
Se i viaggi sono rimandati a data da destinarsi, il cinema ci permette di partire subito in un giro del mondo tra città sconosciute e terre esotiche, senza dover neanche uscire di casa.
Potreste ritrovarvi a un matrimonio nel deserto della California o in moto tra i Balcani, nella New York degli anni ’50 o nella Mumbai contemporanea, in un’agenzia di attori di Parigi o a una cena di famiglia in Cina. Ecco alcuni suggerimenti di recenti film e serie tv da vedere in streaming per scoprire il mondo in attesa di rivederlo con i propri occhi. Mettetevi comodi e buon viaggio!
Viaggio in streaming: i migliori film e serie del momento
- Dix pour cent, serie tv, Parigi
Andrea, Mathias, Gabriel e Arlette sono agenti di attori che ogni giorno si battono per ottenere nuovi contratti per i loro clienti. Poi Camille, la figlia illegittima di Mathias, sbarca a Parigi in cerca di lavoro, e riesce a conquistarsi un posto nell’agenzia parigina. Dix pour cent è la percentuale che intascano gli agenti per ogni contratto, nonché il titolo francese della serie di France 2, disponibile su Netflix, conosciuta in Italia come Chiami il mio agente, scritta da Fanny Herrero con la direzione artistica di Cédric Klapisch. Una serie d’autore ma allo stesso tempo popolare che riesce a far entrare il grande pubblico in quel mondo chiuso, snob e apparentemente dorato che è il cinema parigino. Attraverso lo sguardo della nuova arrivata Camille scopriamo il dietro le quinte del business: da una parte i tanti attori come Cécile de France, Juliette Binoche, Monica Bellucci e Jean Dujardin, che giocano con la loro immagine e la loro caricatura, dall’altra parte i loro agenti, le vere star della serie, personaggi a tratti stereotipati ma che rivelano una grande profondità.
Ma la protagonista indiscussa è chiaramente Parigi con i suoi affascinanti bistrot, le feste negli appartamenti con vista sui tetti della città e gli scorci più caratteristici della capitale che viviamo da veri locali seguendo gli agenti che sfrecciano da una parte all’altra della città. Dix pour cent, dunque, è una commedia in costante equilibrio con il dramma, in cui il ritmo accelera abilmente di set in set, tra caprici di attori e colpi di scena, e rallenta per il tempo di una cena in una continua altalena emotiva. Una seducente serie dai dialoghi brillanti che ci lascia con il desiderio di vederne ancora. Per fortuna la quarta stagione è in arrivo.
Disponibile su Netflix
Se invece riuscite a mettere da parte lo spirito critico del cinefilo e la conoscenza della vera Parigi, allora siete pronti a vedere la più bella e romantica (e romanzata) Ville Lumière attraverso lo sguardo di un’americana che atterra per la prima volta in Europa. Emily in Paris, la nuova serie di Darren Star, ideatore di Sex and the City, è una delle più viste del momento su Netflix. Emily Cooper (Lily Collins) è una ventenne americana, originaria di Chicago, che si trasferisce a Parigi per lavorare in un’azienda di marketing e offrire il punto di vista americano ai colleghi francesi. Ma Emily non parla francese, non conosce la cultura francese né lo spirito parigino. Eppure dovrà rifarsi una vita professionale e sentimentale in questa città che la fa sentire come l’americana ottimista, dai sani principi, ossessionata dal lavoro e senza gusto estetico. Probabilmente sorriderete vedendola sfrecciare in stiletto sulle strade lastricate della rive droite, navigare la Senna con il figlio di un rinomato stilista e chiamare il suo moderno appartamento con vista, grande più di 20 mq, semplicemente chambre de bonne, cioè stanza della domestica.
Tutti sappiamo che questa non è la realtà e allora ci rilassiamo guardando sfilare un cliché dopo l’altro su Parigi e i parigini. Dal vicino di casa seducente, nonché brillante chef, ai colleghi che arrivano in ufficio alle 11, e poi le ragazze che fumano in palestra, i clienti facoltosi che tentano di sedurre la giovane americana, gli uomini poligami e le donne dalla sobria eleganza, i weekend nello Champagne, le feste con l’immancabile Tour Eiffel sullo sfondo, e infine, Sylvie, il capo inflessibile e snob che ricorda Anna Wintour de Il diavolo veste Prada. La Parigi di Emily in Paris sembra quella delle pubblicità di profumo, una cartolina patinata quanto irreale. Eppure non riusciamo a detestarla completamente. Una parte di noi reclama quella dose di leggerezza ed evasione necessaria in certi periodi più che in altri, e allora ci abbandoniamo davanti alla vita romanzata di Emily che, tra una trovata di marketing e l’altra, ci mostra Parigi come in una storia di Instagram.
Disponibile su Netflix
- Palm Springs, film, California
Due giovani si incontrano casualmente nel corso di un matrimonio a Palm Springs. Le cose si complicano quando lo spensierato Nyles e la riluttante damigella d’onore Sarah restano bloccati in un loop temporale, impossibilitati a scappare dal ricevimento, da sé stessi e, soprattutto, l’uno dall’altra. Presentato alla quindicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, Palm Springs è il primo lungometraggio di finzione del regista e scrittore californiano Max Barbakow. Forte del successo di critica e pubblico raccolto in occasione del Sundance Film Festival, Palm Springs ha segnato il record per il film più visto di sempre nel primo weekend di programmazione sulla piattaforma Hulu. Tra i protagonisti Andy Samberg, vincitore del Golden Globe come Miglior attore per la serie Brooklyn Nine-Nine, e Cristin Milioti, premiata con il Grammy Award per il musical “Once”, interprete in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese e nelle serie Black Mirror e Fargo.
Palm Springs è una commedia romantica sulla natura dell’amore e della solitudine, una riflessione dall’anima nichilista sull’assurdità della vita, con due protagonisti che, arrivati alla soglia dei trent’anni si interrogano sul senso delle cose. Nel vuoto cosmico del deserto della California, tra luci al neon e resort di lusso, entusiasmo e spaesamento esistenziale colorano di tinte scure il moderno American dream.
Disponibile su Hulu
- The Marvelous Mrs. Maisel, serie tv, New York
New York, anni ’50. Miriam Midge Maisel (Rachel Brosnahan) è una ragazza ebrea, vivace e acuta, che è riuscita a coronare la vita che sognava: andare al college, trovare un marito, avere figli, possedere un’elegante casa nell’Upper West Side e diventare la perfetta padrona di casa che prepara le migliori cene in città in occasione dello Yom Kippur. Ma la sua vita perfetta prende una piega inattesa quando il marito la lascia improvvisamente per un’altra donna. Midge è costretta a ripensare la sua esistenza. E quando finisce per caso sul palco del comedy club dove si esibiva il marito, scopre il proprio talento per lo stand-up e così inizia a costruirsi una nuova vita. Da casalinga e madre di famiglia, Midge si riscopre brillante attrice comica. The Marvelous Mrs. Maisel è la serie televisiva creata da Amy Sherman-Palladino per Amazon Studios, di cui si attende la quarta stagione. Vincitrice di 3 Golden Globe e 16 Emmy Awards, tra gli altri premi, The Marvelous Mrs. Maisel è una dramedy luminosa, briosa, colorata ed energica che vi farà fare un viaggio nella New York degli anni ’50. Dall’Upper East Side, dove Midge vive in un elegante appartamento, al Gaslight Café, mitica coffeehouse del Greenwich Village, passando per il famoso store B.
Altman sulla Fifth Avenue dove Midge lavora come commessa e il diner La Bonbonniere sulla Eighth Avenue dove Midge ricorda la sera del suo matrimonio. Sullo sfondo di questa affascinante e vintage Manhattan, l’eroina anticonformista a sua insaputa, dovrà affrontare gli sguardi della società, della famiglia e i suoi stessi preconcetti mentre cerca di affermarsi in un mondo dello spettacolo dominato dagli uomini. L’umorismo scorretto, dissacrante e a tratti volgare della giovane madre, sempre fasciata in preziosi abiti da diva dell’epoca, è rivoluzionario nella perbenista e maschilista società americana di fine anni ’50. Cinico sarcasmo venato di jewish humour in stile Woody Allen, riferimenti alla cultura pop, dialoghi serratissimi, un botta e risposta dai tempi comici impeccabili contraddistinguono una narrazione dalla scrittura travolgente. A tratti musical in cui la macchina da presa sembra danzare con i protagonisti in una coreografia dalla stupefacente fluidità, come nella migliore tradizione hollywoodiana, ma anche attuale serie televisiva di una regista che racconta le donne già da prima del movimento #metoo.
Disponibile su Amazon Prime Video
- Four More Shots Please!, serie tv, Mumbai
Nella contemporanea e cosmopolita Mumbai le eroine sono quattro “donne indiane imperfette, in un mondo imperfetto”, come le ha definite la sceneggiatrice Devika Bhagat. La madre single che non va a letto con nessuno da quando è rimasta incinta, la giornalista che viene attaccata per le sue inchieste perché donna, la ragazza di provincia che nella capitale trova il coraggio di esprimere la propria bisessualità e la figlia della “Mumbai bene” che cerca di farsi largo nel mondo. Four More Shots Please! è l’ultima serie tv più vista in India, ora alla sua seconda stagione, su Amazon Prime. Definita la Sex and the City indiana per le numerose scene vietate ai minori e il linguaggio scandaloso, Four More Shots Please!
sorprende ancor di più in un Paese in cui sceneggiatori e registi hanno sempre evitato di mostrare travolgenti storie d’amore, baci appassionati e scene di sesso. Invece la serie in streaming sembra aggirare la censura governativa. Lo sdoganamento di certi temi e scene tabù potrebbe aprire così una nuova era del cinema indiano. Scritta da una crew di sole donne, la serie in India ha fatto scalpore anche perché élite e classe media si sono immedesimate nelle protagoniste, donne ordinarie che devono affrontare problemi di vita ordinaria, abbattendo i tradizionali stereotipi. La serie, dal tono leggero e il linguaggio disinibito, lascia emergere un nuovo femminismo, pop e benestante. Quattro amiche, belle e indipendenti ci guidano, dunque, nella moderna Mumbai tra locali notturni, incontri di stand up, famiglie allargate, redazioni di giornali, palestre e tribunali in cui le donne vogliono affermarsi per quello che sono, combattendo tradizioni, convenzioni e abitudini di un India multiforme e al passo con i tempi.
Disponibile su Amazon Prime Video
- Tutto il mio folle amore, film, Balcani
Sono passati sedici anni dal giorno in cui Vincent è nato e non sono stati anni facili per nessuno. Né per Vincent, affetto da un grave disturbo della personalità, né per sua madre Elena (Valeria Golino) e per il suo compagno Mario (Diego Abatantuono), che lo ha adottato. Willi (Claudio Santamaria), che voleva fare il cantante, senza orario e senza bandiera, è il padre naturale del ragazzo. Una sera qualsiasi trova finalmente il coraggio di andare a conoscere quel figlio che non ha mai visto e scopre che non è come se lo immaginava. Non può sapere che quel piccolo gesto di responsabilità è solo l’inizio di una grande avventura, che porterà padre e figlio ad avvicinarsi, conoscersi e volersi bene, durante un viaggio in cui avranno modo di scoprirsi a vicenda, fuori dagli schemi, in maniera istintiva.
E anche Elena e Mario, che si sono messi all’inseguimento del figlio, riusciranno a dirsi quello che, forse, non si erano mai detti. Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores è un’avventura picaresca che ci porta in viaggio tra Trieste, il Carso sloveno e l’isola croata di Pago. È un ritorno al road movie per il regista di Mediterraneo, Puerto Escondido e Marrakech express. Ma anche un viaggio iniziatico per Vincent che fa esperienza di tante prime volte e scopre il mondo insieme al padre ritrovato. Come il Pifferaio Magico o un fool shakespeariano, il ragazzo di sedici anni si trascina dietro, per strade deserte, i tre adulti più importanti della sua vita. E li costringe a fare i conti con se stessi e con l’amore che ognuno di loro è riuscito a conservare dentro di sé. Tra matrimoni gitani e desolate sale da concerto dove deve esibirsi Willi, chiamato il “Modugno della Dalmazia”, padre e figlio si riconosceranno in un viaggio di formazione tra incontri con eccentrici personaggi, fughe rocambolesche, liti, riconciliazioni e la scoperta delle reciproche diversità. Un racconto dal tono surreale che, in fondo, ci rivela che visto da vicino, nessuno è normale.
Disponibile su Rakuten tv, Chili, Google Play, Timvision, Microsoft, Infinity tv, Apple tv
- Imma Tataranni – Sostituto procuratore, serie tv, Matera
Una donna determinata, forte, preparata e decisamente fuori dagli schemi. Impossibile non notarla in Procura, e non soltanto per quell’abbigliamento dai toni accesi e stravaganti a cui pare proprio non poter rinunciare, anche per quell’atteggiamento inappuntabile e schietto, al lavoro come a casa, che non la rende simpatica a tutti. Il sostituto procuratore di Matera, Imma Tataranni, è un concentrato di memoria, intelligenza e caparbietà.
Quarantatré anni e una bella famiglia: Imma ha un marito che ama e che la ricambia, oltre a una figlia in piena adolescenza che la sfida di continuo. Insomma tutto nella norma, compresa l’ingombrante suocera. In Procura la conoscono tutti e non soltanto per il suo carattere. Imma nel suo campo è una fuoriclasse. Insieme all’appuntato Calogiuri, giovane di poche parole e di grande disponibilità, indaga su una serie di crimini che scuotono la Basilicata, senza risparmiarsi e senza mai perdere il senso della giustizia. Liberamente tratta dai romanzi del Premio Campiello, Mariolina Venezia, “Come piante tra i sassi”, “Maltempo” e “Rione Serra Venerdì” (editi da Einaudi), la serie “Imma Tataranni – Sostituto procuratore” è una coproduzione Rai Fiction – ITV Movie, per la regia di Francesco Amato, di cui si attende la seconda stagione nel 2021. Interpretata dall’attrice pugliese Vanessa Scalera, l’esuberante Imma, dagli indomabili capelli rossi, le camicie maculate e le borse di paillettes, suscita immediata simpatia. Professionista impeccabile, ma anche mamma e moglie che con fatica porta avanti carriera e vita privata. È la donna imperfetta con cui è facile identificarsi. Allora seguiamo il sostituto procuratore che con tacchi a spillo si aggira tra scalette e vicoli dei Sassi di Matera, o tra chiese rupestri e vallate scoscese del Parco della Murgia, alla ricerca di cadaveri da identificare e testimoni da interrogare. La guardiamo sulle spiagge sabbiose di Metaponto dove prova a riposarsi finché non si risveglia la lavoratrice instancabile che è in lei. E sorridiamo dei suoi modi bruschi e della sua ironia tagliente che risolvono ogni problema quotidiano.
Disponibile su Raiplay
- The New Pope, serie tv, Vaticano
The New Pope vi aprirà le porte più segrete del Vaticano. La seconda stagione della serie televisiva creata e diretta da Paolo Sorrentino per Sky, Wildside, HBO e Canal+ comincia dove era finita la prima stagione, The Young Pope: Papa Pio XIII (Jude Law) è in coma da mesi.
Dopo un conclave tumultuoso, viene eletto Papa Sir John Brannox (John Malkovich) un aristocratico inglese, raffinato, affascinante e moderato, che in realtà nasconde qualche segreto e una certa fragilità. Nel frattempo Pio XIII è diventato santo e l’oggetto di un’idolatria che preoccupa la Santa Sede e alimenta il contrasto con il fondamentalismo islamico. La seconda stagione di una serie dall’estetica inconfondibilmente sorrentiniana si annuncia, fin dai titoli di testa, ancor più rock ’n’ roll, impudica e sofisticata. I nove episodi di The New Pope ci lasciano entrare in un Vaticano disorientato, diviso tra correnti di pensiero e guerre sotterranee. Seguendo il Segretario di Stato Vaticano, il cardinal Voiello (Silvio Orlando), entriamo nella Cappella Sistina durante il Conclave, a palazzo Braschi e negli appartamenti privati del Papa. Così, fingiamo di non sapere che gli ambienti vaticani sono stati ricostruiti a Cinecittà, e ci illudiamo di penetrare davvero nelle più inaccessibili stanze dello Stato Pontificio, tra affreschi, stucchi e velluti, dove i porporati discutono delle piaghe del mondo occidentale: la sete di denaro, l’egocentrismo, la depravazione, il complottismo e l’idolatria che travolgono anche la Santa Sede. E allora dov’è finito Dio? Dov’è l’amore? Si chiede il nuovo papa spalleggiato dalla sua direttrice della comunicazione, una splendente Cécile de France. Inquietudine e fascinazione, dunque, si alternano in una narrazione che esplora il rapporto tra l’umano e il divino, ponendoci di fronte ai grandi temi dell’esistenza. Tra sale monumentali e tableaux vivants di una scenografia barocca da contemplare con calma, si muovono i personaggi con cui si stabilisce una profonda empatia, uno tra tutti, il cardinale Voiello, un sublime Silvio Orlando. Con misurata frivolezza e una certa dose di malizia, Sorrentino, dunque, lascia emergere la satira del Vaticano dissimulata da una poesia surrealista.
Disponibile su Sky Atlantic e Sky on demand
- The Farewell, Film, Cina
Billi Wang è nata a Pechino ma vive a New York da quando aveva sei anni. Il suo unico legame con la Cina è Nai Nai, la nonna, una donna ancorata alle tradizioni e alla famiglia.
Ma a Nai Nai viene diagnosticato un cancro, così figli e nipoti trasferiti in America e in Giappone, rientrano a Changchun, in Cina, per riabbracciarla e improvvisano un matrimonio per giustificare il loro ritorno. Tutti i parenti decidono di comune d’accordo di tenerle nascosta la verità per farle vivere serenamente gli ultimi mesi che le rimangono, eccetto Billi che oppone una certa resistenza. Billi infatti vorrebbe liberarsi dell’angoscia e rivelare la verità alla nonna. The Farewell di Lulu Wang è una commedia familiare dai toni delicati sull’incontro tra Oriente e Occidente, due mondi e due culture agli antipodi. Lulu Wang sorprende per la serenità con cui racconta l’incontro-scontro tra culture che spesso genera disagio. Lontano dalle semplificazioni, il film esplora il rapporto tra la nonna, matriarca radicata nel suo Paese, e la nipote, emigrata ed emblema della sintesi tra Oriente e Occidente. Wang filma il tempo, l’attesa, i suoni e i sapori di Changchun, città del nord-est della Cina. In un costante gioco di specchi tra gli Stati Uniti e la Cina, The Farewell lascia emergere la solitudine di essere sperduti tra due mondi e l’inconfondibile gioia di sentirsi a casa. “Quando sei un immigrato, ti ritrovo su uno spettro, e così continui costantemente a negoziare tra culture diverse”, aveva detto la regista alla première del film al Sundance Film Festival.
Disponibile su Amazon Prime Video
- Green Book, film, Stati Uniti del Sud
New York City, 1962. Tony Vallelonga, detto Tony Lip, fa il buttafuori al Copacabana, ma il locale deve chiudere per due mesi a causa dei lavori di ristrutturazione. Tony deve quindi a tutti i costi trovare un lavoro per mantenere la famiglia in quei due mesi.
Così accetta di accompagnare un musicista, il dottor Donald Shirley, nel suo tour attraverso gli Stati del Sud. Ma Shirley è afroamericano in un’epoca in cui la pelle nera non era benvenuta soprattutto negli Stati del Sud. Così Tony, l’italoamericano dovrà rivedere i suoi pregiudizi e preconcetti sugli afroamericani e mettersi in viaggio con Shirley. Nonostante gli iniziali contrasti e diffidenze, tra i due si instaurerà un rapporto di vera amicizia. Ispirato alla storia vera di Shirley, un virtuoso della musica classica e del suo autista temporaneo, Green Book di Peter Farrelly ci porta in viaggio nel Sud degli Stati Uniti, ma soprattutto tra pregiudizi razziali e reciproche differenze. Shirley è tanto colto, istruito ed elegante quanto Tony è ignorante, rozzo e volgare. Ma il viaggio dall’Iowa al Mississippi diventa per entrambi un’esperienza di crescita e di formazione. E in questo insolito percorso a zigzag tra territori proibiti e consuetudini accettate, i due si ritroveranno sempre più uniti. Perché il green book, che dà il nome al titolo, è in realtà una guida per automobilisti afroamericani costretti a guidare solo su alcune strade e a soggiornare solo nei locali a loro riservati, ma il regista infrange le regole e ci porta in un viaggio alla scoperta della dignità e del coraggio.
Disponibile su Sky Go e Now Tv