Cina

La Manciuria è la mia casa

Shenyang

Le macchine sono diventate fantasmi, le carreggiate ricolme di umanità.  [...] C'è molta umanità, il 15 agosto a Fushun. L'umanità di un popolo che ha sofferto e che ora vede la luce...

Premessa. Questa vuole essere una guida schematica su un pezzo di Cina - la Manciuria - ancora sconosciuto ai più in Occidente. Le osservazioni si basano su ciò che ho visto e "sentito" a pelle nelle mie esperienze; non vogliono essere assolutamente delle sentenze: non avrebbero senso, specialmente in un paese che cambia continuamente, di città in città, dal giorno alla notte.

Dongbei, il "Nord-est". La mia Cina è la Manciuria, storico cuneo di terra schiacciato tra Mongolia, Russia e Corea. E' la Cina meno turistica e forse quella meno artificiosa. E' la Cina dove il lao-wai, lo straniero, è ancora accolto, studiato e vivisezionato come un marziano. E' una Cina fatta di ospitalità e rutti, di primizie e sputi. E' una Cina ricoperta di polvere, terra e industrie pesanti, ma anche costellata di infinite distese di pinete, fiumi e laghetti. E' tutto e il contrario di tutto, è un luogo dove lo stupore è svilito perché perenne.

A Fushun - due milioni di abitanti - gli stranieri sono come gli esploratori di un tempo. Se sostate sul marciapiede, selve di occhi a mandorla vi scruteranno dai finestrini dei bus. Se vi fate largo tra la folla, alle vostre orecchie risuoneranno gli "hello" che vi lanceranno i bimbi. Se salite sul taxi, il conducente farà il terzo grado al vostro accompagnatore cinese. Vorrà immagazzinare il maggior numero di nozioni sulla vita dello straniero. Per strada, i più sfrontati non esiteranno a chiedervi di fare una foto-ricordo insieme. Se, per caso, doveste mai capitare da queste parti, sappiate fin da subito che sarete l'attrazione della città.

Fushun, come tutta la Manciuria, è rimasta indietro.

Un tempo locomotiva industriale della Repubblica Popolare, dagli Anni 90, con le prime aperture economiche volute dall'allora premier Deng Xiaoping, il nord-est ha vissuto una profonda crisi economica e licenziamenti di massa. Sta rialzando la testa solo adesso, foraggiato anche dai lauti investimenti dispensati dal governo di Pechino. A Fushun c'è la miniera di carbone a cielo aperto più grande del mondo. Le acciaierie ammorbano l'aria con odori strani, che variano a seconda degli orari e della direzione dei venti. Il traffico (scordatevi lo stereotipo dei cinesi-tutti-in-bici) e i cantieri fanno il resto. L'aria è pesantemente inquinata. Nonostante questo, il vento, soprattutto quando tira forte dalla Siberia, aiuta a migliorare la situazione.

Il primo impatto, per un italiano che prova a fare la vita del cinese medio, è traumatico. Scordatevi di Pechino, Shanghai, Hong Kong, di Macao e di tutti gli altri posti in cui si vive come (o quasi) ai nostri livelli.

Scordatevi dei soliti giri che vi offrono le agenzie italiane. La Cina è quello ma anche molto altro. E' un continente e viaggia a quattro velocità. Fushun è inserita nella Cina a terza velocità.

L'anticristo delle città. Fushun, fino a qualche anno fa, era fatta solo di palazzi di quattro-cinque piani tutti uguali, anti-estetici. Anneriti dall'inquinamento e rovinati dall'incuria, con balconi chiusi da vetrate (qui, d'inverno, la temperatura balla tra i -15 e i -30).

Cantieri. Il recente boom economico è sinonimo di cantieri. Ovunque si demoliscono quelle orrende eredità del passato e si ricostruisce. S'innalzano moderni grattacieli in serie ma anche interi quartieri fatti a mo' di Cambridge o di piccole Venezie. Strano, repellente ma anche attraente. Il risultato è una città senza senso (quello del piano regolatore deve essere un concetto sconosciuto, da queste parti). Nel 2011, metà città è retaggio di quel passato grigio, l'altra metà è retaggio del futuro, con condomini curati, tanto verde al loro interno e coloratissime luci al neon di notte.

Il tutto, però, è mischiato. Andando avanti di questo passo, si può tranquillamente dire che tra qualche anno Fushun sarà una metropoli moderna, piacevole e totalmente rinnovata.

Le strade. L'inverno, il ghiaccio e probabilmente anche la qualità dei materiali utilizzati mettono a dura prova asfalto e marciapiedi. E così anche le strade sono dei perenni cantieri. Soprattutto d'estate, quando il gelo concede una tregua.

Il traffico. A Fushun, al posto del freno, si usa il clacson. Il pedone deve abituarsi subito a questa regola. Qui pensano che frenare significhi bloccare le strade e creare ingorghi, quindi in città procedono tutti a una velocità non elevata ma costante. Senza mai frenare. Attraversare, all'inizio, è un incubo, ma poi ci si prende la mano (o la gamba). Occhi aperti, però.

Gli orari. Siamo in Estremo Oriente. D'estate, alle 4 di mattina albeggia e un'ora dopo la città comincia lentamente a risvegliarsi. Alle 7 di sera, di contro, arriva il buio. I ritmi vitali sono anticipati. La sveglia coincide con una colazione abbondante, un pasto completo. La cena non sarà mai dopo le cinque del pomeriggio. Alle dieci di sera la città comincia a svuotarsi e i fushunesi si ritirano a casa per la notte. Se non guardate l'orologio, non vi accorgerete di tutto ciò: luce e buio cadenzano naturalmente il corpo e la mente dell'uomo. Anche quella di un occidentale.

Mangiare. Meno problematico del previsto, in questa zona. Poche stranezze: quelle che vedete nei film appartengono generalmente alla cucina del sud. Ovunque wurstel, cavolo (crauti), carne, pesce e verdure in tutte le salse, ravioli ripieni di carne e verdure, torte di carne e verdure (le "pizze" cinesi). Le città, a queste latitudini, sono anche piene di ristoranti mongoli e coreani, apprezzatissimi dai manciuriani.

Specialità coreana sono gli spaghetti freddi in brodo (dolciastro) con cetrioli, mele, pomodori e uovo: brividi. Seconda specialità coreana è la zuppa di cane. Sempre meno i ristoranti che propongono questo piatto: anche qui, con il benessere, è arrivata la moda di tenere i "pets" in casa, con tutte le crociate moralizzatrici che ne conseguono. Ognuno ha le sue tradizioni. Non giudico una persona da ciò che mangia.

La pentola (o fonduta) mongola, secondo me, è la più gustosa.

Ogni commensale ha il proprio fornellino acceso al cui interno c'è del brodo di carne. Quando questo bolle, nel pentolino si infilano verdure e tagli sottili di carne. Qualche secondo e il tutto - gustosissimo - è pronto. Il rito procede fino a quando tutte le pietanze disposte sul tavolo non sono finite.

Le portate. Quando andate al ristorante (questo vale per cinese, mongolo e coreano), in genere si fa un'ordinazione di gruppo... di tutto un po'. Le pietanze vengono disposte sempre su tavoli rotondi il cui interno (generalmente di vetro) è girevole. I commensali usano il tavolo come la famosa "ruota" di "Ok il prezzo è giusto" e pescano il cibo con le classiche bacchettine. Se non sapete usare le bacchette, portatevi da casa una forchetta: a Fushun nessun ristorante ne è fornito. Del coltello, invece, non c'è quasi bisogno, visto che il tutto arriva sulla tavola in porzioni già piccole. 

Bere. Achtung! In Manciuria bevono tanto e pesante. Allo straniero verrà riservata, durante i pasti, la temibilissima grappa cinese. Diversi i tipi, di marche più o meno prestigiose, con gradazioni che arrivano ai 65 gradi. Se non reggete l'alcol, ditelo subito. Se lo reggete, fatevi due conti perché dopo mezzora potreste già essere degli stracci. Mediamente ogni cinque minuti parte un "Gan Bei" (cin cin) in onore dell'ospite.

Il bicchierino va tracannato "alla goccia". Quando siete al limite, comunicatelo: tenteranno di farvi bere ancora, ma se vi mostrerete inflessibili, passeranno alla birra. Generalmente bionda e leggera, la birra è un bene di larghissimo consumo. Le bottiglie sono grandi (rarissimo trovare le 33 cl) e anche qui si va avanti con brindisi "alla goccia" fino allo sfinimento. Dopo qualche bicchiere di grappa, la birra è un'ancora di salvezza. Nella zona di Fushun la marca più famosa è la locale "Tianhu". Spostandosi ancora più a nord, ad avere più mercato è la "Harbin".

Fumare. Le cose cambiano anche in Cina. Il nicotinico apprezzerà il piacere di accendersi la sigaretta in quasi tutti i ristoranti. Ma le restrizioni stanno arrivando anche qui: all'aeroporto di Pechino sono state chiuse le sale fumatori, autentiche oasi per i viaggiatori in astinenza. Non è difficile ipotizzare che tra qualche anno vi sarà divieto assoluto di fumo nei luoghi pubblici. Sui treni "D" (alta velocità) non si fuma. Su quelli regionali, o generalmente più lenti, si fuma tra una carrozza e l'altra. In stazioni, uffici pubblici, musei naturalmente non si fuma.

Dormire. Se volete vita facile ma spesa maggiore, affidatevi alle agenzie nostrane: dormirete in hotel lussuosi e di standard internazionale. Se volete spendere di meno e identificate l'hotel solo come "un letto per dormire", passate al secondo livello, cioè le strutture per cinesi: spenderete molto di meno e troverete (generalmente) camere essenziali. Ad Harbin e Dandong, ma anche a Shanghai e a Pechino, ho dormito sempre nella catena "7HolidaysInn". Spesa per una tripla mai sopra i 20 euro: colazione a pagamento, sistemazioni spartane ma più che dignitose, televisione, bagno con doccia ma senza bidet, asciugacapelli in comune.

Muoversi in città
. Tantissime le soluzioni. In città, col taxi, farete fatica a spendere più di un euro, qualunque sia la vostra destinazione.

Il bliglietto del bus costa 0.1 euro. A Shenyang (capoluogo della Manciuria) c'è anche la metro: 0.2 euro per una corsa.

Muoversi fuori città
. Per spostamenti regionali è altamente consigliato l'utilizzo del bus. Per viaggi più lunghi treno o aereo. I treni ad alta velocità sono caratterizzati dal codice "D": pulizia, buon servizio, vasta scelta di cibo e di bevande. Li ho utilizzati più volte sulla Pechino-Shenyang (800 km in 4 ore, 23 euro in seconda classe) e sulla Shanghai-Pechino (1300 km in meno di 5 ore, 55 euro in seconda classe).

I treni più vecchi sono lenti ma vale la pena provarli: scelta tra sedile duro, sedile morbido e letto. Ho provato quest'ultima soluzione sulla tratta Harbin-Dandong, dodici ore in notturna, 20 euro. Certo, non sarete all'Hilton ma vi adatterete subito. Scompartimenti con letti a castello a tre piani e spazio aperto sul corridoio. Da evitare, possibilmente, il letto al terzo piano, se non altro per la fatica che vi costerebbe ogni volta salire e scendere dalla scala.

I biglietti aerei non sono carissimi: 150 euro andata e ritorno potrebbe essere un prezzo medio per destinazioni cinesi, escluse zone speciali come Tibet od Hong Kong, o più remote, come Urumqi o Hainan. Per spendere di meno c'è la Spring Airlines, compagnia low-cost. Standard di servizio spartano, sul modello di Ryanair, con balzelli per ogni "facility" in più (priorità d'imbarco, bagagli pesanti ecc.). Ho utilizzato questa compagnia sulla Shenyang-Shanghai (Airbus 319, 2 ore e 10 minuti, 55 euro solo andata). Sulla sicurezza, nessuna preoccupazione: le compagnie cinesi hanno flotte moderne e, a detta degli esperti del settore, non vi sono problemi di manutenzione.

La notte dei fantasmi. Detta così, è intrigante e anche un po' commerciale, a mo' di Halloween. La realtà è un'altra, più profonda e toccante. Per i cinesi, quello, altro non è che "il giorno dei morti", quello che noi celebriamo a inizio novembre.

15 agosto 2011.

E' una notte fresca a Fushun. Ferragosto, qui, coincide con l'ultimo giorno d'estate. E il tempo non lo manda certo a dire: una brezza pungente spazza la città, temperando gli odori dell'industria pesante. Si ricordano i propri cari. Tai Xu, seduta per terra in soggiorno, strofina i soldi su centinaia di pezzi di carta gialli. Tutto è materiale, anche nella tradizione. Passare i soldi sulla carta che si farà falò, un gesto di buon auspicio per le anime degli antenati, che oggi si risvegliano e godono di questi doni per poter condurre una vita ultraterrena priva di povertà. Io osservo, curioso come un bambino. La procedura è lunga: prendi i soldi, strofinali sulla carta, piega la carta, impilala. Mi offro come volontario, Lin è perplessa: i morti, questi morti, sono i loro. Non certo quelli dello straniero. Ma io non desisto e mi getto a capofitto nell'opera: afferra, strofina, piega, impila... Un'ora di preparativi ed è tempo di celebrare il rito.

Scendiamo in strada e all'orizzonte si scorgono centinaia di falò. Il clima è surreale: della caotica Fushun non c'è traccia. Le macchine sono diventate fantasmi, le carreggiate ricolme di umanità. Ognuno sceglie il proprio pezzetto d'asfalto e lo "marchia" con un bastone dalla punta bruciata. Un cerchio e una croce nera, poi il falò. La carta brucia poco alla volta. Lin parla con sua madre e suo padre, che non ci sono più. O meglio, che sono lì, sotto l'asfalto, ad aspettare i doni dei vivi. "Sai mamma, oggi con noi c'è anche un laowai, uno straniero. E' qui per ricordarti". Tai Xu sta muta e brucia, come quasi tutti i giovani. Io osservo - niente foto please - e mi scappa una lacrimuccia. Paradossali questi cinesi. Cresciamo convinti che siano robot senza cuore, dotati solo di meccanica.

Più passo il tempo qui, più capisco che non è così. C'è molta umanità, il 15 agosto a Fushun. L'umanità di un popolo che ha sofferto e che ora vede la luce. La stessa luce che vedono gli avi quando risalgono dagli inferi.

 "Jia zai Dongbei": "la mia casa è la Manciuria". Un video del cantante Pang Long, che regala veloci sprazzi di vita di campagna in Manciuria durante l'inverno. I colori sgargianti dei vestiti, pinete e campi di pannocchie. Mi piace molto la contaminazione con le musiche tradizionali che si sentono spesso nelle strade del Nord-Est (per guardare il video, vai sul link: 家在东北 - 庞龙 - YouTube).

Le città - La popolazione del Dongbei (nord-est) è di circa 110 milioni di abitanti. Anche tra città e città ci sono differenze abissali. Di seguito una sintesi dei posti che ho visitato (ma ce ne sono molti altri che meriterebbero una visita, come Jilin, Changchun, la splendida riserva di Changbaishan, solo per citarne alcuni). Comune a tutta la Cina, per i malati di shopping, è la quantità di centri commerciali. Chi vuole spendere, può farlo in qualsiasi città e a qualsiasi ora. In grande espansione le mall del lusso.

Shenyang - E' il capoluogo della Manciuria. Ricca di storia, Shenyang è cresciuta a dismisura negli ultimi venti anni. Non è propriamente una città bella, ma è comunque interessante per la sua Città Imperiale (che non ha niente da invidiare a quella di Pechino), per lo splendido Expo Garden, per la sua zona commerciale pedonale (comune ormai a quasi tutte le città) e per tutte le attrattive che può avere una metropoli.

Fushun
- Brutta città, poco turistica, ancora arretrata. D'interesse il memoriale che ricorda le atrocità giapponesi commesse ai danni della popolazione manciuriana (il Manciukuo tra il 1932 e il 1945 fu uno stato fantoccio del Giappone).

Bella da vivere per la genuinità e l'ospitalità della gente ma ancora tremendamente inquinata. Alle sue porte la miniera di carbone a cielo aperto più grande del mondo.

Dalian - Una perla sull'oceano. Città moderna, curatissima e verdissima. Piacevole a tutto tondo, meta turistica dei cinesi del nord e anche di molti russi della zona di Vladivostok. Caratteristica per le grandi piazze che si affacciano direttamente sul mare. D'estate vi si tiene uno dei festival della birra più grandi e partecipati al mondo. Nei suoi dintorni tante spiagge (non siamo ai Caraibi ma il mare è discreto). Bellissima e scenografica la strada che conduce dalla città alle spiagge, con scogliere a picco e tante piccole baie. Ricca di vita notturna. La spiaggia più famosa è quella della Tigre.

Harbin - Ultimo avamposto cinese verso la Russia, della quale si vedono le influenze nell'architettura ma anche nel commercio (tantissimi i negozi che vendono prodotti russi). Da visitare la chiesa di ortodossa di Santa Sofia. Bellissima la grande via pedonale del centro (dicono sia la più lunga di tutta l'Asia). Da non mancare una gita all'Isola del Sole al di là del Fiume Songhua. Merita anche il Siberian Tiger Park con tanti esemplari di splendide tigri siberiane. D'inverno si tiene il Festival delle sculture di ghiaccio, famoso in tutto il mondo. Città che merita di sicuro una visita.

Dandong - Città di confine con la Corea del Nord (che si trova giusto al di là del fiume Yalu). Dal punto di vista architettonico non offre nulla di caratteristico. Da vedere il memoriale che ricorda l'aggressione Usa alla Corea. Non può mancare una sosta sul ponte dell'amicizia sino-coreana: quello originale, spezzato a metà ma ancora presente, fu bombardato dagli americani nel 1950.

Accanto gli scorre quello nuovo. A Dandong (così come in tutta la Manciuria), vive una folta minoranza di etnia coreana. Al di là dello Yalu River sorge la città di Sinuju.

Xinbin Manchu County - In provincia di Fushun, questa contea si sviluppa per duecento chilometri a esta della "città del carbone". La cittadina di Xinbin non offre nulla di rilevante. Splendido invece il paesaggio della contea: infinite distese di laghi, fiumi e pinete. Al suo interno il sito storico di Yonglin (cittadella imperiale) e la città abbandonata di Hetuala, mantenuta abbastanza bene.

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