
Periodo: Giugno
PREMESSA
La prima volta in Islanda, nel 2004, fu un viaggio di due settimane lungo il periplo; nulla di prenotato, tenda ed equipaggiamento da campeggio selvaggio. A 25 anni vivevamo quella parentesi irripetibile di neolaureati inoccupati alla ricerca (senza troppa fretta) del primo impiego. La meta si conciliava ottimamente al senso di libertà totale che presto sarebbe stato ridimensionato dal naturale evolversi delle nostre vite.
Da allora ho tentato parecchie volte di tornare sull’isola, ma eventi desiderati (matrimonio e due figli) e non (un lutto famigliare nel 2010 ci costrinse ad annullare il viaggio il giorno prima della partenza) non lo hanno permesso.
A febbraio, quasi per scherzo, propongo la meta ad alcuni colleghi che si incuriosiscono non poco…. mano ai calendari e troviamo una bolla temporale libera da impegni lavorativi e personali… Sono solo 6 giorni, ma tant’è… vedremo di scegliere un itinerario specifico e di essere efficienti.
Non è un tempo sufficiente per visitare l’Islanda; ne vedremo una parte. Non è una vacanza, ma un viaggio: i trasferimenti fanno parte del viaggio. Non ci andiamo per la cucina, per il riposo, per le donne. Prevediamo una spesa all inclusive di 1100-1200€ a testa (e rimarremo nel bdg).
Condivisi e sottoscritti da tutti questi semplici principi, prenotiamo i voli. C’è tutto il tempo per studiare l’itinerario, come muoversi, tempi e modi…
IL VIAGGIO
27/6
Il volo da MXP a KEF delle 23.40 (505€ a/r, voli diretti) parte puntuale.
28/6
Atterriamo in perfetto orario, alle 02.00 locali. Ad attenderci un fuoristrada Nissan Terrano 4×4 del 2001, con 170mila km già macinati; un pò scricchiolante ed incerottato, ma perfettamente funzionale al tragitto previsto. Noleggiato qui: www.keflavikairportcarrental.is ad un prezzo imbattibile (per gli standard islandesi): 515€ per 6 giorni, compresa consegna fuori orario, GPS e chilometraggio illimitato.
Sbrigate le pratiche documentali (velocissime) per il ritiro dell’auto, si parte.
Non è previsto pernottamento; la prima notte è itinerante no stop con diverse tappe.
Siamo fortunati: sorge un sole stupendo, la giornata è limpida e tersa; alle 2.30 è chiaro come fosse giorno. Allontanandoci dall’aeroporto siamo ben presto soli. Completamente soli. Di ogni tappa non racconterò a parole quello che abbiamo visto nei dettagli, neppure le sensazioni che abbiamo provato; preferisco lasciare spazio a qualche immagine e custodire gelosamente i nostri pensieri, lasciando che tali restino. Se poi siete interessati alla storia dei luoghi, non avrete difficoltà a reperire informazioni.
La prima tappa è Geysir, dove arriviamo alle 3.30. Nonostante l’ora insolita è tutto aperto, a disposizione del turista dal quale ci si aspetta un comportamento rispettoso e responsabile. Come recita un vecchio proverbio locale “L’Islanda è un Paese che non tollera gli idioti”. L’attrattiva principale è lo Strokkur, un geyser che erutta regolarmente a intervalli di 7-8 minuti.
Pochi chilometri oltre si trova Gulfoss, la più famosa (e imponente) cascata islandese. Ci arriviamo alle 4.30, accompagnati da una luce irreale, che regala colori ed effetti cromatici unici. Il fatto di essere soli esaspera il senso di quiete e la bellezza del momento.
Proseguiamo. Poco oltre Gullfoss parte la F35, conosciuta come pista di Kjolur, anticamente considerata una scorciatoia tra sud e nord. Oggi i circa 190 km sterrati, ma ben battuti, sono percorribili ad una velocità massima di 55km/h; tuttavia in alcuni punti è necessario guadare piccoli fiumi o rallentare in prossimità di passaggi particolarmente tortuosi.
E’ sempre consigliato verificare l’agibilità delle piste, specie quelle interne (la Kjolur è in genere aperta solo da metà giugno a metà settembre) Il sito www.vedur.is è fondamentale. La imbocchiamo alle 5.30 ed il paesaggio cambia immediatamente.
Sembra di essere sulla luna e l’isolamento è totale. Nelle circa 4 ore impiegate per attraversarla, non abbiamo incontrato nessuno, ad eccezione di una coppia di stoici ciclisti norvegesi.
Esattamente a metà di questo percorso si trova Hveravellir, un’area geotermale in cui è possibile campeggiare, dove abbiamo brevemente sostato per sgranchirci e darci una sveglia. Riemergiamo dalla Kjolur alle 9.30 e ci immettiamo sulla ring1, la strada principale; la stanchezza inizia a farsi sentire, anche se la “notte illuminata” di certo non concilia il sonno.
Ma non siamo venuti per riposare. Deviando per la strada n°75, arriviamo a Glaumbear, la fattoria con il tetto in torba, dove è allestito un piccolo museo sull’agricoltura del secolo scorso, tanto caratteristico quanto spartano.
Proseguiamo verso nord, puntando dritti lo Skagafjordur ed alle 11.30 (le 13.30 italiane), finalmente giungiamo a Soudarkrokur, coloratissimo ed incantevole villaggio, nostra prima meta.
Consapevoli che il primo giorno sarebbe stato alquanto impegnativo, ci siamo concessi una notte nel miglior hotel della città (il migliore dei due..): il Tindastòll, dotato di una piscina in pietra con acqua riscaldata: si dice sia il più antico hotel di tutta l’Islanda…mah!. Il posto comunque merita.
E’ una giornata bellissima e rara: 19°, senza nuvole. Non la sprechiamo certo a letto. Usciamo per un giro esplorativo. Un paio d’ore sono sufficienti per apprezzare quello che il luogo ha da offrire: natura incontaminata e paesaggi mozzafiato sul fiordo.
Rientriamo in tempo per la partita: l’Italia conquista la finale… Festeggiamo con una cena davvero di qualità in un ristorante tipico (www.olafshus.is). Siamo svegli da quasi 40 ore, alziamo bandiera bianca, svenendo nelle rispettive brande.
29/6
Ci svegliamo presto, comunque freschi e carichi; colazione e rapido check out. Si prosegue verso nord, destinazione Siglufjordur.
Non abbiamo fretta e la strada n°76 offre scorci impagabili sul fiordo. La zona è tipicamente agricola; colpisce la vastità degli spazi, il silenzio assoluto e la distanza tra una fattoria e l’altra…
A metà mattina giungiamo a destino. Non devono vedere parecchi turisti da queste parti: gli indigeni, intenti a sistemare aiuole e giardini (?!), ci salutano quasi fossimo lontani parenti tornati per il Natale! Fa freddo (6°); il porto è circondato da picchi nevosi. Spettacolare il contrasto tra mare e neve visti insieme. Visitiamo il museo dell’aringa, una puntuale ricostruzione delle attività ittiche di qualche decennio fa, con tanto di peschereccio al suo interno. Interessante.
Attraversiamo poi la montagna e sbuchiamo a Olafsfjordur, sfruttando l’omonimo tunnel, aperto a Novembre 2010, e proseguiamo fino ad Akureyri, dove sostiamo per il pranzo. La seconda città dell’Islanda ha un centro storico pedonale “a misura di turista”, ricco di caffè e negozietti ideali per oziare e per lo shopping, un porto ben curato ed è immersa nel verde.
Merita senz’altro una sosta più attenta di quella che ci siamo concessi noi. Proseguiamo invece per la 1, con destinazione Godafoss; le ampie cascate a ferro di cavallo sono anche la destinazione più ad est del nostro itinerario; il cielo è grigio e inizia a piovigginare… il fascino cupo dell’acqua che precipita dal cielo e dalle rocce mette un pò di soggezione, ma lo spettacolo è straordinario.
E’ metà pomeriggio e non abbiamo ancora pensato al tetto per la notte. Ripercorriamo a ritroso il tratto della 1 fino ad Akureyri, per proseguire oltre, verso ovest, sempre sulla strada asfaltata. E’tornato un sole scintillante… incredibile a quale velocità cambia il tempo!
Grazie all’aiuto della LP, troviamo in itinere una guesthouse ad Hvamastangi e decidiamo di arrivare fin lì (www.simnet.is/gistihs).
Se è vero che in viaggio le distanze, gli spazi ed il tempo si ridimensionano, l’effetto in Islanda è addirittura moltiplicato: la luce costante ed i paesaggi infiniti rendono anche i semplici trasferimenti da un luogo ad un altro occasioni uniche per scoprire qualcosa.
Ai più distratti lo scenario può apparire monotono e omogeneo; bene, allora questo non è posto per voi…. ma se si è attenti, non è difficile cogliere le molteplici sfumature che la terra offre e legare ad ogni sensazione un proprio ricordo o una propria immagine.
Arriviamo ad Hvammastangi alle 20; la nostra ospite, Hanna, ci accoglie sulla porta e ci accompagna alle camere. La piccola struttura, pulitissima e molto curata, ha solo 5 stanze che sono parte dell’abitazione dei proprietari. Un po’ come essere a casa loro! E’ venerdì sera ed alle 21 siamo in pista, operativi! Ovviamente soli… fuori è il deserto e riusciamo in zona cesarini a trovare un piatto caldo ristoratore. Solita passeggiata notturna illuminata al porto e alla 23 siamo a casa…
30/6
Ci muoviamo di buon’ora; anche oggi ci attende una giornata intensa. Al mattino circumnavighiamo la penisola di Vatnsnes, dove ci dedichiamo (con scarso successo) all’avvistamento di foche prima e affrontiamo poi la ripida discesa che porta alla spiaggia nera, proprio ai piedi del Hvitserkur, un troll sorpreso dall’alba e trasformato in un faraglione gigante (per chi ci crede..).
Attraversiamo la valle di Vatnsdalur, costeggiata di piccole e rigogliose cascate, fino a giungere a Kolugljufur, un antico canyon di pietra basaltica molto suggestivo. Sosta per il pranzo, rigorosamente al sacco e alquanto bucolico, praticamente all’interno della cascata. Nel primo pomeriggio partiamo alla volta della capitale.
Le tre ore di auto passano in scioltezza; siamo consapevoli di allontanarci da luoghi remoti per farci fagocitare dalla vivace metropoli…qualcuno è contento, qualcuno meno…
Prima di arrivare a Rek, più o meno nei dintorni di Borgarnes, complice un sole caldo ed inaspettato, optiamo per una sosta ed un bagno nel fiordo, ma veniamo respinti dalle acque gelide e dal fondo tipo sabbie mobili. Ricordate: “l’Islanda è un Paese che non tollera gli idioti”.
Sono le 17.30 quando facciamo il nostro ingresso trionfale nella capitale.
Prendiamo subito possesso del nostro spazioso appartamento, prenotato su booking.com per due notti (http://www.booking.com/hotel/is/downtown-rekjavik-apartment.it.html). Il tempo di una doccia e subito in centro. Non vedevamo l’ora di ripristinare i contatti con i nostri simili (…eh già…). Rek si gira tranquillamente a piedi; tutto si concentra nelle due vie principali che brulicano di gente (soprattutto giovani) di ogni natura ed inclinazione.
Per sintonizzarsi con i locali è necessario abbandonare ogni tipo di pregiudizio ed accettare quello che si vede come libertà di espressione e forma d’arte; anche i soggetti più bizzarri in un contesto tanto eterogeneo appaiono perfettamente a loro agio.
Il pomeriggio è splendido: 20° e sono tutti per strada ad immagazzinare luce e calore; qualcuno addirittura si scotta..
C’e spazio per tutti, chiunque è ben accetto. (forse abbiamo qualcosa da imparare). Doveva essere un breve giro di orientamento, ma proprio non riusciamo a rientrare, affascinati da tanta convivialità; ci trasciniamo così fino a cena, trattandoci anche bene con un sushi di qualità eccellente in locale raffinato ed elegante (www.sjavargrillid.is).
Rientriamo ai box alle 22.30 per una pennica
1/7
…la sveglia sapientemente puntata alle 00.30 ci mette di fronte ad un bivio. Ci arrendiamo all’evidenza che certe cose non sono più per noi o torniamo improvvisamente giovini e aggrediamo la notte? Qui il team, di fronte ad una decisione determinante e vitale, dà prova di grande maturità e, indossata l’unica camicia portata da casa, si dirige compatto e motivato per le vie del centro.
Anche nel loro delirio notturno, gli islandesi, incredibilmente, mantengono un atteggiamento composto ed educato….ma il folle runtùr non si può descrivere, va semplicemente vissuto…vi basti sapere che alle 5.30, di ritorno a casa, la gente ancora era in coda per entrare nei locali più coool!
Tempo uggioso al risveglio; è tarda mattina e pioviggina. Siamo tutti d’accordo per una giornata di defaticamento!
Non che siamo appassionati del tema, ma…chi fidanzata, chi moglie, chi figli, tutti abbiamo qualcuno da ringraziare per la libertà concessa in questi giorni…ci si dedica quindi allo shopping. (eh si…!!) Pranzo volante sul tardi in uno dei tanti caffè del centro e bighelloniamo a zonzo in cerca di qualche angolo caratteristico. Il tempo, ancora una volta, migliora. Arriviamo fino al parco Laugardalur, per tornare al porto e da qui ancora in centro, passando per il laghetto di Tjorninrninpne. Ancora, da capo, come trottole impazzite, fino alla chiesa di Hallgrímskirkja; la gaussiana, per la gioia di ogni ingegnere, colpisce come un pugno nei denti!
L’ Irish Pub in cui ci infiliamo per assistere alla partita è stracolmo di gente (gli islandesi vanno pazzi per il calcio europeo). Non abbiamo memoria del risultato, ma la serata si chiude un po’ mestamente davanti ad un hamburger e una birra. E’ domenica e delle orde barbariche che imperversavano la sera prima, nemmeno l’ombra. Rincasiamo.
2/7
Ci muoviamo presto, allontanandoci dalla capitale, in direzione sud. Nel pomeriggio il nostro volo ci ricondurrà a casa.
Prima però ci avventuriamo in un impegnativo fuori pista, alla ricerca delle nere spiagge vulcaniche, sulla costa intorno Grindavik. E’ incredibile che a pochi chilometri da Rek, ci si possa trovare in un luogo deserto, quasi magico
Il contrasto tra i colori è davvero affascinante.
Percorriamo qualche chilometro in assoluto silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, fermandoci di tanto in tanto rapiti dal paesaggio. L’ultima tappa del nostro viaggio è anche quella più “commerciale”…Ma vuoi per la logistica (è sulla strada per l’aeroporto), vuoi per la fama, anche noi vi abbiamo fatto visita.
La Blu Lagoon è un’enorme piscina naturale, ricavata in un campo di lava e riscaldata dall’attigua centrale geotermica, ricca di fanghi e sali dalle tanto decantate proprietà terapeutiche. Probabilmente è l’attrazione più nota del paese (ed anche tra la più costose).
Andateci pure, ma non aspettatevi miracoli o suggestioni particolari.
Ci rimaniamo un paio d’ore, giusto il tempo di riemergere un po’ appiccicaticci e molli come scamorze pronte per la piastra.
Sono le 13.30 quando ripartiamo per Njardvik, dove troviamo il tempo per uno spuntino pre-volo in un locale niente male affacciato sul porticciolo. Alle 15 spaccate siamo in aeroporto dove troviamo il nostro uomo per il ritiro dell’auto.
Tutto a posto. Solite pratiche formali, check-in e, alle 16.50, il volo parte puntuale per MXP, dove atterriamo alle 22.40 (ora locale). Torniamo nell’operosa Brianza… a domani in ufficio.
CONCLUSIONI
Che dire… evito di annoiare con ragionamenti e riflessioni introspettive troppo articolate…ma raramente ho avuto la stesse sensazioni di pace e silenzio che si avvertono qui; raramente mi sono fermato ad osservare e pensare senza immaginarmi altrove, senza desiderare di essere in altro luogo. La mia vita, però, non è qui. La mia vita mi aspetta a casa. Per fortuna ho desiderato anche quella. Così com’è. Alla prossima.
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