Napoli

Maschio Angioino a Napoli: storia, cosa vedere e visite

Maschio Angioino

Tra i luoghi simbolo più riconoscibili di Napoli spicca la fortezza medioevale affacciata sul mare di Castel Nuovo da tutti conosciuta come Maschio Angioino.

Eretta in posizione strategica nell’area del Porto con le sue cinque grandi torri cilindriche, l'imponente fortezza per secoli è stata a difesa della città ospitando nelle sue stanze re, artisti e importanti eventi storici.

L'aspetto del castello è molto diverso da quello a cui erano abituati gli antichi napoletani e oggi si presenta come una stratificazione di diversi periodi storici.

Ancora avvolto dal fascino di affascinanti leggende antiche il Maschio Angioino è oggi la sede di eventi e spettacoli culturali e ospita il Museo Civico e la biblioteca della Società napoletana di Storia Patria.

Il Maschio Angioino resta senza dubbio, tra le tante bellezze architettoniche di Napoli, quello che più di tutti ne incarna lo spirito, essendo affacciato direttamente sul mare e accogliendo numerosi ospiti.

La storia dei due nomi

Maschio Angioino

Il suo vero nome Castel Nuovo deriva dal francese “Chastiau nueeuf” cioè il “Castello Nuovo” soppiantato però dal nome più celebre e caratteristico Maschio Angioino.

Verso la fine del XIX secolo il popolo napoletano decise di chiamarlo informalmente Maschio Angioino per rimarcare la possanza delle sue torri da un termine medievale derivante dal fiorentino “mastio” che indicava proprio una struttura con più torri.

Il resto è un omaggio alla casata dei D'Angiò che ebbe un profondo ruolo nel tessuto politico e culturale napoletano soprattutto per aver raccolto presso la residenza pensatori e artisti.

Maschio Angioino: Storia

Maschio Angioino

Nel 1279 dopo aver trasferito la capitale del Regno da Palermo a Napoli Carlo I d’Angiò decise di dotare la città di una nuova reggia di protezione sul mare che potesse essere anche una residenza di corte.

Il progetto venne assegnato all'architetto francese Pierre de Chaulnes con l’idea di realizzarlo sul modello del castello di Angers. Malgrado i brevi tempi di realizzazione Carlo I d’Angiò non soggiornò mai nel castello da lui voluto.

Dopo la rivolta dei Vespri siciliani, il castello rimase inutilizzato fino all’anno della morte di Carlo I nel 1285 quando salì al trono re Carlo II detto lo Zoppo che decise di ristrutturare e ampliare Castel Nuovo e di trasferire lì la corte.

Negli anni a venire il Maschio Angioino subì modifiche e abbellimenti ad opera dei maggiori artisti dell’epoca come Pietro Cavallini, Montano d’Arezzo e Giotto.

Nel XV secolo sotto il regno di Alfonso d’Aragona il castello venne ricostruito con la pianta che conosciamo oggi e dotandolo di nuove mura difensive e di uno spettacolare arco trionfale seguendo uno stile gotico-catalano.

Tra il XV e il XVII secolo la fortezza venne più volte saccheggiata e passò molte volte di mano in mano subendo continue modifiche strutturali e ornamentali e perdendo il suo ruolo di residenza reale. Solo nel XX secolo il complesso fu sottoposto a lavori di restauro per restituire alla fortezza parte del suo stile originario.

Cosa vedere al Maschio Angioino

Castel Nuovo

Una delle sale di maggior rilievo è la Cappella Palatina, affrescata da Giotto e dai suoi allievi con le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento e altri meravigliosi dipinti che furono distrutti nel XV secolo.

La Cappella si trova all'interno del perimetro della fortezza costruita dalla dinastia degli Angioini. La costruzione iniziò nel 1307 e mantenne l'aspetto originario durante i 7 secoli ma fu in parte rinnovata alla fine del XV secolo, a causa di un forte terremoto nel 1456.

Gli interni sono in stile gotico, con belle finestre che illuminano le stanze e le opere d'arte. Le opere ancora presenti sono state attribuite al pittore fiorentino Maso di Banco e a Domenico Gagini, allievo di Donatello e Brunelleschi autore del "Il Tabernacolo con la Madonna e il Bambino" di Domenico Gagini, allievo di Donatello e Brunelleschi.

Sala dei Baroni, è la sala più importante, affrescata da Giotto e illuminata dal suggestivo gioco di luce proveniente dal balcone detto "Trionfale".

Le Prigioni, si trovano nei sotterranei e sono costituite dalla fossa del coccodrillo, in cui si portavano i condannati che avevano ricevuto pene molto severe, e la prigione dei Baroni, in cui ci sono quattro misteriose bare senza nome.

Torre del Beverello, da visitare con massimo 20 persone per volta.

Sala dell'Armeria, che conserva testimonianze archeologiche di età romana.

Cortile Monumentale, sul quale si aprono diversi portali.

Sala della Loggia, elegante sala che ospita ancora eventi e cerimonie.

La Cappella delle Anime del Purgatorio presenta una decorazione in stile barocco, con l'altare maggiore abbellito da un dipinto della Madonna del Carmine con San Sebastiano, papa Gregorio I e le anime del purgatorio.

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La Cappella di San Francesco da Paola porta il nome del santo calabrese proprio perché lo ospitò durante un suo viaggio per Parigi. Essa fu consacrata nel 1668, dopo un restauro in stile barocco.

L’Arco Trionfale è l’ingresso al castello tra le torri di Mezzo e di Guardia poste a difesa dell’ entrata. L’opera presenta colonne corinzie, colonne ioniche e le statue delle quattro virtù, sormontate da un coronamento semicircolare con in cima la statua di San Michele.

La prigione e la leggenda del coccodrillo

Castel Nuovo

Come molti luoghi simbolo di Napoli anche il Maschio Angioino vanta un’antica leggenda molto nota in città come la leggenda del coccodrillo.

Posizionate sotto la Cappella Palatina si trovano le due antiche prigioni "del Miglio" e "dei Baroni".

Quando la prima inizialmente usata come deposito di grano venne trasformata in luogo di segregazione divenne teatro di inspiegabili eventi e sparizioni misteriose.

Solo in seguito si venne a scoprire che i prigionieri non erano fuggiaschi ma sparivano letteralmente a causa di un grosso coccodrillo che si infiltrava all'interno della prigione e azzannava i condannati trascinandoli con sé in mare attraverso un'apertura nel sotterraneo.  

Quando il mistero venne scoperto si decise di utilizzare il coccodrillo come un vero e proprio boia verso cui spingere tutti i prigionieri più scomodi che si voleva consegnare all’oblio. Una volta morto il grande rettile venne impagliato e issato sulla porta d'ingresso del castello.

La prigione dei Baroni è direttamente collegata alla Cappella Palatina da una scala a chiocciola, e deve il suo nome alla congiura dei Baroni svoltasi nella Sala del Trono nel 1485.

Era l’anno in cui lo spietato Re Ferrante D’Aragona decise di vendicarsi per gli scontri e le divergenze politiche che lo avevano opposto ai nobili.

Ottenuta la pace, finse di volerla suggellare invitando i Baroni alla festa di nozze in occasione del presunto matrimonio della figlia ma una volta giunti in Sala questi furono tutti arrestati ed eliminati con particolare ferocia. I pochi sopravvissuti furono gettati nelle segrete da dove non videro più la luce.

Qui si trovano ancora quattro bare senza alcun nome che sono probabilmente riconducibili ai nobili che presero parte alla congiura, che in dopo il tradimento rimasero in quella stanza buia per sempre.

Il Maschio Angioino Oggi: visite

Maschio Angioino

Oggi Castel Nuovo è aperto al pubblico gratuitamente ogni domenica, mentre negli altri giorni della settimana si può programmare una visita nell'orario di apertura dalle 9:00 alle 19:00.

Nei secoli il Maschio Angioino è rimasto attivo nella partecipazione alla vita della moderna Napoli e ancora oggi ospita spettacoli, eventi culturali e appuntamenti cittadini nelle sue sale e nel suo ampio cortile.

Il Castello inoltre è la sede permanente del Museo Civico con un percorso di visita che si dipana in molte delle sue sale.

Al primo piano ci sono affreschi e dipinti a carattere religioso del periodo risalente dal XV al XVIII secolo mentre al secondo piano sono conservate opere pittoriche dell’Ottocento e del Novecento oggi di proprietà del Comune di Napoli che ritraggono temi patriottici, risorgimentali e di valori rivoluzionari.

Al II° e III° livello della fortezza invece è custodito l’enorme tesoro bibliotecario della Società napoletana di Storia Patria, nata nel 1875.

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