Stai per partire per il Giappone? Conoscere alcune parole essenziali prima di visitare il Paese del Sol Levante potrebbe essere utile e divertente.
Un motivo fondamentale per farlo: un semplice saluto o un “grazie” pronunciato nell’idioma del posto scatenerà immediatamente un sorriso reciproco perché provare a immergersi in una cultura sconosciuta è un’esperienza emozionante.
Cimentarsi e pronunciare anche solo qualche parola per chi abbiamo di fronte sarà una piccola sorpresa capace di generare empatia, un atto di ospitalità reciproca. Perché in fondo le lingue che parliamo sono la nostra casa e ci portano in un viaggio di scoperta fra le culture del mondo.
Lingua giapponese: curiosità da conoscere
Qualche curiosità sulla lingua giapponese? Raramente si dice “io”. Inoltre, non esiste un vero e proprio equivalente dell’espressione “io voglio”: questo concetto viene formulato con “è necessario” o “sarebbe desiderabile”.
La stessa cosa vale per il verbo dovere: anziché dire “devo…” in giapponese si utilizzeranno espressioni come “non è possibile non…” o “non va bene non…”.
Nella lingua giapponese non esiste una vera e propria differenza fra maschile e femminile e i verbi non vengono coniugati, esiste un’unica persona.
Sembra quasi che l’individualità, che nella nostra lingua è manifestata dal pronome personale “io” e dai verbi modali (volere, potere, dovere), in questo caso tenda a sparire.
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Ogni lingua rivela un modo differente, unico, di vedere e intendere il mondo. Millenni fa la spiritualità in Giappone prese la forma dello shintoismo, considerata l’antica religione autoctona del Paese: il termine, tradotto come “via degli dei”, nasce dall’unione fra 神 (shin), divinità" o "spirito" e 道 (dō), “sentiero”. Gli spiriti sono ovunque e permeano il mondo.
Nella visione shintoista dell’esistenza “kami” (termine erroneamente tradotto con “dio”) indica presenze spirituali, spiriti guardiani: è la forza divina insita nella natura, la potenza dell’energia vitale che in fondo intesse tutti quanti per legarci insieme.
Una forza che appare in mille forme, che non ha né sesso, né numero, bensì semplicemente è, esiste, come ci ricorda la miracolosa bellezza dei templi millenari e di certi luoghi dove incontrare l’anima segreta del Sol Levante.
Le parole da conoscere prima di viaggiare in Giappone
- おはようございます (ohayoo gozaimasu)
Buongiorno, o meglio buon mattino perché questo saluto si usa solo all’inizio della giornata.
- こんにちは。(konnichiwa)
Buongiorno: dalle undici di mattina fino al tramonto ci si saluta così.
- こんばんは (konbanwa)
Buona sera, da pronunciare così: conbanuà
- はじめまして (hajimemashite)
Piacere di conoscerti, letteralmente indica la prima volta in cui ci si conosce
- 私の名前は (watashi no namae wa (nome) desu)
Il mio nome è…
- はい (hai)
Sì
- ええ (ee)
Ok, da dire fra amici in situazioni informali
- そう o そうそう (sō o sōsō)
Sì, è chiaro
- いいえ (iie)
No, oppure in modo più colloquiale si utilizza いや (iya). Però, in generale in Giappone… si preferisce evitare il “no” perché il rifiuto è considerato segno di scortesia.
Per questo, si utilizzano maggiormente espressioni come ちょっとむずかしいです (chotto muzukashii desu ne), che letteralmente significherebbe “Potrebbe essere difficile” o “sarà difficile”, ma che in realtà viene utilizzato per dire “completamente impossibile”!
- ありがとう(arigato)
Grazie: si utilizza l’espressione “arigato gozaimasu” per esprimere gratitudine profonda o nelle situazioni formali. Se vuoi dire “grazie mille” puoi usare どうもありがとう(doumo arigatou)
わかりました (wakarimashita) - Letteralmente significa “ho capito”, quindi viene utilizzato anche per dire “va bene”
あさごはん(asa-gohan) - La colazione, che tradizionalmente in Giappone è composta da riso bollito, brodo di miso e pesce
- いただきます (itadakimas)
Prima di iniziare un pasto puoi dire alle persone che saranno con te a tavola questa espressione, che viene tradotta con “buon appetito”, ma in realtà ha un significato ben più profondo perché significa ricevere la vita attraverso il cibo e chi lo ha preparato.
Quindi, una sorta di ringraziamento che ha origini antichissime (e infatti deve essere pronunciato solo da chi effettivamente mangerà!)
- さようなら (sayonara)
Arrivederci, ma anche addio: si utilizzano di più また会いま (mata aimashou) e しょう/また会おうね (mata aou ne) il cui significato presuppone il rivedersi ancora, “ci vediamo”; またね (matane), a dopo o a presto, alla prossima.
- バイバイ(bai bai)
Direttamente dall’espressione inglese “bye bye”
- 気をつけて (ki wo tsukete)
In inglese si potrebbe tradurre con “be careful”: è l’antico “prenditi cura di te” da usare anche prima di una partenza o quando ci si separa a tarda notte.
- いってきます (itte kimasu)
Il senso suona come “vado e torno presto” e si dice a chi resta in casa quando noi stiamo per uscire. Al ritorno si dirà ただいま (tadaima), “sono tornat*”.
- すみません (sumimasen)
Scusi, sia per scusarsi, sia per richiamare l’attenzione o chiedere per cortesia, per esempio, per scendere da un mezzo.
- おすすめは何ですか (osusume wa nandesuka?)
Cosa mi raccomanda? Da utilizzare, per esempio al ristorante, quando desideriamo farci consigliare su cosa ordinare.
- すごい (sugoi)
Wow, fantastico! Attenzione, il suono “s” viene pronunciato quasi come “z” e l’accento cade sulla “o”
- おいしかつた (oishi ka tsuta)
Delizioso, per esprimere soddisfazione a tavola.
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- ごちそ さまでした (gochi-sōsama-deshita)
Grazie per l’ottimo cibo, quando desideriamo ringraziare la persona che ha preparato il cibo complimentandoci per la preparazione.