustri, tra cui Antonio Canova, il marchese de Sade, lo scrittore argentino Hector Bianciotti e Riccardo Muti tra gli ultimi.

Posto al centro della navata della Cappella Sansevero di Napoli, il Cristo Velato è una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua. La particolarità è proprio la trasparenza del velo che sembra adagiato sul corpo di Cristo, ma in realtà è solo il frutto dell’abile mano dell’artista. 

Per secoli però si è addirittura creduto erroneamente a un processo alchemico di marmorizzazione del sudario, compiuto dal principe di Sansevero, committente dell’opera dalla rinomata fama di alchimista. La vena gonfia e ancora palpitante sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani sottili, il costato scavato e rilassato nella morte sono il segno dell’intensa ricerca di Sanmartino. La meravigliosa scultura è, dunque, un’evocazione drammatica, che fa della sofferenza del Cristo il simbolo del destino e del riscatto dell’intera umanità.

(Foto: © marcobrivio.photo/Shutterstock)

Castel dell’Ovo

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Sull’antico isolotto di Megaride sorge imponente il Castel dell’Ovo. Una delle più fantasiose leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto all’interno di una gabbia nei sotterranei del castello. 

Il luogo ove era conservato l’uovo, fu chiuso da pesanti serrature e tenuto segreto poiché da “quell’ovo pendevano tutti li facti e la fortuna dil Castel Marino”. Da quel momento il destino del Castello, unitamente a quello dell’intera città di Napoli, è stato legato a quello dell’uovo. Le cronache riportano che, al tempo della regina Giovanna I, il castello subì ingenti danni a causa del crollo dell’arcone che unisce i due scogli sul quale esso è costruito e la regina fu costretta a dichiarare solennemente di aver provveduto a sostituire l’uovo per evitare che in città si diffondesse il panico per timore di nuove e più gravi sciagure. 

Tra i castelli partenopei questo è quello più antico e risalirebbe probabilmente al 1128.

Oggi Castel dell’Ovo è un simbolo di Napoli, situato nella zona chiamata Borgo Marinari. Si possono visitare la Torre Maestra, le celle dei monaci, il refettorio dei cenobiti, la Torre Normanna e i ruderi della chiesa del Salvatore. Non perdete le terrazze del castello da cui si gode una vista incantevole del golfo e un panorama unico della città vista dal mare.

Galleria Umberto I 

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Tra il 1887 e il 1890 mentre Gustave Eiffel innalzava la sua Tour Eiffel, a Napoli veniva costruita la Galleria Umberto I. È uno splendido connubio di facciate rinascimentali e un elegante soffitto vetrato, sormontato da una cupola di 56 metri. 

Realizzata sul modello della Galleria Vittorio Emanuele di Milano, la Galleria Umberto I di Napoli è un omaggio al re omonimo. È dedicata a Umberto I d’Italia nel ricordo della sua presenza e della sua vicinanza ai sudditi durante l’epidemia di colera del 1884, che mostrò l’esigenza di un “risanamento” della città. Durante il XVI secolo infatti, il quartiere di Santa Brigida dove ancora oggi si trova la galleria, era un tempo una zona di bordelli, delitti e omicidi. Con l’approvazione della legge per il risanamento della città, vennero presentati così diversi progetti tra cui quello della Galleria Umberto I. In poco tempo divenne il centro mondano di Napoli e oggi è un elegante passage nel cuore di Napoli, dove passeggiare tra negozi, caffetterie e ristoranti. Un’ottima idea per un giorno di pioggia.

(Foto: © s74/Shutterstock)

Il Duomo 

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Il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, fu iniziato probabilmente da Carlo II d’Angiò e completato nel 1313 da suo figlio Roberto il Saggio, inglobando le precedenti strutture paleocristiane del battistero e della primitiva basilica. L’aspetto attuale è dovuto ai numerosi interventi che si sono succeduti nel tempo, di cui rimane traccia nella sovrapposizione di diversi stili che vanno dal gotico puro del Trecento fino al neogotico ottocentesco. 

Il Duomo di Napoli, inoltre, è conosciuto per il misterioso rito dello scioglimento del sangue del patrono della città, San Gennaro, a cui è possibile assistere tre volte all’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi, il 19 settembre, il 16 dicembre e la prima domenica di maggio.

Se non riuscite ad assistere al miracolo potrete comunque vedere all’interno del Duomo il cosiddetto “Imbusto”, un busto reliquiario, capolavoro di scultura gotica, con il cranio e la teca contenenti il sangue di San Gennaro. 

(Foto: ©Mitzo/Shutterstock)

Mangiare una pizza

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La pioggia può essere anche un’ottima scusa per rifugiarsi in una delle tante buone pizzerie di Napoli. Sorbillo è una delle pizzerie più antiche. Luigi Sorbillo e Carolina Esposito, fondarono la prima pizzeria nel 1935 su via dei Tribunali, definita da molti la “Via della Pizza Napoletana” nel centro antico della città. Oggi il nipote Gino Sorbillo, insieme al fratello minore Toto, ha aperto altre sei sedi tra Napoli e Milano. 

Un’altra storica pizzeria è Da Michele, aperta nel 1870 e considerata dai napoletani un vero e proprio tempio della pizza. Di Matteo, in via dei Tribunali, è un’altra rinomata pizzeria aperta nel 1936. Ma meritano, tra le tante altre, anche 50 Kalò, Fiorenzano alla Pignasecca, Masardona in zona Porta Nolana e la Friggitoria Vomero dove chiedere la pizza fritta. Infine, tra le nuove aperture spicca Pizzium, la new entry del gruppo di pizzerie che ha numerose sedi in tutto lo stivale. La sua è una pizza liberamente ispirata alla tradizione napoletana ma declinata in tante varianti quante sono le regioni d’Italia.

Foto: © ColorMaker/Shutterstock

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