Copenaghen

Copenaghen, a tavola “come un amore ardente”

mangiare a Copenaghen

Copenaghen non ostenta, non ama imporsi, eppure lascia un segno indelebile nel viaggiatore che, una volta rientrato a casa, si lancia nel gioco del medagliere tra musei e ristoranti, tra scorci e foto ricordo.

La scena culinaria qui teme pochi confronti, anche perché la potente aura del Noma ha ormai elevato la città, o meglio tutta la cucina nordica, a tempio mondiale del cibo.

POPL

POPL
POPL

Proprio accanto alla prima sede del mitico ristorante di René Redzepi, sull’isola artificiale di Christianshavn, l’iconico chef ha aperto il POPL.

La cucina e la sala (come il take away) sono affidate ai senatori del progetto Noma, e il risultato si vede. Meglio, si assapora!

I burger vegetariani e quelli classici segnano un punto d’arrivo (non solo geografico, dopo la crociera sul canale di Nyhavn) di straordinaria intensità.

Può un burger varcare i limiti del banale? Al POPL sì, con un packaging così funzionale e curato, che anche l’esperienza take-away si rivela un piccolo manuale di design applicato.

Difficile dimenticarsi delle chips (non fate paragoni, è inutile), dei contorni deliziosi e delle aiuole tutt’attorno fiorite “a orto”, col salubre cavolo nero a far bella mostra di sé; tutti fattori che rendono il lunch all’aperto al POPL una pausa pranzo capace di gettare il guanto di sfida alla cena.

RESTAURANT MÊLÉE

MÊLÉE
MÊLÉE

…Cena che potrebbe, ad esempio, svolgersi al Mêlée (termine rugbistico francese per “mischia”) cambiando quartiere e ascendenze culturali.

Qui passiamo dalle banchine di Christianshavn al quartiere molto parigino di Frederiskberg, zona che ricorda appunto l’elegante XVIème.

Il locale propone cucina francese, ma con un tocco di mischia, e cioè non solo reinterpretata da chef danesi, ma anche capace di spaziare nel vasto universo geografico d’ispirazione.

Dai Pirenei all’Alsazia, passando per la Borgogna, la carta dei vini è strepitosa e profonda. Lunga trenta (30!) pagine, offre una selezione di etichette senza pari.

Non per nulla questo locale (ormai storico, perché in città la vita media dei ristoranti è relativamente bassa, meno di un lustro) è la scelta preferita degli chef nel loro giorno di riposo.  

Mêlée è una tavola dove si va a colpo sicuro, per scegliere tra mare e terra (e forse il miglior foie gras in circolazione) e godere di una mise en place declinata in piccoli tegami portati direttamente in tavola, come da tradizione.

Insomma un bistrot francese talmente semplice nel concetto base – i prodotti devono essere quelli di stagione ed eccellenti – da risultare unico.

FASANGÅRDEN

FASANGÅRDEN
FASANGÅRDEN

Quando si passeggia per gli elegantissimi Frederiksberg Gardens ritrovarsi ai tavoli del Fasangården è quasi un approdo naturale.

In questo casino di caccia dai colori di una tela di Vilhelm Hammershøi, ceramiche tra loro diverse si alternano a dettagli di squisito gusto: un uccellino spremi limone, ad esempio, accompagna le delizie pensate come variazioni dello Smørrebrød, il piatto nazionale danese.

Se il termine tradotto significa semplicemente “pane e burro” e designa un piatto popolare, gli chef del Fasangården peccano di umiltà dal momento che ogni variazione è di fatto un piccolo gioiello di arte gastronomica.

L’emulsione di pollo con foglie di faggio va stesa su una clamorosa brioche tostata. Mentre le aringhe marinate alle erbe (l’orto è di proprietà, e lo s’indovina dietro le finestre della sala da pranzo) con tuorlo d’uovo, sono un arpeggio.

Il nome dato alla versione fritta vale il piatto: “aringhe fritte servite come un amore ardente”! E’ solo con il dessert finale, ai frutti di bosco e crema al cardamomo, che si può quindi tentare di stemperar la passione.

RESTAURANT LOLA 

LOLA
LOLA

Il quartiere è quello della scena alternativa danese; se Berlino ha Kreuzberg, Copenaghen risponde forte e chiaro con il Christiania.

Storia intensa di una comunità indipendente da non banalizzare in poche righe, diciamo che la premiata chef Kamilla Seidler ha scelto qui un vecchio mulino per creare un ristorante nato con l’aura dell’instant classic.

Cucina nomade e chic, locale molto à la page, affollato o meglio richiestissimo, con tavoli troppo piccoli (ma è così in tutta la città) per l’ambizione dei piatti che contengono il mondo e lo evocano.

Portate con vini abbinati, nulla di scontato, e giardino dove gustare un after dinner cocktail e parlare di progetti anticonformisti ma di successo. Come il Lola, insomma.

ORDRUPGAARD

ORDRUPGARD
ORDRUPGARD

Ordrupgaard è un museo di rara bellezza.

A pochi chilometri dal centro di Copenaghen, offre una preziosa collezione di pittura francese, di mostre temporanee, nonché la casa di Finn Juhl, il maggior designer danese del secolo scorso.

Il Caffè, per non esser da meno, non solo si affaccia su un parco di consolante bellezza e ricco d’installazioni d’arte, ma si fa ospitare nella nuova ala disegnata da Zaha Hadid.

E’ qui, tra un dolce semifreddo al rabarbaro e una torta al cioccolato, che si raccolgono le idee, e i sensi, su tutti i compiacimenti che Copenaghen ha saputo offrire.

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