Autore: Laura
Era il nostro viaggio di nozze e volevamo visitare una capitale europea. Vienna l'aveva visitata lui, Londra io (ma troppo pochi giorni per vederla tutta)... e allora abbiamo ripiegato per Edimburgo. Non so come ci siamo finiti, forse qualche telefilm deve averci inconsciamente inculcato questo amore per la Scozia (complice anche la mia insegnante delle medie: “aaah Edinbra!”) e cosa scegliere se non la capitale?
6 giorni, di cui 4 effettivi, visto che gli orari dei voli economici EasyJet erano intorno all'ora di pranzo, sia all'andata, sia al ritorno. Partenza elettrizzante (il mio secondo volo dopo anni), e vedo dall'aereo le inconfondibili colline di Edimburgo e il Firth of Forth, lo specchio d'acqua che separa Edinburgo dalla zona più settentrionale della Scozia, evviva! Si balla un po' per i forti venti che sferzano la zona, ma tutto ok.
Appena arrivati un uomo in kilt e cornamusa era pronto fuori dall'aeroporto per accogliere i turisti italiani, peccato non aver avuto la macchina fotografica a portata di mano!! Un'aria frizzantina ci ha accolto, qualche nuvola ma sole a sprazzi, e appena visto l'autobus 35 “Ocean terminal” e i tipici taxi britannici neri l'adrenalina è salita a mille, che bello! Eravamo in terra scozzese!! Ma prima rifocilliamoci! Allora ci siamo fermati all'interno dell'aeroporto, molto piccolo ed accogliente devo dire, da Costa, dove abbiamo assaggiato il tipico panino “breakfast” con uovo, salsiccia, prosciutto e formaggio, una bomba calorica! Il caffè? Lasciamo perdere, quello non è il forte degli scozzesi ahaha!
Da lì c'è l'Airlink 100 che ti porta direttamente in centro in 15 minuti. Inutile stare a descrivere l'organizzazione e la pulizia di tali mezzi. Wi-fi, fila ordinata per salire e scendere, box di ticket di pagamento all'aeroporto, autista che prima di far salire i passeggeri al capolinea chiude le porte per dare una pulita in giro.
Siamo arrivati così in centro e nonostante la stanchezza del viaggio e le valigie siamo riusciti a dare un'occhiata ai Princes Street Gardens e allo Scott Monument, apprezzando i colori e la primavera in sboccio.
Era proprio il 21 marzo 2011, e i campi di quel verde tipicamente britannico erano cosparsi di narcisi gialli, i “daffodils”, che crescono in modo spontaneo ovunque, che meraviglia! Per non parlare delle stupende panchine di legno, ciascuna dedicata ad un caro scomparso o ad un evento particolare (a proposito, sul sito del Royal Botanic Garden di Edimburgo sono aperte le nuove “adozioni”).
Dopodiché taxi con conseguente figuraccia: “are you free?” - “Aye!” è stata la risposta, ma non capendo e non sapendo che significava “sì”, ho domandato di nuovo ottenendo un “I am”. L'albergo, il Portland Edinburgh City è stato confortevole e tipico. Da 4 stelle italiane, 3 scozzesi (hanno un differente tipo di classificazione). I costi sono anche contenuti se effettuati tramite il loro sito web e per soggiorni di più di tre giorni. Tra l'altro è in una posizione comodissima per visitare il centro a piedi, senza prendere gli autobus, che ad Edi sono frequenti, e capita di sovente che più linee in centro passino per la stessa strada.
La prima sera abbiamo cenato al ristorante dell'albergo. Un ottimo pesce con patate e un hamburger per andare sul sicuro, anticipato da una hamcock terrine, ottimo! Ora i ricordi sono un po' confusi, ma la prima sera abbiamo girato i dintorni di Lauriston Place giusto per orientarci ed abbiamo scoperto l'Usher Hall, il teatro dove si tengono grandi eventi e spesso anche concerti pop, lo Shakespeare pub, e siamo andati alla ricerca di un caffè decente. Beh, non ci siamo riusciti.
La mattina dopo ci siamo svegliati alle 5, ahimè gli scozzesi non usano le tende o le tapparelle, ed una misera tendina bianca ha lasciato trasparire tutta la luce che già a marzo fa capolino a quell'ora.
Pazienza, abbiamo tentato di dormire ancora, con sottofondo di gabbiani (eravamo anche nel sottotetto, molto tipico!).
Il primo giro è stata la colazione dell'albergo, sufficiente a farci arrivare al primo Starbucks per un caffè e un muffin al cioccolato. Pessimo il primo, ottimo il secondo. L'aria frizzantina ci ha accompagnato nei campi verdi di Greyfriars, dove la chiesa e il cimitero sono affascinanti e inquietanti al tempo stesso. Ho persino fatto una foto in cui ho colto il famoso Castello senza sapere che era Il Castello! Un saluto a Greyfriars Bobby e poi giù per George IV bridge, dove negozi dai mille colori ci hanno rapito. The Elephant House, dove nel pomeriggio abbiamo preso un tè, si trova da queste parti, vicino all'Università e alla Library. E' il pub dove si dice che JK Rowling abbia scritto le prima pagine di Harry Potter. Un posto piacevole e con una vista stupenda sul castello.
Finalmente abbiamo poi trovato il primo caffè decente, in Bank Street, da “CaffeEspresso”, da Stefano, manco a dirlo un ragazzo di origine italiana ma che non sapeva dire nemmeno una parola in italiano. Ma è stato eletto da noi il posto dove fare la seconda colazione al mattino. Ottimo caffè, ottimi i brownies fatti dalla mamma scozzese, ottimo black tea :) Non lasciatevi tentare da altri posti con nomi spiccatamente italiani come “Costa”, “Caffè Nero”, “Espresso”, etc, sono tutte catene e non hanno niente di veramente italiano nel caffè :)
Royal Mile, il miglio che percorre il centro di Edimburgo dal Castello a Holyrood House, la tenuta estiva della Regina Elisabetta, è una strada, per la maggior parte pedonale, dove negozi, ristoranti, pub e Starbucks la fanno da padroni. Da percorrere da cima a fondo!
Victoria Street, Grassmarket, e dal vento non abbiamo potuto non comprare un cappello con paraorecchi, cosa che in Italia non abbiamo mai dovuto comprare nemmeno nell'inverno più freddo. Il vento scozzese sa essere veramente insidioso!!
E come primo giorno è stato sufficiente così. Un pranzo alla Bella Italia (non prendete la pizza, ma fanno un'ottima carbonara) e ahimè, eravamo già cotti! Il pomeriggio ce lo siamo preso di riposo, ma la sera di nuovo in pista, e stavolta abbiamo voluto metterci a posto lo stomaco con un semplice panino da Subway. Beh, sapete che i seguenti tre pasti successivi sono stati proprio panini del Subway? Eheheh Semplici, veloci, e devo dire buoni! Il pollo sapeva di pollo!
Il terzo giorno è cominciato con una coraggiosa colazione alla scozzese (per mio marito, io non ho rischiato) con haggis, fagioli, uova, beacon, fagioli e pudding. Credo l'abbia digerita scalando Castle Hill ahahha! Sì perchè nonostante la giornata freschina e piena di vento ci siamo adeguati alle usanze scozzesi togliendoci il cappotto e muniti di sola felpa siamo andati a visitare il Castello. Affascinante e da visitare tutto. C'era un museo della guerra, i cannoni che puntano verso il mare e il cannone che alla una batte un colpo e risuona per tutta Edi (ma noi eravamo già a mangiare a quell'ora), la cappella di St.Margareth e le sale reali (che ci siamo persi perché credevamo fosse finito il giro). L'entrata costa poche sterline, vale la pena anche per la splendida visuale della città che si ha dalle sue mura.
Vuoi andare ad Edimburgo e non comprare un kilt? Detto fatto! E non vuoi regalare delle belle sciarpe in lana di agnello? Ed ecco che lo shopping prende la mano!! Il pomeriggio è andato via così, con una chiacchierata con gente del luogo, una carbonara al Bella Italia e il sole che calava sulla bella Edimburgo.
Quarto giorno: St.
Giles, fantastica cattedrale con un organo melodioso e vetrate coloratissime, passeggiata lungo il Royal Mile e acquisti di regali per gli amici e parenti.
Quinto giorno: Holyrood Palace, e per arrivarci abbiamo percorso tutto il Royal Mile a piedi, anche qui con shopping compulsivo e foto a tappe sul Museo dei bambini, la English School, il Parlamento Scozzese (con foto con il poliziotto).
La partenza, il sesto giorno, è stata piena di tristezza. In albergo abbiamo anche conosciuto una coppia anziana (lui scozzese di origine, lei americana, entrambi vivono in America) con la quale abbiamo chiacchierato e imparato un po' di scozzese. Tante cose non abbiamo visto e vorremo tornare a vedere: Leith e il mare, l'Arthur's seat, e tanto altro ancora. Ma lo faremo la prossima volta.