PONTI VIVENTI FATTI DI RADICI - Nel nord est dell'India, vicino ai confini con il Bangladesh, c'è una regione ricoperta di giungla tropicale e cascate, così copiose da meritarsi il titolo di regione più umida del pianeta.
Durante la stagione dei monsoni, tra giugno e settembre, una serie di corsi d'acqua scorrono lenti dalle montagne alla profondità delle valli e sono impossibili da attraversare a piedi.
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I Khasi, gli indigeni che abitano nel profondo della giungla della regione, hanno ideato un sistema alternativo per attraversare fiumi e torrenti che oltre ad essere molto efficiente è anche bello.
In passato si usava costruire ponti di bamboo che avevano lo svantaggio di non essere abbastanza forti per resistere ai venti e alle forti piogge della stagione dei Monsoni.
Un paio di secoli fa fu ideata una nuova soluzione: le radici degli alberi furono guidate e costrette a piegarsi ed incontrarsi a metà strada sopra i ruscelli, tese e pazientemente piegate per anni fino a raggiungere la riva opposta formando lo scheletro di quello che sarebbe diventato un ponte.
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I ponti di radici viventi necessitano di 15/20 anni per essere costruiti e con il tempo diventano sempre più resistenti, non necessitano manutenzione e di ricostruzione.
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Sebbene da una quindicina di anni i ponti vengano costruiti anche in quest'angolo di foresta con materiali moderni, ci sono numerosi ponti di radici. Il più famoso e fotografato è vecchio di 180 anni e si trova appena fuori Nongriat, un piccolo paese raggiungibile solo a piedi che si trova 100 km a sud di Cherrapunji.
Il ponte a due livelli attraversa il fiume Umshiang. La gente del posto sta costruendo un nuovo livello del ponte sperando di attrarre i turisti.